29 dicembre 2010

Per chi la vive ogni giorno… che cos'è la “Puglia migliore”?

Rivinte le elezioni nel marzo del 2010 la Giunta regionale di centrosinistra inizia ad avere difficoltà a nascondere il suo vero volto. Da qualche mese le politiche varate dal governo regionale a discapito della sanità pubblica, del diritto alla salute e al lavoro stabile, della salvaguardia dell’ambiente e della ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese, vengono occultate con maestria e “giochi di parole” scaricando tutte le responsabilità verso il governo nazionale; non considerando che la Regione Puglia ha comunque potere di legiferare ed attuare politiche in materia di lavoro, sanità, servizi pubblici, ambiente e rifiuti.
Mentre la disoccupazione, a metà 2010, è salita al 13,5% (per la Cgil è al 17% inclusi scoraggiati e non attivi), quella giovanile tra i 15/24 anni è pari al 32,6% (senza considerare chi ha un lavoro precario e sottopagato), le ore di cassa integrazione straordinaria sono aumentate del 260%, la “Puglia migliore” è terra che arricchisce sempre più i gruppi industriali e le lobby energetiche, il ceto politico e le baronie istituzionali.
Non è un caso che il Consiglio regionale abbia aumentato i benefits per i consiglieri ed alzato il vitalizio per 2,8 mln € per gli ex consiglieri non rieletti; mentre gli Assessorati sono diventati preda per la fitta schiera dell’entourage del presidente Vendola e dei partiti di maggioranza, attraverso consulenze, assunzioni ad hoc, nomine dirigenziali. Tutte forme “innovative” della macchina amministrativa, che fanno delle Istituzioni pugliesi un’arena di favoritismi e di clientele legalizzate, per ripagare molti del supporto e consenso elettorale ricevuto (incluse le primarie).

Tagli alla sanità pubblica…finanziamenti a quella privata
Lo scorso 8 dicembre la Giunta regionale ha approvato la Legge di bilancio. Una manovra che lo stesso governatore Vendola ha definito di “lacrime e sangue”.Qualche giorno prima sempre il Governo regionale, in concerto col quello nazionale, ha firmato il “Piano di rientro” sanitario, caratterizzato dal blocco delle“internalizzazioni”, dal blocco del turn-over del personale, dalla chiusura di interi presidi ospedalieri, dalla drastica riduzione di posti-letto e dall’interruzione di servizi come quelli a domicilio, la c.d. de-ospedalizzazione. Se il “Piano di rientro” da un lato sacrificherà migliaia di lavoratori (medici, infermieri, contrattisti, etc.) che alla fine del 2010 rimarranno a casa, dall’altro Vendola in prima persona, insieme all’Assessore all’Economia Pelillo (Pd), ha già finanziato (come prima trance) per 60 mln di € la realizzazione dell’ospedale “San Raffaele” a Taranto della Fondazione di Don Verzè, iniziando effettivamente a sostituire la sanità pubblica con quella privata, sulla scia del modello lombardo di Formigoni.
Il Piano di rientro insieme alla legge di bilancio produrranno, come hanno segnalato i Sindacati di base e anche la Cgil, la cancellazione degli assegni di cura, dei contributi alloggiativi, la riduzione delle agevolazioni per il trasporto pubblico locale per i pendolari, insieme alla rimodulazione al ribasso delle fasce di esenzione dei ticket, insieme ai tagli per l’acquisto dei libri scolastici.
Questa è l’idea di difesa della sanità pubblica e dei servizi sociali dei governi di centrosinistra!

