30 novembre 2010

Sabato 4 dicembre tutt@ a Venezia

Sabato 4 dicembre tutt@ a Venezia
per l’acqua, per i beni comuni, per la democrazia

Dopo la sorprendente campagna referendaria per l’acqua pubblica che ci ha visti raccogliere ben 1 milione e 400 mila firme in tutta Italia (125.000 quelle raccolte in Veneto e 26.500 quelle a Verona), il popolo dell’acqua torna di nuovo in piazza.
Lo faremo sabato 4 dicembre nella splendida città di Venezia.
Due cortei animeranno la manifestazione: uno via terra e uno via acqua con festa e concerti finali ad Erbaria.
Saremo lì per chiedere la MORATORIA di ogni processo di privatizzazione dell’acqua e perché il REFERENDUM si svolga nel 2011.
Saremo lì per modificare lo Statuto Veneto in difesa dei Beni COMUNI.
Saremo lì per difendere gli ecosistemi fluviali e salvare il TERRITORIO dalle colate di cemento e dalle devastazioni idro-geologiche.
Saremo lì per unire la nostra voce alle mobilitazioni globali nei giorni del vertice dell’ONU sui cambiamenti climatici a Cancun e chiedere GIUSTIZIA AMBIENTALE E SOCIALE.

Non saremo soli, con noi manifesteranno anche tutti quei movimenti, gruppi e comitati della nostra Regione che si battono per costruire un altro Veneto!!
Non mancare…. partecipa anche tu!!
Più saremo e più avremo forza per farci ascoltare!!

Il Comitato Acqua Bene Comune di Verona
Il Comitato Veronese Promotore del Referendum per l’Acqua Pubblica


Vuoi darci una mano nella diffusione della manifestazione??
Scarica, stampa e diffondi i volantini in formato A/4 e in A/5 fronte e retro (cliccaci sopra!!)
Fai girare lo spot radio della manifestazione!!
Grazie 1.000!!!

INFORMAZIONI UTILI:

Come Comitati Veneti abbiamo ottenuto da Trenitalia uno sconto del 10% sul biglietto del treno di andata e la prenotazione di due vetture da Verona in coda al treno in partenza dalla stazione Porta Nuova delle 10:04. Solitamente non sono ammesse prenotazioni sui treni regionali ma in questo caso hanno fatto eccezione.
Per poter sfruttare al meglio questa opportunità dal punto di vista organizzativo ed evitare rischiosi equivoci o imprevisti il sabato mattina, ci è stato chiesto però di richiedere l’emissione del/dei biglietti di gruppo con un giorno di anticipo, quindi venerdì 3 dicembre.
Abbiamo quindi bisogno di contarci con una certa precisione e vi invitiamo pertanto a COMUNICARCI NUMERO E NOMINATIVO DEI PARTECIPANTI ENTRO E NON OLTRE GIOVEDI’ 2 DICEMBRE.

Per farlo avete queste possibilità:

- riferirlo al vostro contatto/referente più diretto;
- telefonare a Ernesto Bonometti 348.82.19.343;
- scrivere a acquabenecomune.vr@virgilio.it

Se qualcuno è intenzionato ad organizzarsi per conto proprio, ci comunichi comunque la sua presenza specificando che non avrà bisogno del biglietto per salire sul “nostro” treno.

Il ritrovo per i veronesi è alle 9:30 in stazione Porta Nuova per poter salire sul “Treno dell’acqua” (partenza ore 10.04).
Il ritorno è libero. Tenete presente che la fine dell’happening a Rialto, con interventi e musica, è previsto per le 17:30 circa.


Altre INFO sulla manifestazione
:

APPELLO

Il 4 dicembre manifesteremo a Venezia da tutto il Veneto

In contemporanea con tutte le regioni italiane

* Perchè vogliamo la moratoria dei processi di privatizzazione dell’acqua e perchè il referendum si faccia nel 2011.

Oltre un 1.400.000 donne e uomini di questo Paese (oltre 130.000 veneti) hanno firmato i tre quesiti referendari per la ripubblicizzazione dell’acqua, promossi dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore.

Hanno posto la loro firma per una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale all’acqua come bene comune, contro ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.

E’ una questione di democrazia: la questione dell’acqua non può essere delegata ad alcuno, ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum.

Per non tradire la fiducia e le aspettative della popolazione, chiediamo la MORATORIA, attraverso un provvedimento di legge immediato che posticipi le scadenze previste dalla “ legge Ronchi” e per la soppressione delle ATO.

Il 4 dicembre manifesteremo a Venezia da tutto il Veneto

* Perchè vogliamo che nello Statuto della nostra Regione sia previsto a chiare lettere che l’acqua è un diritto universale, che i beni comuni non possono essere trasformati in una merce sui cui fare profitto e che su questi temi si decide tutti.

* Perchè i disastri causati delle alluvioni di queste settimane dimostrano l’impellente necessità di mettere lo stop al consumo di territorio e ad un modello di sviluppo speculativo ed insostenibile e di definire un nuovo Piano Territoriale Regionale ispirato al risparmio del suolo, ad una agricoltura di qualità, all’efficenza energetica del patrimonio edilizio esistente,alla mobilità sostenibile.

Il 4 dicembre manifesteremo a Venezia da tutto il Veneto come in tutto il mondo

*Perchè la nostra battaglia per l’acqua, per la sua riappropriazione sociale, per la sua gestione pubblica e partecipata si inserisce in un orizzonte più vasto: quello della tutela dei diritti e dei beni comuni, del ciclo dell’acqua, della “Madre Terra” nostra casa comune !

Dal 29-11 al 10-12 del 2010 si riunirà a Cancun la 16° COP, dove nell’ambito dell’Onu, i Governi discuteranno su una delle grandi emergenze che il pianeta si trova ad affrontare: quella dei cambiamenti climatici. Vogliamo unire la nostra voce a quella dei movimenti sociali che a Cancun e in tutto il mondo manifesteranno per dire che il cambiamento climatico si combatte con la giustizia sociale e ambientale.

Partecipa il 4 dicembre a Venezia per i Beni Comuni e per la democrazia!

27 novembre 2010

Questa volta è diverso. Questa volta si può vincere

http://www.ateneinrivolta.org

Editoriale di AteneinRivolta

E’ questo l’umore che si respira fra gli studenti e le studentesse nei cortei, nelle facoltà nelle assemblee. Si percepisce la consapevolezza di avere determinato l’esplosione di un clima conflittuale in questo paese, nell’autunno che più di tante altre volte ne avrebbe avuto bisogno visti i provvedimenti e le debolezze del governo. La riforma è slittata, per l’ennesima volta, anche se stavolta il rinvio sembra essere stato determinato non solo dagli intrighi e i giochi politici interni alla maggioranza, ma anche da un clima di opposizione sociale al governo Berlusconi che dopo la manifestazione della Fiom del 16 ottobre sembrava sopito e che qualche migliaio di studenti ha fatto riesplodere.
Allora forse bastava poco, bastava opporsi, realmente, ai progetti di un governo agonizzante.
Il consenso diffuso che si respira intorno alle mobilitazioni studentesche lo dimostra.

Ma la forza di questi giorni non è data solo dalle debolezze del governo. La determinazione studentesca è frutto della consapevolezza che con questa riforma si compie un processo di regressione e dequalificazione dell’università pubblica diventata di massa anche grazie alle lotte studentesche, ma che si vuole definanziare, assoggettare alle esigenze di Confindustria, rendere ingranaggio fondamentale dei processi di selezione e precarizzazione di un’intera generazione.

I tre anni di crisi economica hanno mostrato il Re nudo! I processi di privatizzazione degli ultimi decenni dimostrano che, quando la ricerca del profitto è il criterio di gestione di servizi e diritti collettivi, non solo viene meno la democrazia, ma è difficilmente dimostrabile la tanto decantata efficienza del libero mercato e dei privati. Le spinte di partecipazione e le richieste di democrazia che vengono dalla società (il movimento per l’acqua pubblica lo dimostra), sono ormai patrimonio anche delle mobilitazioni studentesche!

Fuori i privati dall’università, quindi, ma non solo: la battaglia ideologica scatenata dai Ministri Brunetta e Gelmini sulla meritocrazia può dirsi persa! Difficile sostenere fondi per il merito e prestiti d’onore accanto agli spaventosi tagli al diritto allo studio e al definanziamento totale degli atenei!
Studiando poi le statistiche sui diplomati e laureati in Italia, salta all’occhio un sistema formativo in cui la selezione (un tempo chiamata di classe) è il meccanismo principale.
Più del 60% dei diplomati neanche si iscrive e fra gli studenti della specialistica è quasi impossibile trovare figli di non laureati...
Quale meritocrazia in un simile sistema di disuguaglianze?

Guardando al resto del mondo, assistiamo a rivolte studentesche tanto inaspettate quanto radicali, e la determinazione cresce! Negli Usa e in Inghilterra, dove simili sistemi di “sostegno economico agli studenti” sono la norma da decenni, un’intera generazione non intende più sopportare il peso di ricatti economici che la costringono a una vita di precarietà (si calcola che negli Usa i laureati abbiano in media 600 dollari di debiti con lo stato per i prestiti d’onore).
Assistere alle rivolte studentesche inglesi contro i vertiginosi aumenti delle tasse, in un paese considerato ormai pacificato socialmente 30 anni fa, accresce la rabbia e la voglia di lottare!

E poi la ricerca di base che scomparirà dagli atenei, l’impossibilità di immaginarsi un futuro lavorativo dentro l’accademia, l’ansia di chi tenta la via dell’insegnamento con la consapevolezza che le prime supplenze arriveranno a 35 anni...come non percepire questa riforma come l’atto finale di una guerra scatenata decenni fa contro l’istruzione pubblica, di qualità e accessibile a tutti?

Questi sono gli elementi che rafforzano la rabbia e la determinazione degli studenti, che non intendono chiudersi nelle loro facoltà o girare a vuoto per le città, ma circondano, assediano, assaltano i palazzi del potere, quelli in cui si decide il destino di tutti e tutte noi, e dai quali da decenni siamo tutti e tutte esclusi/e!

Siamo entrati al Senato, almeno ci abbiamo provato, era la prima volta che accadeva in Italia e abbiamo messo veramente paura a un’intera classe politica!
Ci siamo ripresi i simboli di questo paese, quelli della “cartolina Italia”, souvenir di un paese allo sbando, occupandoli per qualche ora, facendoli nostri, di tutti gli studenti e le studentesse che non hanno alternative alla rivolta se vogliono invertire una tendenza già scritta e riprendersi in mano il proprio futuro!

Martedì 30 novembre sarà la nostra rivolta a vincere! Bloccheremo il Ddl Gelmini!

26 novembre 2010

Violenza sulle donne....E’ ora che noi uomini prendiamo la parola

VIOLENZA SULLE DONNE ...E’ ora che noi uomini prendiamo la parola

Sabato 11 dicembre alle 15 - Bologna
saremo in Piazza 20 settembre, luogo di partenza del corteo.


Per dire NO alla violenza maschile sulle donne
Per distribuire questo manifesto
Per praticare un diverso modo di essere uomini
- - - - -
APPELLO
Quasi ogni giorno la cronaca ci informa di violenze sul corpo delle donne, violenze che troppo spesso portano alla loro morte, una vita tolta a un corpo femminile.
Non è un problema delle solo donne, non oggi, non lo può essere nell’Italia del 2010.
L’inadeguatezza di noi uomini, il nostro essere troppo spaventati dalle conseguenze di un NO di una donna, da quello che comporta, il soffrirne come succede a qualsiasi donna, non può ne giustificare ne comprendere questi atti.
La violenza sulle donne è purtroppo trasversale, non conosce differenze di nazionalità o ceto sociale.
La fa un ragazzo di Roma su una giovane donna rumena, la fa un uomo straniero su una donna italiana, la fa un uomo italiano su una donna della propria nazionalità, sulla propria compagna, spesso nell’involucro ‘sacro’ della famiglia.
Non si può rimanere indifferenti.
Perché un uomo non deve accettare un NO di una donna? Perché il dolore di una donna lasciata dovrebbe essere più sopportabile del dolore di un uomo rifiutato?
Non si legge MAI di un uomo picchiato o ucciso da una donna, per amore.
L’amore al femminile non fa vittime, questa è la realtà, per noi uomini.
L’amore è vita, non può mai giustificare la morte di una donna, di una persona.
La violenza sulle donne, sul loro corpo, è forse il segno più evidente e preoccupante dell’autoritarismo della nostra società.
Riaffiorano vecchi sfruttamenti, sui deboli, sui lavoratori, sulle donne.
Noi diciamo NO. Lo stesso NO che ogni donna ha diritto di dire, quotidianamente, così come abbiamo diritto a dirlo e praticarlo noi uomini.
Non vogliamo essere complici con il nostro silenzio.
Chiediamo scusa al popolo rumeno, per un pugno ‘maschio’ che ha ucciso una donna gracile.
Chiediamo scusa alle donne uccise per amore, per finto amore, un amore al ‘maschile’.
L’amore è vita, la morte e la violenza non hanno nulla a che fare con la vita.
Non vogliamo però limitarci a chiedere scusa, vogliamo prendere la voce e denunciare tutto questo. Il mondo degli uomini non è fortunatamente tutto così, non oggi, non più, fortunatamente.
Noi per primi ci vergogniamo di questi atti, come uomini, siamo consapevoli che mettere in discussione il ‘predominio e il dominio’ dell’uomo significa, come ha giustamente sottolineato il movimento femminile, sovvertire l’attuale stato di cose.

Siamo sovversivi, al maschile.

- - - - - Promotori di Bologna

Per adesioni franchis61171@gmail.com

25 novembre 2010

Il 14 dicembre, il fattore che manca

di Salvatore Cannavò
www.ilmegafonoquotidiano.it

Gli studenti hanno finalmente movimentato la politica fuori dai giochi di palazzo. Forse possono bloccare anche la riforma Gelmini. Si può replicare il 14 dicembre con un'iniziativa davvero partecipata, condivisa unitaria e plurale.

E' una boccata d'ossigeno salutare la protesta studentesca che ha segnato l'Italia intera. Il fattore che finora mancava in una politica fatta solo di tattiche, di manovre, di avanzamenti e arretramenti insopportabili in un avvitamento di palazzo distante dalle vite reali. Ed è stata meritoria anche quell'irruzione, tutto sommato allegra e timorosa, verso il portone del Senato che tanto scandalo ha destato tra chi tutti i giorni lo scandalo lo rappresentanza con la propria faccia e che invece ci ha fatto rallegrare. Perché il finto assalto ha segnalato il crinale su cui oggi è innestata la crisi della politica, il cortocircuito apparentemente irreversibile, tra politica dei rappresentanti e politica dei rappresentati. Quest'ultimi sembrano essere soggetti privi di dignità, di voce, di esistenza in vita mentre nelle aule parlamentari, a loro volta svuotate e sottomesse ai diktat di governo, sulla loro vita si gioca e si chiacchiera. La riforma dell'Università è solo l'ultimo degli esempi ma che dire del Collegato Lavoro approvato qualche giorno fa e che rende la vita dei precari molto più infernale?
Probabilmente la vivacità e la capacità degli studenti di sfidare anche i manganelli della polizia per dimostrare di essere un soggetto adulto, meritorio di attenzione e degno di rispetto non sarà imitata facilmente. Ma se da questa crisi vischiosa, da "fine regime" e della quale anche l'opposizione contribuisce ad alimentare i connotati peggiori - con minuetti ed esitazioni - vogliamo uscire con una prospettiva migliore non possiamo fare a meno di un sano protagonismo sociale e diretto. Non c'è alternativa. A meno di volersi baloccare nell'illusione dell'impossibile governo da Fini a Vendola o restare appesi agli umori di Casini o, peggio, della Carfagna di turno in un gioco al massacro già visto altre volte e che ha mortificato gran parte del mondo della sinistra o semplicemente progressista.
Allora bisognerebbe prendere un impegno: staccare per qualche giorno la spina dall'osservazione spasmodica di quanto accade in parlamento o nelle riunioni riservate tra i vari pezzi della politica e provare, invece, a farla davvero la politica. Oggi gli studenti l'hanno fatto, contribuendo non poco a determinare il rinvio dell'approvazione della riforma Gelmini. Bisogna riprendere questa lezione e provare a portarla il più avanti possibile.
Da più parti circola ora la proposta di ritrovarsi in tanti davanti a Montecitorio il 14 dicembre, il giorno della fiducia al governo. Studenti, precari, migranti, popolo dell'acqua, comitati contro le discariche, operai, lavoratori del pubblico impiego, ambientalisti, semplici democratici. Una bella prova di democrazia diretta da contrapporre al gioco di palazzo e da far vivere anche come fattore esterno in grado di accelerare la cacciata di Berlusconi. Sarebbe una buona prova di movimento che avrebbe bisogno, però, di un meccanismo di partecipazione e autodeterminazione dell'incontro, evitando di fare le comparse dello spettacolo mediatico. Se gli studenti invitassero tutti a discuterne nei prossimi giorni si potrebbe forse realizzare un appuntamento di reale unità ed efficacia. Un'iniziativa di movimento, di "altra politica", quel fattore che, appunto, ancora manca.