Discarica dei rifiuti di stato e devastazione dei territori
La firma di Vendola per il “Piano di rientro”, non solo procurerà un attacco all’internalizzazione dei lavoratori e al servizio sanitario pubblico, ma la contropartita da pagare al Governo Berlusconi per sanare il deficit sanitario è stata quella di accettare lo smaltimento di 50mila tonnellate di rifiuticampani. Sono stati completamente inascoltati i comitati ed associazioni, che si sono opposte a diventare la discarica dei rifiuti di stato, facendo della democrazia un optional e della salute un bene da monetizzare: 1milione di € è stata la somma versata dalla Regione ai comuni per compensarli del sacrificio ambientale!Non solo! Da Cerignola a Lizzano, da Barletta a Brindisi, passando per Modugno, Massafra e tanti altri piccoli comuni, sono ormai sei anni che il Governo regionale (con il consenso tacito della destra) autorizza la realizzazione di termovalorizzatori, centrali turbogas, discariche, inceneritori, favorendo i profitti di grandi imprese (Marcegaglia, Sorgenia, ecc). Il tutto a discapito di intere popolazioni, che ormai da anni propongono una soluzione ecocompatibile e vantaggiosa in termini di risparmio collettivo economico ed energetico, a favore dell'incremento dell'occupazione e della tutela dell''ambiente, fatta di riduzione della produzione di rifiuti, raccolta differenziata porta a porta, riciclo, riutilizzo, con l'obbiettivo dei "Rifiuti Zero". Questi programmi sono rimossi da una visione e prassi verticista della politica-istituzionale, per la quale il coinvolgimento diretto è permesso solo per aprire comitati elettorali.
Le ambiguità sul processo di ripubblicizzazione dell’Acquedotto pugliese
A quasi un anno dalle promesse in campagna elettorale, il disegno di legge promosso dal Comitato pugliese “Acqua bene comune”, che trasforma l’Aqp da SpA in Azienda di diritto pubblico, il cui servizio idrico integrato è privo di rilevanza economica, sottratto alle regole della concorrenza (già approvato dalla Giunta), non è stato tuttora approvato in Legge dal Consiglio regionale. Questo dimostra la reticenza e le dirette relazioni della maggioranza di centrosinistra con tutti quei gruppi industriali (da Caltagirone e Marcegaglia) che hanno l’interesse a mantenere il più grande acquedotto d’Europa nel mercato per accumulare profitti e rendite.

Dopo anni di esaltazione della “Puglia migliore”, caratterizzati da filastrocche e messaggi poetici incantatori, collettivi di cittadine/i, universitari, lavoratori precari, con la pratica del conflitto sociale e della partecipazione attiva stanno facendo emergere le contraddizioni del Governo di centro sinistra, responsabile nel far pagare la crisi del sistema capitalista alle classi sociali meno abbienti: lavoratori e lavoratrici, migranti, precari e giovani.
Il governatore Vendola, che si definisce un “riformista”, e la sua propaganda mistificatrice iniziano ad essere smascherate. Con la scusa degli “interessi generali” è difficile nascondere gli effetti delle politiche del suo governo, funzionali invece a privilegiare gli affari di grandi imprese e clientele diffuse, che spesso risultano essere illegali e legate alla criminalità organizzata (si veda la gestione delle autorizzazioni per le energie rinnovabili).
L’unica risposta reale alla crisi sono le istanze provenienti dal mondo del lavoro e della cittadinanza, il protagonismo politico diffuso di comitati e vertenze auto organizzate: dall’innalzamento della tassazione dei redditi più alti al recupero di centinaia di mln di € di contributi regionali elargiti alle aziende che hanno licenziato o messo in mobilità; dall’introduzione di un salario sociale per disoccupati e precari, all’aumento delle borse di studio per gli studenti, all’attuazione di tutti quei punti programmatici per la salvaguardia dell’ambiente e per la ripubblicizzazione dei beni comuni.
Sinistra Critica, Puglia
Organizzazione per la Sinistra anticapitalista