Colosseo occupato dagli studenti

Esercitazioni belliche israeliane in Italia

www.infopal.it
Pubblichiamo qui di seguito un articolo apparso sul sito http://www.manifestosardo.org/?p=6104#more-6104 il 22 novembre.
Il nostro Paese partecipa attivamente alle operazioni di addestramento dell'esercito israeliano - che negli anni ha commesso numerosi crimini di guerra e contro l'umanità, che assedia la Striscia di Gaza, in violazione delle leggi internazionali, e che da 63 anni disattende tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza Onu.
L'Italia è dunque partner di uno stato che non rispetta la legalità internazionale, che opprime i cittadini non ebrei all'interno dei propri mai definiti confini, che pratica pulizia etnica ed apartheid nei confronti dei Palestinesi.
Forse bisognerebbe informare (o ricordare) gli Italiani che l'articolo 11 della Costituzione recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".

I caccia israeliani sfrecciano a bassa quota, lanciando bombe e missili sugli obiettivi. Non è una scena dell’operazione «Piombo fuso» contro Gaza, ma dell’esercitazione Vega 2010 in corso nella base aerea di Decimomannu (Cagliari) dal 16 al 26 novembre. Vi partecipano 30 aerei da guerra e oltre 500 militari italiani e israeliani. L’esercitazione, spiega un comunicato stampa, si inserisce «nel più ampio contesto di cooperazione internazionale allo scopo di confrontare differenti tecniche di impiego e garantire l’addestramento avanzato unitamente allo scambio di esperienze fra equipaggi delle aeronautiche militari italiana e israeliana». Sicuramente, nello scambio di esperienze, i piloti israeliani hanno molto da insegnare a quelli italiani. L’aviazione israeliana continua infatti i raid contro la popolazione di Gaza, uno dei quali è stato effettuato il 19 novembre. I piloti israeliani hanno però anche da imparare. La base di Decimomannu, sede del Reparto sperimentale e di standardizzazione al tiro aereo (Rssta), è dotata delle più moderne tecnologie. Tra queste un sistema elettronico che, attraverso sensori agganciati ai velivoli, permette di seguire, in diretta su ampi schermi, lo svolgimento del volo come se ci si trovasse a bordo di ogni singolo velivolo. Dopo i dieci giorni di esercitazione, i piloti israeliani saranno quindi in grado di condurre attacchi ancora più micidiali. Perfezionando allo stesso tempo le tecniche per l’attacco nucleare. L’esercitazione di Decimomannu rientra nella cooperazione militare Italia-Israele, stabilita dalla Legge 17 maggio 2005, che prevede anche attività congiunte di formazione e addestramento. Rientra allo stesso tempo nel «Programma di cooperazione individuale» con Israele, ratificato dalla Nato il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima dell’attacco israeliano a Gaza. Esso comprende una vasta gamma di settori in cui «Nato e Israele cooperano pienamente»: aumento delle esercitazioni militari congiunte; connessione di Israele al sistema elettronico Nato; cooperazione nel settore degli armamenti; allargamento della «cooperazione contro la proliferazione nucleare». Ignorando che Israele, unica potenza nucleare della regione, rifiuta di firmare il Trattato di non-proliferazione ed ha respinto la proposta Onu di una conferenza per la denuclearizzazione del Medio Oriente.

24 novembre 2010

Video-spiegazione del ddl Gelmini (Trento)

Studenti e Ricercatori assediano il Parlamento: " Il Governo traballa e vuole trascinare Università e Ricerca con sè"

::: COMUNICATO NAZIONALE DI ATENEINRIVOLTA

Studenti e Ricercatori assediano il Parlamento: " Il Governo traballa e vuole trascinare Università e Ricerca con sè"

Oggi centinaia di migliaia di studenti in tutta Italia hanno dato vita ad un'enorme protesta contro il ddl Gelmini in discussione alla Camera.
Lo hanno fatto attraverso occupazioni, blocchi delle città, cortei, lezioni in piazza, assemblee, dai tetti, dalle facoltà e nelle scuole.
Un movimento enorme e unito chiede lo stop del ddl Gelmini, perchè studenti e ricercatori non ci stanno ad essere trascinati nelle macerie di questo governo che non vuole sentire la voce, eppure forte, di quanti stanno protestando in questi giorni; così come non ha voluto ascoltare le proteste che in questo autunno sono nate non solo dagli studenti ma anche dai lavoratori, dai migranti.
Questo governo non sta lavorando per i soggetti che dovrebbe rappresentare, anzi, sta cercando di tirare dritto nonostante sia ormai chiaro a tutti che questo provvedimento, come tanti altri, porterà solo danni all'istruzione e alla società, in un disperato tentativo di salvare la faccia e aggiungere una croce nella
'lista delle cose fatte'.
E' ormai chiaro che la preoccupazione del Parlamento non concerne cio' che è meglio per gli studenti, i ricercatori, i precari, ma riguarda solamente cio' che è meglio per questa classe politica e per i poteri forti, come Confindustria, in un'ottica di subordinazione della ricerca e dell'istruzione pubblica alle esigenze del mercato e dei privati.
E' per questo che oggi gli studenti hanno deciso di assediare il parlamento, per riprendere parola, per fermare un provvedimento che distruggera' studio e ricerca in Italia, ed è uno scandalo che cittadini che rivendicano i propri diritti siano trattati nelle dichiarazioni dei politici e dalle forze dell'ordine come criminali: esprimiamo e chiediamo solidarietà agli studenti fermati oggi sotto il Parlamento.
Vogliamo il ritiro del DDL e continueremo a protestare fino alla fine.

::Le notizie dalle varie città e la cronaca dell'assedio al Parlamento
::Le foto di oggi a Roma
::Sette facoltà occupate a Pisa
::Bologna: occupa Lettere, domani è previsto il NO GELMINI DAY
::Trento, contro-inaugurazione dell'anno accademico

Il Parlamento non rappresenta la società, gli studenti hanno fatto bene

dichiarazione di Flavia D'Angeli, portavoce nazionale Sinistra Critica

"Hanno fatto bene gli studenti a presentarsi davanti al Senato in maniera visibile e rumorosa. Visto che il Parlamento non rappresenta più la società è giusto che questa si faccia sentire nei luoghi delle istituzioni". Commmenta così Flavia D'Angeli, portavoce di Sinistra Critica per la quale fu candidata premier nel 2008.
"Nel mezzo di una crisi irreversibile del berlusconismo e di questo governo, ormai morente, quello che non è accettabile non è manifestare davanti al Parlamento ma legiferare contro la scuola e l'università.
Sosteniamo fino in fondo la lotta degli studenti e delle università in mobilitazione ma contestiamo anche il modo in cui, a furia di tattiche e di manovre, il governo viene tenuto in piedi artificialmente. Se si vuole far cadere Berlusconi, si blocchi la riforma universitaria e si blocchi la Finanziaria"

Roma, 24 novembre 2010

23 novembre 2010

Brescia: nasce la "CASSA DI SUPPORTO LEGALE"

ISTITUITA LA “CASSA SUPPORTO LEGALE” PER LE PERSONE COLPITE DALLA RAPPRESAGLIA DI MARONI E DELLA LEGA

Il presidio della comunità solidale che si è costituito sotto la Gru della protesta dei migranti a Brescia, ha istituito una cassa per sostenere le spese legali degli arrestati e dei fratelli rinchiusi nei CIE e poi deportati.
Servono molti soldi per i ricorsi e per l’assistenza legale dei protagonisti della straordinaria lotta per i diritti e per i permessi di soggiorno che hanno subito la vendetta del razzismo istituzionale.
Per questa campagna straordinaria di sottoscrizione i versamenti, anche di piccola entità, potranno essere effettuati con diverse modalità:
1) IN CONTANTI, passando dagli studi di Radio onda d’urto in via Luzzago 2/B a Brescia, tutti i giorni dal lunedì al sabato dalle 7 alle 19.30.
2) tramite CONTO CORRENTE BANCARIO intestato a RADIO ONDA D’URTO ASS. CULT. presso BANCA POPOLARE ETICA IBAN: IT59H0501811200000000100748
3) tramite BOLLETTINO POSTALE sul c/c 12182317 intestato a BANCA POPOLARE ETICA Piazzetta Forzatè – Padova
Nei casi di versamento attraverso banche o posta è importante ricordarsi di inserire la causale “RODU – CASSA PRESIDIO SOTTO LA GRU”.

www.dirittipertutti-gnumerica.org www.radiondadurto.org

Anche il Veneto a rischio Cie. E la mobilitazione si rafforza


Francesco Casoni* (Terra a Nordest)
IL CASO. Paradossalmente la volontà del governo nazionale di aprire un Centro di identificazione ed espulsione nella nostra Regione ha permesso di porre la questione migranti al centro del dibattito. Si allarga il fronte dei contrari.

Viene quasi da ringraziare il ministro Maroni e il governatore Zaia per la proposta di costruire il primo Cie veneto in provincia di Rovigo. La loro ipotesi di collocare nell’ex base militare di Zelo il centro identificazione ed espulsione per immigrati irregolari, infatti, un effetto benefico l’ha già ottenuto: portare al centro dell’attenzione, grazie alla forza della cronaca, una questione quasi sconosciuta alla maggior parte della popolazione.

Se un articolo del Corriere del Veneto non avesse scoperto le carte verso la fine dello scorso luglio, il progetto sarebbe rimasto segreto, magari fino all’ultimo. E il silenzio calato sull’argomento dopo qualche mese di bufera mediatica, che ha scompigliato prima di tutto le fila del centrodestra, indica che la priorità in questo momento, a pochi mesi dalle elezioni amministrative e con un governo traballante, è di parlarne il meno possibile. Invece, contro l’ipotesi di trasformare la base missilistica nell’alto Polesine in campo di detenzione per migranti ha fatto insorgere gli amministratori locali, ma soprattutto una rete di associazioni, movimenti e cittadini, che lo scorso 24 settembre ha portato in piazza e poi in carovana qualche centinaio di persone per il Clandestino Day per rispondere con un secco «No» a qualsiasi Cie.

Da questa esperienza di mobilitazione è nato il Coordinamento Veneto No Cie, che punta a rimanere vigile, come un presidio di civiltà sul territorio. Perchè una cosa Maroni l’ha chiarita: il Cie si farà comunque. Ci sono altre ipotesi, ma il Polesine è ancora in lizza, innanzitutto per ragioni politiche. Un anno fa la coalizione di centrosinistra ha sconfitto il candidato del Carroccio, Antonello Contiero, anche grazie ai voti di un manipolo di ex leghisti in dissidio con la segreteria provinciale. Se c’è una terra «traditrice» da punire, questa è il Polesine.

Il sito individuato, poi, resta appetibile. E’ vero che la base è in disfacimento da oltre dieci anni, che manca di collegamenti stradali e di un aeroporto, ma Zelo è un’ottima soluzione di ripiego per togliere le castagne dal fuoco alla vicina provincia di Verona, in cui il centrodestra vorrebbe il Cie, ma deve fronteggiare l’opposizione dei propri sindaci. Insomma, ragioni oggettive per rimanere all’erta non mancano. Ma la ragione principale riguarda i motivi per cui, la scorsa estate, è sorta l’idea di un coordinamento «No Cie» su scala regionale. In Polesine il dibattito contro il Cie è stato praticamente monopolizzato da fredde motivazioni campanlistiche («Non va bene qui, fatelo altrove») o di opportunità politica («E’ così che la Lega difende il territorio?»).

Pochissimi hanno condannato semplicemente la disumanità dei Cie e delle politiche sull’immigrazione. Tra questi l’assessore all’Immigrazione di Rovigo, Giovanna Pineda, che ha rievocato il terribile paradosso per cui un’immigrata irregolare che denunci un abuso subito viene a sua volta denunciata ed espulsa. La seconda voce è quella del vescovo, che sulla stampa ha tuonato contro i «campi di concentramento che ledono la dignità umana».

Se c’è un risultato che il Coordinamento veneto «No Cie» può rivendicare, è stato di moltiplicare queste voci e dare loro risonanza nella grande manifestazione pubblica a Rovigo e Ceneselli, «di allargare la portata della domanda che si sente in giro da settimane – “E’ giusto o no impiantare un Cie a Zelo?” – arrivando a un interrogativo molto più profondo, e importante: “E’ giusto fare i Cie?”», come scrive Lorenzo Zoli sulla Voce di Rovigo. A dare risposte competenti e appassionate è stato un coro di associazioni, movimenti, partiti, sindacati. Lo slogan è semplice, «Nè qui, nè altrove», per chiarire che al ministro Maroni non basterà cambiare meta e soprattutto che quanto potrebbe accadere in Polesine riguarda tutti. E’ un nuovo tassello di ingiustizia e disumanità sotto il nostro naso, espressione compiuta di scelte politiche spietate, a cui occorre opporsi con altre parole d’ordine: umanità, giustizia, diritti.

*Coordinamento Veneto No Cie

21 novembre 2010

Verona 20 novembre: verso la manifestazione del 4 dicembre per l'acqua pubblica

Azione del comitato referendario contro la privatizzazione dell'acqua. Due striscioni sono stati calati da L'Arena: "L'acqua non è una merce" e "Referendum". Per ribadire che l'acqua è un bene comune e che il referendum per il quale sono state raccolte 1 milione e quattrocentomila firme deve tenersi a prescindere da eventuali elezioni politiche.



Processo Tommasoli: comunicato dell'Assemblea cittadina 17 maggio

La corte d’appello di Venezia, con la sentenza di venerdì 19 novembre, ha molto ridimensionato il giudizio emesso dal tribunale di Verona per i cinque ragazzi accusati della morte di Nicola Tommasoli. Dieci anni e quattro mesi per Veneri e Perini, già condannati a quattordici anni. Due assolti, Dalle Donne e Corsi (prima condannati, rispettivamente, a dodici e dieci anni); assolto, come già in primo grado, Vesentini. Potremmo gioire, anche senza aspettare le motivazioni della sentenza, al solo pensiero che ci siano meno colpevoli, meno gravi responsabilità. E potremmo auspicare che i giovani coinvolti tornino chi a vivere la vita libera di prima, chi a redimersi, dopo la punizione. Ma proprio questo è il nodo dell’intera tragica vicenda, che nessun tribunale ha ritenuto di dovere affrontare, e che la città ha eluso, con vari espedienti e ai più diversi livelli: la vita di questi ragazzi imputati era quella di chi è intimamente collegato alle idee della destra estrema, di chi pratica e coltiva l’aggressività, quando non la violenza, come propria componente identitaria.

Le associazioni e i movimenti, che in questi anni si sono adoperati perché la memoria dell’assassinio di Tommasoli non fosse cancellata, volevano impedire che si consolidasse questo silenzio, apparentemente impolitico, ma in realtà fortemente politico, perché inteso a difendere un certo tipo di cultura, oltre che le strategie del potere che governano questa città. La matrice politica dell’ omicidio di Nicola Tommasoli, già individuabile nei comportamenti dei ragazzi imputati, ha ricevuto una straordinaria conferma proprio dal modo in cui si è instaurata e stabilizzata la pratica del silenzio omertoso. D’altra parte, la cultura dell’intolleranza, che serpeggia ormai da decenni in questa città, è stata paradossalmente rimossa, proprio grazie alla morte di Tommasoli, fin da subito interpretata come l’esito d’una scazzottata per futili motivi, essendo coinvolti "quattro deficienti" (Tosi dixit) ed essendo intervenuta la casualità del destino ("una su un milione" disse sempre Tosi) .