FIOM: sciopero generale dei metalmeccanici, 28 gennaio 2011


Documento finale
Comitato Centrale 29 dicembre 2010
Il Comitato Centrale della Fiom considera la scelta compiuta dalla Fiat alle Carrozzerie di Mirafiori un atto antisindacale, antidemocratico ed autoritario senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali nel nostro Paese dal dopoguerra, in contrasto con i princìpi ed i valori della nostra Carta Costituzionale.
L'obiettivo strategico della Fiat è chiaro: provare a cancellare in modo definitivo il sistema dei diritti individuali e collettivi nel lavoro, conquistati nel tempo con le lotte dalle lavoratrici e dai lavoratori del nostro Paese, tramite una libera ed autonoma azione di contrattazione collettiva ed affermare che questa è l'unica condizione per poter investire in Italia.
I contenuti dell'intesa imposta dall'Azienda alle Carrozzerie di Mirafiori saranno estesi anche a Pomigliano rendendo evidente le volontà e la radicalità del gruppo Fiat:
· Le Newco servono per cancellare il Contratto nazionale, per azzerare i diritti nel lavoro sanciti da accordi pregressi, per permettere alla Fiat stessa di uscire dal sistema di rappresentanza confindustriale.
· I sindacati vengono trasformati in soggetti aziendalistici e corporativi senza più alcun diritto a contrattare, che esistono solo se firmano e sostengono le ragioni e le posizioni dell'impresa. Chi non firma l'intesa non ha diritto di esistere e gli vengono negate tutte le agibilità sindacali, dai permessi sindacali al diritto di assemblea, alla trattenuta sindacale.
· Le lavoratrici e i lavoratori non hanno più il diritto ad eleggere propri delegati sindacali, perché ci saranno solo rappresentanti nominati in maniera paritetica dalle Organizzazioni sindacali aderenti al Regolamento imposto dalla Fiat.
· Si peggiorano le condizioni di lavoro, di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro, riducendo le pause sulle linee di montaggio, assumendo la nuova metrica del lavoro Ergouas quale metodo indiscutibile e immodificabile, aumentando gli orari di lavoro e lo straordinario obbligatorio, derogando dalle leggi e dal Ccnl, aumentando le saturazioni dei tempi di lavoro e lo
sfruttamento.
· Si riduce nei fatti il salario reale, cancellando la contrattazione aziendale sul salario, come
avvenuto nel 2010 tagliando il Premio di risultato.
· Si introducono sanzioni e penalizzazioni che permettono all'azienda di non retribuire i primi giorni di malattia e di impedire il diritto di sciopero fino alla licenziabilità del dipendente.
È paradossale che la Fiat vincoli gli investimenti all'esito di un referendum da lei promosso, in cui si ricattano sul piano occupazionale le lavoratrici e i lavoratori, chiedendo loro di uscire dal Ccnl, dalle leggi e dai princìpi e dai valori della Costituzione e di cancellarne le libertà sindacali.
Il Comitato Centrale della Fiom-Cgil conferma, come già deciso sull'intesa separata della Fiat a Pomigliano, la scelta di considerare inaccettabile e non firmabile il testo proposto dalla Fiat per le Carrozzerie di Mirafiori, giudica illegittimo sottoporre a referendum diritti indisponibili alla
negoziazione tra le parti, a partire dalla libera scelta della propria rappresentanza sindacale con il voto, e considera un grave errore della Fim e della Uilm cedere al ricatto della Fiat, perché così si rinuncia a svolgere un ruolo contrattuale e si rischia di rompere con la storia e la natura confederale e solidale del sindacalismo italiano.
Se poi, nello stesso giorno, succede che il Governo fa approvare la riforma Gelmini, taglia i fondi per l'informazione e la cultura e sostiene le scelte della Fiat, è evidente che siamo in presenza di un attacco ai diritti, al lavoro ed alla democrazia che deve preoccupare tutte le forze che hanno a cuore la difesa della nostra Costituzione.
Per queste ragioni il Comitato Centrale della Fiom-Cgil decide di:
· Proclamare 8 ore di sciopero generale dei metalmeccanici con l'effettuazione di presidi e manifestazioni regionali per la giornata di venerdì 28 gennaio 2011, rivolgendosi anche a tutte le persone, le associazioni e i movimenti che hanno partecipato il 16 ottobre alla grande manifestazione di Roma.
· Lanciare in tutti i luoghi di lavoro e nel Paese una raccolta di firme contro gli accordi di Mirafiori e Pomigliano, per un Contratto nazionale senza deroghe, per la libertà sindacale, per un lavoro stabile e con diritti ed a sostegno della Fiom e della lotta dei metalmeccanici.
· Organizzare in tutte le città momenti pubblici e permanenti di presidio, discussione ed informazione per il lavoro, il contratto, la democrazia e le libertà sindacali.
Inoltre il Comitato Centrale della Fiom dà mandato alla Segreteria nazionale di effettuare:
· Incontri con le forze politiche.
· Un'iniziativa aperta della Consulta giuridica.
· Organizzare in rapporto con le Fiom di Torino e di Napoli le iniziative più utili per dare continuità al proprio ruolo di rappresentanza e tutela degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Fiat.
· Un'estensione dell'azione contrattuale e giuridica per difendere il Ccnl del 2008 e le libertà sindacali, come deciso dai precedenti Comitati Centrali.
Il Comitato Centrale della Fiom esprime il proprio totale sostegno e la propria profonda solidarietà alle Rsu, ai delegati, ai militanti, agli iscritti della Fiom di Mirafiori e Pomigliano che per primi sono impegnati in questa difficile e durissima vertenza e si rivolge a tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici affinché con la loro mobilitazione ed azione collettiva si difendano le libertà sindacali, la dignità del lavoro e la democrazia nei luoghi di lavoro e nel Paese.