La recente sentenza per la strage di piazza della Loggia (nessun colpevole, anche a causa dell’ esorbitante materiale giudiziario raccolto nel corso di lunghi anni) ci mette di fronte a una crudele evidenza: in questo paese, l’impossibilità di formulare condanne si trasforma- inesorabilmente, scientemente- in un’opera di diseducazione civile. Non si sa chi è stato, e neppure perché è stato. Ecco dunque che anche questa sentenza per l’assassinio di Tommasoli si aggiunge agli eventi che hanno ben poco da insegnare, men che meno alle generazioni di quelli che vivono circondati dalla cultura della violenza, dell’odio per il diverso, del disprezzo per i più deboli e svantaggiati.

Assemblea cittadina 17 maggio

19 novembre 2010

Acqua pubblica senza se e senza S.p.A.

ACQUA PUBBLICA SENZA SE E SENZA S.P.A.

SABATO 20 NOVEMBRE, ore 10.00 Circolo Pink (via Scrimiari 7) -Verona

contrbibuti di:
Fabrizio Valli (Attac e Sinistra Critica)
Cristiano Bordin (Attac e Sinistra Critica)

Prosegue la mobilitazione contro la privatizzazione dell'acqua - Verso la manifestazione regionale del 4 dicembre a Venezia
Il referendum per il quale sono state raccolte 1milione e 400mila firme è un primo passo per una nuova politica partecipativa, alternativa alle politiche neoliberiste di privatizzazione in cui i profitti di pochi vengono anteposti ai diritti di tutti. Per questo chiediamo al Governo e a tutte le forze politiche di opposizione presenti in Parlamento, di bloccare ogni tentativo di privatizzazione sia a livello locale che a livello nazionale, con una moratoria che possa garantire il regolare svolgimento del referendum.
Un approfondimento politico ed economico, per ragionare su proposte concrete di controllo pubblico e dal basso dei beni comuni.

Sinistra Critica Veneto
Attac

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Sabato 20 novembre
dalle ore 15.00 in piazza Bra
presidio organizzato dal Comitato veronese per il referendum

CANDELE LIGHT - SERATA IN RICORDO DI TUTTE LE VITTIME DI TRANSFOBIA

Oggi venerdi 19 Novembre alle ore 21.00/23.00 il Circolo-Pink vi invita a passare in Piazzetta Scalette Rubiani (piazza Bra lato Via Mazzini) per ricordare tutte le persone transgender assassinate.

44 persone transessuali/transgender racconteranno la loro morte,
44 storie per non dimenticare.


http://www.circolopink.it

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Le persone transessuali uccise nel 2010

Brenda
Località: Roma, Italia
Causa del decesso: Il suo cadavere è stato ritrovato bruciato
Data della morte: 20 Novembre, 2009
Fonte: http://www.adnkronos.com/AKI/English/Politics/?id=3.0.4019601050
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Wanchai Tongwijit
Località:Wichit, Città Phuket, Thailandia
Causa del decesso: un colpo alla testa
Data della morte:21 Novembre 2009
Aveva 35 anni.
Fonte: http://www.phuketgazette.net/archives/articles/2009/article8045.html
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Mariah Malina Qualls
Località:San Francisco, California
Causa del decesso: Forte trauma alla testa.
Data della morte: 9 Dicembre 2009
Mariah aveva 23 anni
Fonte: http://www.ktvu.com/news/22015154/detail.html_
Estrella (Jose Angel) Venegas
Località: Mexicali, Messico
Causa della morte: Colpi letali al petto e alla fronte
Data della morte:13 Dicembre 2009
Estrella aveva 32 anni
Fonte: fratello di Estrella.
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Wong
Località: Bernama, Malaysia
Causa del decesso: Wong aveva profonde ferite da taglio sulla parte destra dello stomaco e
sul lato sinistro del petto oltre a diverse contusioni alla mano destra.
Data della morte: 1 Gennaio 2010
Wong aveva 64 anni.
Fonte: http://www.bernama.com/bernama/v5/newsgeneral.php?id=465620
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Myra Chanel Ical
Località: Houston, Texas
Causa della morte: ferite su tutto il corpo e contusioni nel tentativo di difendersi.
Data della morte: 18 Gennaio, 2010
Myra aveva 51 anni.
Fonte: http://www.myfoxhouston.com/dpp/news/local/100120-partially-clothed-folo
Derya Y.
Località: Antalya, Turchia
Causa del decesso: ferite da taglio letale
Data della morte: 8 febbraio 2010
Derya aveva 35 anni.
Fonte: http://www.bianet.org/english/minorities/119958-transgender-derya-y-killed-in-antalya
Fevzi Yener (si faceva chiamare - Aycan)
Località: Şehremin, İstanbul
Causa del decesso: 17 pugnalate
Data della morte: 16 Febbraio, 2010
Fonte: LGBTT Istanbul
http://www.istanbul-lgbtt.org/
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Dino Curi Huansi
Località:Parma, Italia
Causa della morte: pugnalate letali, poi abbandonata in strada
Data di morte: 26 marzo 2010
Aveva 28 anni.
Fonte: www.parmaoggi.it/2010/03/26/trovato-un-cadavere-in-via-del-traglione-la-vittima- \
e-un-trans-di-circa-trent'anni-si-indaga-per-OMICIDIO /
http://www.parmaoggi.it/2010/03/27/identificato-il-trans-ucciso-si-chiamava-dino-era-argentino-e-aveva-28-anni/
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Amanda Gonzalez-Andujar
Località: Queens, New York
Causa del decesso: Strangolata
Data della morte: 27 Marzo 2010
Amanda aveva 29 anni.
Fonte: http://www.nydailynews.com/news/ny_crime/2010/04/01/2010-04-01_choked_to_death.html
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Non identificata
transgender donna
Località: Jakarta, Indonesia
Causa del decesso: mutilata viva e smembrata
Data della morte: si stima intorno all'ultima settimana di marzo
Fonte: http://www.thejakartapost.com/news/2010/04/05/mutilation-victim-may-have-been-transsexual-police.html
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Non identificata
transgender donna
Località: Chihuahua, Messico
Causa del decesso: Decapitata
Data della morte: 3 aprile 2010
Fonte: http://www.carlaantonelli.com/notis-05042010-mujer-transexual-decapitada-mexico.htm
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Toni Alston
Località: Charlotte, Carolina del Nord
Causa della morte: picchiata a morte
Data della morte: 3 aprile 2010
Toni aveva 44 anni.
Fonte: http://www.charlotteobserver.com/2010/04/14/1375123/family-asks-for-info-in-mans-killing.html
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Ashley Santiago Ocasio
Località: Corozal, Puerto Rico
Causa del decesso: accoltellata a morte
Data della morte: 19 Aprile 2010
Ashley aveva 31 anni.
Fonte: http://www.edgeftlauderdale.com/index.php?ch=news&sc=&sc2=&sc3=&id=104728
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Azra
Località: Izmir, Turchia
Causa della morte: colpo letale alla nuca
Data della morte: 27 Aprile 2010
Azra aveva 30 anni.
Fonte: http://iglhrc.wordpress.com/2010/05/03/recognition-of-an-organization-and-the-loss-of-a-leader/
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Chanel (Dana A. Larkin)
Località: Milwaukee, Wisconsin
Causa del decesso: un colpo alla testa
Data della morte: 7 maggio 2010
Chanel aveva 26 anni.
Fonte:http://www.edgeboston.com/index.php?ch=news&sc=&sc2=news&sc3=&id=105882
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Non identificata
transgender donna
Località: San Cristobal, Repubblica Dominicana
Causa del decesso: Violentata, 3 ferite da arma da fuoco
Data della morte: 15 Maggio 2010
Fonte: http://transsadominicana1.blogspot.com/2010/05/se-suma-una-victima-mas-los-crimenes-de.html e http://http//www.elnacional.com.do/nacional / 2010/5/15/48655/Asesinan-un-travesti-fue-violado
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Angie González Oquendo
Località: Caguas, Puerto Rico
Causa del decesso: strangolata con un cavo elettrico
Data della morte: 24 Maggio, 2010
Angie era di 38 anni
Fonte: http://www.edgeboston.com/index.php?ch=news&sc=&sc2=news&sc3=&id=106112
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Sandy Woulard
Località: Chicago, Illinois
Causa della morte: colpita al torace
Data della morte: 21 giugno 2010
Sandy aveva 28 anni.
Fonte: Chicago Sun Times (La vittima è stata identificata come Credale Woulard)
http://www.edgelosangeles.com/index.php?ch=news&sc=&sc2=news&sc3=&id=107516
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Antonio Roy Jones III
Località: Southampton, NY
Causa del decesso: colpito ripetutamente mentre era tenuto sollevato, afferrato per il collo
Data della morte: 1 Agosto 2010
Roy aveva 16 mesi.
Nota: Pedro Jones, ventenne, ha detto alla polizia di aver colpito il bambino diverse volte con un pugno chiuso. Jones ha dichiarato "cercavo di farlo agire come un ragazzo invece di una bambina."
Fonte:http://tiny.cc/rw69f
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Imperia Parson Gamaniel
Località: San Pedro Sula, Honduras
Causa della morte: percosse
Data della morte: 30 Ago 2010
Fonte: http://bikyamasr.com/wordpress/?p=16738
Non identificato
Località: Houston, Texas
Causa della morte: colpito a morte
Data della morte: 6 Settembre, 2010
Fonte: Cristan Williams tramite il Dipartimento di Polizia di Houston
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Carmen Victoria White
Località: Maplewood, New Jersey
Causa di morte: percosse
Data della Morte: 12 Settembre 2010
Victoria era 28 anni.
Fonte: http://www.baristanet.com/2010/09/maplewood-murder-victim-transgender-female/
http://www.news12.com/articleDetail.jsp?articleId=261210&position=1&news_type=news
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Justo Luis González García
Località: Juana Diaz, Puerto Rico
Causa della morte: colpo alla testa
Data della Morte: 13 Settembre 2010
Justo Luis aveva 34 anni, fu trovata morta assieme ad un'altra vittima transgender di seguito riportata, mai identificata.
Fonte: http://glaadblog.org/2010/09/13/two-transgender-women-found-murdered-in-puerto-rico/ e http://www.elnuevodia.com/ultimandoshombresquevestianropademujer-778501.html
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Non identificata
persona vestita con abiti femminili
Località: Juana Diaz, Puerto Rico
Causa della morte: colpo alla testa. Trovata morta assieme a Justo Luis Gonzàlez Garcia.
Data della Morte: 13 Settembre 2010
Fonte: http://glaadblog.org/2010/09/13/two-transgender-women-found-murdered-in-puerto-rico/ e http://www.elnuevodia.com/ultimandoshombresquevestianropademujer-778501.html
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Irem
Località: Bursa, Turchia
Causa di morte: annegata nella vasca da bagno del proprio appartamento
Data della Morte: 20 Settembre 2010
Fonte: Richard Köhler, Transgender Europe - www.tgeu.org
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Stacey Lee aka Stacey Blahnik
Posizione: Philadelphia, Pennsylvania
Causa della morte: non dichiarata da parte della polizia
Data della Morte: 11 Ottobre 2010
Stacey aveva 31 anni
Fonte: http://m.philly.com/phillycom/db_41090/contentdetail.htm?contentguid=rsn84XoX&src=cat
http://www.philly.com/dailynews/local/20101013_Body_of_transsexual_found_in_Point_Breeze.html
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Non identificata
persona vestita in abiti femminili
Località: Sheikhupura, Pakistan
Causa della morte: brutalmente torturata e bruciata viva
Data della morte: 6 Novembre 2010
Fonte: http://tribune.com.pk/story/73811/eunuch-and-cross-dressers-bodies-found/

17 novembre 2010

Da Milano a Brescia, ancora sulla barricata

Continua la mobilitazione in sostegno dei presidi e delle iniziative delle/dei migranti

Sabato 20 novembre ore 15.00 via Imbonati (sotto la Torre occupata) manifestazione convocata dal Comitato Immigrati di Milano.

Noi ci saremo e invitiamo tutte/i a partecipare!

Dopo 16 giorni di generosa, coraggiosa e faticosa lotta aggrappati a una gru, i migranti bresciani sono scesi da quella gru.
Diversamente da come vogliono presentarla i media interessati e quelle istituzioni che hanno giocato al massacro, sorde alle richieste di giustizia e dignità dei migranti (e pronte a malmenare, arrestare, deportare chi protestava e solidarizzava con loro), la realtà è un’altra: i migranti in lotta e le associazioni antirazziste sanno che ottenere una sanatoria generalizzata o il permesso di soggiorno per qualcuno implica costruire nuovi rapporti di forza politici e sociali, e questo non si realizza in due settimane di protesta clamorosa.
Sanno – e sappiamo – che l’impegno per una diversa politica nei confronti dell’immigrazione dovrà proseguire e che lo scontro sarà lungo e duro, di fronte ad una Lega Nord che soffia sul fuoco del razzismo e del ricatto. E a Milano i migranti sono ancora sulla “torre” di via Imbonati, e ancora prosegue il presidio di solidarietà. Per questo diciamo che siamo ancora tutte/i sulla barricata.
La scelta dei migranti di Brescia e di Milano, ma anche di molte altre città, ha però ridato visibilità ad una situazione insostenibile: di fronte a migliaia di donne e uomini costretti a lavorare in nero e resi “clandestini” da leggi fatte apposta per questo, la politica del governo è quella delle sanatorie tru¬a, della propaganda su sicurezza ed espulsioni, della criminale politica di respingimenti (grazie anche all’aiuto dei militari libici) e di carcerazione nei Cpt.
La richiesta della “sanatoria”, ma ancora di più di dignità, giustizia e uguaglianza, chiama le lavoratrici e i lavoratori del nostro paese a capire dove stanno i nemici e dove i compagni di strada.

Di fronte all’attacco alle conquiste e ai diritti dei lavoratori, al taglio delle spese sociali, alla distruzione dei beni pubblici (privatizzandoli o chiudendoli…), lavoratrici e lavoratori devono aver chiaro che i diritti o sono per tutte/i o non sono per nessuno!

In queste settimane siamo impegnate/i nella costruzione di campagne contro la crisi e contro gli
attacchi al lavoro, per arrivare ad uno sciopero generale e generalizzato: questo sciopero non può
che contenere anche la richiesta di sanatoria e di diritti per immigrate e immigrati!

Sinistra Critica Milano

Piazza della Loggia: lo Stato si autoassolve

da Radio Onda d'Urto (Brescia)
Nessun colpevole: la fascista di Stato e della
Nato del 28 maggio 1974 in a Brescia per la giustizia non ha responsabili. Le sentenza di ieri di primo grado ha visto lo Stato, ancora una volta, assolvere se stesso. I giudici della Corte d’assise dopo una settimana di camera di consiglio hanno assolto tutti gli imputati: gli ordinovisti neofascisti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, l’estremista di destra e membro dei servizi segreti italiani Maurizio Tramonte, l’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino e Pino Rauti, segretario Msi. Giovanni Maifredi, altro coinvolto, è invece morto durante il procedimento. L’assoluzione è intervenuta in base all’articolo 530 comma 2, cioè la vecchia formula dubitativa dell’insufficienza di prove. Revocata inoltre la misura cautelare nei confronti dell’ex ordinovista Delfo Zorzi, che da anni vive in Giappone. Abbiamo commentato la sentenza con gli avvocati di parte civile Federico Sinicato e Silvia Guarneri, con il presidente della casa della memoria Manlio Milani, con gli storici Marino Ruzzenenti e Roberto Cucchini, quest’ultimo anche ferito quel giorno, come feriti furono anche Antonio Betta e Enzo Romani. Abbiamo intervistato anche loro. La trasmissione si apre con l’audio originale dei momenti prima dello scoppio, non “depurati” come invece spesso capita dalle urla e dalle imprecazioni del momento.
ASCOLTA

16 novembre 2010

Strage di Piazza della Loggia: tutti assolti

I giudici della Corte d'assise di Brescia hanno assolto tutti i cinque imputati al termine del processo per la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 (8 morti e oltre 100 feriti).

L'assoluzione è intervenuta in base all'articolo 530 comma 2 assimilabile alla vecchia insufficienza di prove.

Revocata la misura cautelare nei confronti dell'ex ordinovista Delfo Zorzi che vive in Giappone.

Secondo Vittorini, avvocato di parte civile per la città di Brescia, nella lettura della sentenza "ci sono elementi che inducono a ritenere responsabilità sussistenti" degli imputati che però non possono essere portati a prova per una condanna.