G.Cremaschi - L’accordo di Mirafiori? Un attacco ai lavoratori. Il più grave dai tempi del fascismo

da www.ilfattoquotidiano.it, 28 dicembre 2010.

Il presidente del Comitato centrale della Fiom Giorgio Cremaschi attacca l'accordo sottoscritto fra la Fiat e le altre sigle sindacali: “E' come se Berlusconi dicesse che per risanare il bilancio bisogna cancellare le elezioni”. Poi si rivolge a Susanna Camusso: "Un errore cercare l'accordo con Confindustria" (...)

“E’ la prima volta dai tempi del fascismo che si prova a togliere il diritto dei lavoratori ad eleggere i propri rappresentanti”. E’ un fiume in piena Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom. Il sindacato dei metalmeccanici della Cgil è l’unico a non aver sottoscritto l’accordo separato del 23 dicembre con il numero uno di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne sul destino dello stabilimento torinese di Mirafiori.

L’intesa, che ha ricevuto il via libera delle altre sigle (Fim, Uilm, Ugl e Fismic) prevede una serie di regole che vanno dall’orario di lavoro alle assenze per malattia (leggi l’articolo). Ma la novità più importante è che, con l’uscita da Confindustria, la NewCo che sorgerà dalle ceneri di Mirafiori non sarà più obbligata a riconoscere il contratto nazionale siglato con Federmeccanica. E così potrà anche abolire le relazioni sindacali stabilite dall’intesa tra industriali e sindacati confederali nel 1993, che prevede il diritto dei lavoratori di uno stabilimento di eleggere autonomamente i propri rappresentanti (che vanno a formare le Rappresentanze sindacali unitarie). Nella nuova azienda avranno voce in capitolo solo gli esponenti eletti da quei sindacati che hanno firmato l’intesa.

E qui, per la Fiom, casca l’asino. Secondo Cremaschi, il patto di Mirafiori è il segno tangibile dell’avanzata dell’autoritarismo. “E’ come se Berlusconi dicesse che per risanare il bilancio bisogna cancellare le elezioni”. E affida il suo pensiero a un paragone storico: “E’ come il 2 ottobre del 1925, quando l’allora presidente del Consiglio Benito Mussolini assieme a Confindustria e ai sindacati fascisti firmò un accordo per l’azzeramento delle commissioni interne alle fabbriche”.

Il patto di Mirafiori è stato però accolto in maniera positiva da molti ambienti politici e sindacali. A partire da Uilm e Fim-Cisl che, al contrario della Fiom, hanno firmato il documento, passando per il premier che ha parlato di accordo “innovativo, storico e positivo”, fino ad alcuni esponenti del Partito democratico.

Cremaschi ce l’ha soprattutto con le due sigle: “Sono sindacati gialli, alle complete dipendenze della Fiat. Non è mai successo – continua il sindacalista – che due organizzazioni firmino un accordo di quella portata escludendone un altro. Che per giunta è il sindacato principale e più rappresentativo”.

La tuta blu non risparmia colpi anche a quegli ambienti del centrosinistra, soprattutto piemontese, che hanno salutato positivamente l’accordo: “Non si può essere contro Berlusconi e a favore di Marchionne. Faccio un invito a tutti i politici del Pd che si sono detti favorevoli all’intesa di Mirafiori: vadano con Berlusconi. A partire dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino”.