"Bisogna vedere come sarà motivata la sentenza", ha detto il legale, secondo cui "sarebbe molto importante se in essa si affermasse che gli elementi di prova sono stati fatti sparire nel corso degli anni".

Gli imputati assolti oggi sono l'ex informatore del servizio segreto militare Maurizio Tramonte, l'allora capo di Ordine Nuovo nel Triveneto Carlo Maria Maggi, l'allora neonazista Delfo Zorzi (oggi cittadino giapponese) e l'ex generale dei Carabinieri Francesco Delfino, accusati di concorso in strage, e e per i quali era stato chiesto l'ergastolo; e Pino Rauti, ex segretario dell'Msi, per il quale era stata invece chiesta l'assoluzione per mancanza di prove.

Quella attuale è la terza inchiesta sulla strage, sempre attribuita all'estrema destra.

La prima fase del processo ebbe come conseguenza la condanna di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana. Nel 1982, però, la Corte di Cassazione assolse gli imputati.

Un nuovo processo chiamò in causa altri rappresentanti della destra, anche questi assolti nel 1989 per insufficienza di prove.

La procura di Brescia sostiene che Rauti, dirigente di Ordine Nuovo, fosse a conoscenza della organizzazione dell'attentato e che Delfino, allora capitano dei carabinieri, avrebbe partecipato ad almeno due incontri, a Lugano e a Verona, in cui Maggi avrebbe parlato apertamente della strage.

15 novembre 2010

ARUN, SAJAD, RACHID E JIMI GIU’ DALLA GRU: SIAMO SEMPRE CON VOI!!! “MIMMO” LIBERO!!!

SEGUI LA DIRETTA: http://www.radiondadurto.org

Ore 22.15: dalla Questura un aggiornamento con l’avvocato Manlio Vicini: i ragazzi stanno bene, solo Rachid ha avuto un lieve malore dovuto probabilmente dalla disidratazione ma pare nulla di grave. Il servizio con l’avv. Vicini di “Diritti per Tutti”

Ore 22:02: primo appuntamento pubblico dopo la discesa dalla gru, ASSEMBLEA APERTA MERCOLEDì 17 NOVEMBRE AL MAGAZZINO 47 DI VIA INDUSTRIALE, 10. Oggetto: fare il punto della situazione sui quattro fratelli della gru, su “Mimmo” e su come continuare la lotta.

Ore 22:00: da Milano arriva notizia che Mohamed, “Mimmo”, il migrante fermato oggi in città si trova effettivamente al Cie di via Corelli. L’espulsione può partire dalla giornata di mercoledì.

Ore 21:22: migranti arrivati in Questura con gli avvocati, compagni in afflusso all’esterno. Il pensiero della piazza va ora ai feriti, denunciati, deportati e a Fabio, ancora ai domiciliari dopo le cariche di lunedì. Domattina è atteso il suo processo.

Ore 21:05: grande festa in piazza sotto il diluvio, a migliaia hanno salutato la discesa dei quattro. Centinaia di persone si stanno spostando ora in Questura per accogliere Arun, Rachid, Sajad e Jimi secondo gli accordi DEVONO essere liberati non appena terminate le formalità burocratiche.

Ore 20:53: i migranti sono in auto e vanno verso la Questura. Come da accordi presi e da precisa richiesta dei migranti, con loro ci sono solamente gli avvocati e i funzionari della Digos e non poliziotti e carabinieri nè tantomeno politicanti e presenzialisti dell’ultim’ora.

Ore 20.51: scendono tutti e 4 insieme, sotto li aspettano i loro legali per accompagnarli e dare loro tutela costante anche in Questura, dove probabilmente i quattro verranno portati nei prossimi minuti.

Ore 20.50: scendono dalla gru i migranti in lotta, dal presidio di via San Faustino centinaia di persone urlano “Tutti liberi”.

Ore 20.50: STANNO SCENDENDO DALLA GRU I 4 MIGRANTI

14 novembre 2010

La costellazione della gru

di Felice Mometti
www.ilmegafonoquotidiano.it

A Brescia si è aperta una finestra, uno spazio pubblico per agire e ricostruire rapporti politici e sociali nella precarietà e nella provvisorietà della situazione. Uno spazio che deve estendersi anche ad altre città

La gru è una piccola costellazione che si vede nei cieli del sud. Mentre nell’emisfero nord si fatica a vedere dalla Libia in su. Se ci fossero delle metafore che indicano un destino questa sarebbe la più appropriata per la condizione dei migranti di Brescia. Ma per fortuna non è così, almeno non sempre. La lotta dei migranti sulla gru è uscita dai confini di Brescia, è diventata un caso nazionale. Ci sono state decine di iniziative di sostegno in molte città, a Milano i migranti sono saliti sulla torre di via Imbonati, si è stabilita una comunanza di obiettivi con la mobilitazione del 13 novembre dei migranti dell’Emilia Romagna. Ne hanno parlato grandi network mondiali come la CNN e Al Jazeera, ci sono state manifestazioni di solidarietà a Parigi, Berlino e Valencia.

Dopo 34 giorni di presidio permanente davanti agli uffici della Prefettura, distrutto due volte dalla polizia per volere dell’Amministrazione comunale e del Prefetto, quattro manifestazioni di cui quella del 6 novembre con 10 mila persone e due settimane di occupazione della gru i migranti hanno mostrato a tutti qual è problema di fondo della loro condizione sociale: le relazione stretta che esiste tra il razzismo istituzionale, la precarietà e lo sfruttamento sui luoghi di lavoro. Un insieme di vessazioni, discriminazioni, provvedimenti legislativi che sono funzionali alla completa flessibilità e precarietà di una forza-lavoro considerata perennemente temporanea e ospite. Ma siccome nulla è meno temporaneo e ospite dei migranti che vivono in questo paese si alzano le barriere, al percorso di riconoscimento di una nuova soggettività sociale e politica, segregando i migranti nel circuito infernale dell’ottenimento del permesso di soggiorno solo mediante un contratto di lavoro. La natura dello scontro in atto a Brescia sta tutta qua. La doppia truffa, dello Stato e degli imprenditori, con la sanatoria per colf e badanti del settembre 2009 è stata certamente perpetrata per estorcere migliaia di euro ai migranti che hanno presentato domanda ma tutti sapevano che era l’unico strumento per regolarizzarsi anche per i migranti che svolgevano altri tipi di lavoro. E nel momento in cui sono state presentate centinaia di migliaia di domande si sono cambiate le regole del gioco per riprodurre clandestinità e precarietà.

LEGGI TUTTO

Comunicato dell'associazione Diritti per Tutti sui fatti di Brescia di sabato 13 novembre

Nel tardo pomeriggio di ieri, al termine di una manifestazione molto partecipata per esprimere sostegno ai quattro immigrati sulla gru di via San Faustino, alcune decine di persone totalmente estranee al presidio nei pressi della gru, sconosciute a noi e a tutti i partecipanti al presidio, all’improvviso e all’insaputa degli altri manifestanti, hanno per pochi minuti tentato di sfondare il fitto dispositivo di polizia e carabinieri che all’altezza della chiesa di San Faustino impedisce di avvicinarsi alla gru. L’unico risultato concreto ottenuto da chi ha compiuto quest’azione è stato lo scatenare altre cariche di polizia, dopo quelle che senza alcun motivo le forze dell’ordine avevano compiuto già lunedì 8 novembre. Anche ieri nel corso delle cariche polizia e carabinieri hanno operato fermi e pestaggi indiscriminati, che sono documentati dalle immagini video a disposizione di tutti. Non ci risulta che nel corso di questi fatti cose o vetrine abbiano subito danneggiamenti. Gli attivisti del presidio hanno fatto tutto quanto era nelle loro possibilità per riportare la calma fra i numerosissimi partecipanti in quel momento, mentre i pochi autori del tentativo di sfondamento subito fallito si stavano già dileguando. Ci sono volute decine di muniti e tanta fatica per riportare la calma. Soprattutto perché la tensione, anche tra i migranti, è oramai a un livello molto elevato. La responsabilità totale dell’innalzamento costante della tensione in tutti questi giorni è da attribuire al ministro degli Interni, all’Amministrazione comunale di Brescia, al Prefetto, ai più alti dirigenti della Questura di Brescia. Alla mancanza di qualsivoglia risposta positiva alle richieste dei migranti sulla gru da 15 giorni, si aggiunge il fatto, di inaudita gravità, che da giorni quelle quattro persone sono tenute in condizione di isolamento pressoché assoluto. Un vero e proprio stato d’assedio imposto dalle autorità appena elencate. Uno stato d’assedio che impedisce ai migranti sulla gru persino di comunicare con l’esterno, di ricevere una visita medica, indumenti. Di fatto, viene costantemente ostacolata e spesso impedita anche per più giorni consecutivi la stessa fornitura di cibo. Vengono tolte condizioni vitali che non possono essere negate a nessun essere umano, nemmeno in situazione di guerra. Contro quelle quattro persone, la loro dignità e il loro coraggio, è in atto una pressione talmente forte da diventare vera e propria vessazione. Siamo sulla soglia della barbarie. E la barbarie è impossibile da governare, per chiunque. Chiediamo con forza a tutti coloro che possono intervenire di muoversi con la massima urgenza per contribuire alla reale rimozione di questo stato d’assedio. Rinnoviamo a tutti e tutte l’appello a continuare con la massima partecipazione il presidio di sostegno in via San Faustino. Non lasceremo mai soli i ragazzi sulla gru. La loro lotta è la nostra lotta.

Associazione Diritti per Tutti

Brescia, 14 novembre 2010

13 novembre 2010

Un riarmo da un miliardo di euro

Il governo Berlusconi ha i giorni contati, ma prima di lasciare il potere ha voluto fare un ultimo regalino a Finmeccanica. Con il silenzio-assenso delle opposizioni

di Enrico Piovesana


Nei giorni scorsi, nonostante le difficoltà finanziarie in cui versano le casse dello Stato, le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno approvato in fretta e furia, e con il silenzio-assenso dell'opposizione Pd, un programma di riarmo del valore di quasi un miliardo di euro, buona parte dei quali finiranno alle aziende belliche del gruppo industriale guidato Pier Francesco Guarguaglini.

Il programma pluriennale di acquisizione armamenti, legato al crescente impegno bellico dell'Italia sul fronte di guerra afgano e alle esigenze strategiche della Nato, prevede una spesa complessiva di di 933,8 milioni di euro nell'arco dei prossimi quattro/nove anni.
Vediamo il dettaglio di quella che potrebbe essere l'ultima lista della spesa del ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

200 milioni di euro sono destinati a fornire i nostri elicotteri da guerra A-129 Mangusta, operativi in Afghanistan, dei nuovi sistemi di puntamento Ots fabbricati dalla Salex Galileo di Finmeccanica, che consentiranno di colpire al meglio gli obiettivi ''nei nuovi scenari di impiego degli elicotteri, in situazioni caratterizzate da fluidità e indeterminatezza della posizione delle forze amiche e nemiche''. Nella stessa cifra è compresa una fornitura, sempre per gli elicotteri Mangusta, di nuovi missili anticarro Spike, di fabbricazione israeliana, che andranno a sostituire gli attuali missili Tow, meno potenti.

22,3 milioni di euro verranno spesi per l'acquisto di 271 mortai da 81 millimetri di nuova generazione, fabbricati all'estero, e del relativo munizionamento, prodotto invece negli stabilimenti di Colleferro (Roma) dell'azienda di armamenti italo-britannica Simmel Difesa. Pezzi d'artiglieria più precisi, destinati a ''elevare le capacità operative delle unità terrestri attualmente impiegate nei diversi teatri operativi'' (leggi: sul fronte afgano).

125 milioni di euro sono stanziati per la costruzione, alla Fincantieri di Genova, di una nuova unità navale della Marina militare con funzione di appoggio alle forze di incursori, ricerca e soccorso, destinata a sostituire la vecchia nave A-5306 Anteo. Sarà una nave da guerra, armata di cannoni e mitragliatrici, di quelle con i portelloni anteriori per lo sbarco di mezzi anfibi.

87,5 milioni di euro verranno spesi per dotare i sommergibili classe U-212 (il 'Salvatore Todaro', lo 'Scirè' e altri due in costruzione) di un nuovo siluro 'pesante' (6 metri lunghezza per 1,2 tonnellate), evoluzione dell'attuale modello A-184. A costruire questi nuovi missili subacquei sarà la Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (Wass) di Livorno, del gruppo Finmeccanica.

63 milioni di euro serviranno a realizzare, presso l'aeroporto militare di Pisa, un grande 'hub' aereo militare nazionale ''dedicato alla gestione dei flussi, via aerea, di personale e di materiale dal territorio nazionale per i teatri operativi''. In pratica, si tratterà della più grande base aera della Nato d'Europa, destinata a funzionare come piattaforma logistica di tutte le future missioni militare alleate all'estero.

236 milioni di euro sono stati stanziati per creare una rete informatica militare sperimentale, detta Defence Information Infrastructure (Dii), ''necessaria per la trasformazione net-centrica dello strumento militare, elemento essenziale ed abilitante per la pianificazione e la condotta delle operazioni''. Un progetto che vede coinvolta, tra gli altri, la Elsag Datamat, altra azienda del gruppo Finmeccanica.

200 milioni andranno infine all'AgustaWestland di Finmeccanica per l'acquisto di dieci nuovi elicotteri Aw-139: velivoli militari di soccorso da utilizzare in operazioni all'interno del territorio ''nazionale o limitrofo''.

www.peacereporter.net 11/11/2010

10 novembre 2010

Tregua umanitaria per evitare un'immane tragedia

IL PRESIDIO DI IMMIGRATI E ANTIRAZZISTI CHIEDE 48 ORE DI TREGUA UMANITARIA

Di seguito il comunicato diffuso nel pomeriggio del 10 novembre nel quale si chiedono alle istituzioni

almeno 48 ore di tregua umanitaria

TREGUA UMANITARIA PER EVITARE UN'IMMANE TRAGEDIA.

Le Associazioni che, pur non avendo promosso l'occupazione della gru, hanno fin da subito garantito pieno appoggio politico ed umano ai 6 giovani migranti, costretti a salire a 30 metri di altezza per rendere visibili le proprie ragioni,

in nome della salvaguardia del bene supremo rappresentato dalla vita di queste persone:

CHIEDONO ALLE ISTITUZIONI COMPETENTI

UNA SORTA DI TREGUA UMANITARIA DI ALMENO 48 ORE

  • per far abbassare la tensione che si è pericolosamente alzata lunedì con le operazioni di sgombero del presidio, con cariche, violenze e arresti che hanno esacerbato ancora di piu lo stato d'animo dei giovani sulla gru, portandoli a mettere in atto comportamenti estremamente rischiosi per la loro incolumita
  • per consentire in un contesto di maggiore tranquillita l'individuazione di possibili sbocchi e soluzioni ad una situazione che si trova in una pericolosa fase di stallo

Chiediamo quindi che per almeno 48 ore

  • si allenti la presenza di forza pubblica in assetto antisommossa consentendo anche il passaggio in via S Faustino
  • si realizzino le condizioni per una comunicazione continua con i giovani sulla gru per impedire che l'esasperazione, la stanchezza fisica, le privazioni e l'isolamento telefonico possano compromettere la loro tenuta psicologica
  • si sospendano i tentativi di porre una rete di protezione che i migranti vedono come preliminare ad un eventuale blitz e che quindi anziche rappresentare un elemento di sicurezza alimenta condotte per loro pericolose

Realizzandosi queste situazioni si creera un clima piu propizio alla possibilita che le Associazioni, che sottoscrivono questa proposta, riescano a convincere i migranti sulla gru ad astenersi da comportamenti che mettono seriamente a repentaglio la loro vita e a restare nella cabina o nella zona protetta da ringhiere. Si chiede infine che possano essere mandate sulla gru delle imbragature di sicurezza normalmente utilizzate in edilizia.

Brescia 10-10-2010

Le comunita egiziana, indiana, pachistana, marocchina, senegalese del presidio permanente, Associazione Diritti per tutti, Coordinamento CGIL, Partito della Rifondazione comunista, CSA Magazzino 47, CSA 28 maggio, Conf. Cobas, USB (Unione sindacale di base), Associazione senegalesi Brescia e provincia Associazione islamica Muhammadiah (moschea pachistana), Sinistra Critica.