In realtà le frizioni all’interno del sindacato riguardano anche la stessa Cgil. In un’intervista rilasciata oggi a Repubblica, il segretario generale Susanna Camusso ha detto che “la Fiom, possibilmente con la Cgil, dovrà aprire una discussione su questa sconfitta. Perché un sindacato non può limitarsi all’opposizione altrimenti rinuncia alla tutela concreta dei lavoratori”. Anche su questo punto Cremaschi non cede di un millimetro: “La Cgil doveva fare lo sciopero generale annunciato lo scorso 16 ottobre se è vero, come ha dichiarato la Camusso, che il disegno di Marchionne è autoritario e antidemocratico”. Un altro errore del neosegretario secondo il leader delle tute blu è quello di aver cercato un accordo con la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia per isolare il numero uno del Lingotto. “Il risultato è che mentre la Fiat usciva dall’associazione degli industriali, il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei entrava in Fiat Industrial”.

Mercoledì prossimo è in programma un’assemblea straordinaria del Comitato centrale del sindacato dei metalmeccanici. All’ordine del giorno “le risposte da dare all’accordo che è la più grave violazione delle libertà sindacali dal 1945”. In quella sede, assicura Cremaschi, la Fiom metterà in piedi una strategia di lotta anche in campo politico e giuridico. “Perché quell’intesa viola una serie di articoli della Costituzione a partire dal primo”.

Alla riunione del comitato si parlerà anche del referendum interno ai lavoratori dello stabilimento che sarà programmato dopo il 10 gennaio 2011. Una consultazione che ufficialmente la Fiom non riconosce anche se annuncia che organizzerà la tutela di quei lavoratori che intenderanno votare. “Più che un referendum è un plebiscito autoritario – conclude Cremaschi – La consultazione ha due obiettivi. Il primo sancisce la volontà dei lavoratori che, con la pistola puntata alla tempia, devono decidere di non avere più rappresentanze sindacali all’interno della fabbrica, il secondo è quello di fare fuori la Fiom che diventerà una sorta di organizzazione clandestina all’interno della Fiat”.

Clandestina o meno, quello che in questi mesi la Fiom non è riuscita a fare è di contraddire l’assunto che le tutele dei lavoratori, così come formulate in Italia, sono un freno per il processi produttivi e industriali delle aziende. E forse è anche per questo che è rimasta sola a dire no all’accordo di Mirafiori. Un’analisi che Cremaschi rimanda al mittente: “La mia organizzazione sarà pur isolata nel Palazzo. Ma è il Palazzo e non la Fiom che non è in sintonia con il Paese. E le rivolte sociali di questo periodo non fanno che confermarlo”.

A fianco dei lavoratori, contro Marchionne e tutti i suoi amici

L’offensiva a tutto campo del padronato contro la classe operaia giunge al suo culmine, dopo Pomigliano, con l’assalto di Marchionne alle lavoratrici e ai lavoratori di Mirafiori. E’ parte integrante di quella guerra sociale che le borghesie europee e i loro governi di centro destra e centrosinistra hanno scatenato con sempre maggiore forza nell’ultimo anno contro la classe lavoratrice.

La guerra totale contro i lavoratori

Marchionne vuole e impone tutto: sindacati di facciata, diretta espressione della volontà padronale che vivranno solo perché funzionali ad incatenare i lavoratori; esclusione dalla fabbrica di ogni sindacato vero che voglia rappresentare gli interessi dei lavoratori e difenderne diritti, salari e condizioni di lavoro; abolizione di diritti costituzionali fondamentali, a partire dal diritto di sciopero e dalla libera organizzazione sindacale; pesanti sanzioni e licenziamento per quei lavoratori che cercheranno di promuovere qualsiasi azione di difesa individuale e/o collettiva; regime di orari e di sfruttamento bestiali per incrementare fino all’ultimo centesimo i profitti ai moderni e brutali padroni delle ferriere.

Un mondo a parte - ma solo fino a un certo punto - perché il modello Marchionne corrisponde a quello che i padroni in tante parti del mondo già fanno o che sperano di fare. Una concorrenza spietata tra di loro in un periodo di difficoltà del capitalismo con i lavoratori ingaggiati nella guerra (in questo caso quella dell’auto) per combattere e morire, carne di cannone sull’altare dei profitti.
L’accordo di Mirafiori è dunque un a metafora perfetta di come il capitalismo concepisce il mondo: un lavoro da schiavi per produrre una merce per i ricchi (soprattutto americani, ma non solo) nociva e distruttiva dell’ambiente.
Pomigliano e Mirafiori parlano a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, a tutte le categorie: quel che si vuole per la Fiat, ben presto lo si vorrà per tante altre aziende e settori, è un veleno che percorrerà tutto il paese; l’attacco coinvolge tutto il mondo del lavoro; il grido dall’allarme va lanciato più forte possibile perché l’incendio è senza precedenti e prima che sia troppo tardi.
La mobilitazione generale, che da tempo avrebbe dovuto essere stata costruita, oggi non è più rinviabile e deve essere perseguita nei prossimi giorni, nelle prossime settimane da tutte quelle forze sindacali, a partire dalla Fiom, e dalle forze politiche e movimenti sociali che scelgono di schierarsi senza se e senza ma , dalla parte dei lavoratori contro Marchionne, la Fiat, la Confindustria e i tanti che li sostengono.
Sinistra Critica esprime la propria totale solidarietà ai lavoratori di tutta la Fiat e mobiliterà tutte le sue forze per sostenere i lavoratori in uno scontro durissimo partecipando a tutte le iniziative unitarie che si prefiggono questo obbiettivo.

Il bilancio di un anno

Nello stesso tempo è necessario interrogarsi su come, quello che sta avvenendo sia stato reso possibile, perché la Fiat pensa di poter varcare impunemente il Rubicone di diritti essenziali dei lavoratori e perché intorno ad essi non c’è stata fino ad oggi la necessaria solidarietà.
E’ da anni che le politiche liberiste del padronato non trovano nessuna reale risposta generale; in particolare nel nostro paese; è da anni che non solo il centro destra, ma il centro sinistra praticano le politiche liberiste più antipopolari, è da anni che pezzo dopo pezzo tutte le conquiste economiche, sociali e democratiche vengono smantellate. E’ da anni che le grandi confederazioni sindacali, si fanno complici di queste politiche o, come la Cgil, non organizzano nessuna risposta.
Il solo bilancio di quest’anno è impressionante: tagli senza precedenti a Regioni e enti locali, cioè tagli ai servizi sociali; precarietà senza fine e cassa integrazione per centinaia di migliaia di lavoratori; aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici del pubblico impiego, ma anche una ennesima controriforma pensionistica che colpisce tutti, passata nel silenzio; disdetta del contratto per un milione mezzo di metalmeccanici; blocco per 4 anni della contrattazione per 3 milioni di lavoratrici e lavoratori pubblico. E un governo che si propone di fare quello che già fa Marchionne, chiudere lo statuto dei lavoratori.
E ancora: dopo la distruzione della scuola media con prima controriforma Gelmini, oggi ecco la distruzione della università pubblica con la legge approvata il giorno stesso dell’accordo Fiat. E qualcuno, il segretario del PD, ha il coraggio di dire che questo governo non fa niente…. L’unica che non fa niente è la cosiddetta opposizione parlamentare, che ha avallato o lasciato passare, senza alcuna vera contrapposizione, tutte queste vergognose misure contro un movimento dei lavoratori, sempre più solo e disperato.

Quelli che stanno con Marchionne

In tutti questi mesi la Fiat ha trovato una sola opposizione, quella della Fiom e dei sindacati di base; ha avuto dalla sua parte i sindacati complici (CISL, UIL e aggregati), tutta la destra e gran parte del centro sinistra.
Per quanto riguarda la CGIL, essa si è preoccupata solo di distinguersi dalla Fiom e di invitare i padroni italiani a una maggior “ragionevolezza”. Essa, come molti altri, ha voluto dimenticarsi del vecchio detto. “se dai un dito al padrone, questi si prendere prima la mano, poi il braccio, poi…
In altri termini tutti questi hanno dato il via libera alla guerra totale di Marchionne o non l’hanno ostacolata. Sostegno alla Fiat e isolamento per i lavoratori, quelli della Fiat, ma anche di tutti gli altri perché la sconfitta alla Fiat sarebbe ben presto la sconfitta di tutti.

E’ una vergogna che le istituzioni, invece di stare coi lavoratori chiedendo alla Fiat il rispetto della Costituzione, dei diritti del lavoro, dei contratti collettivi, (tanto più dopo i miliardi pubblici che le sono stati dati), invitino i lavoratori a rassegnarsi adeguandosi a uno sfruttamento sempre più duro da schiavi-robot.
A Torino, il sindaco e vicesindaco, sono arrivati a dire che destino di Mirafiori e della città è nelle mani dei lavoratori. La verità è che il destino di Mirafiori e della città è lasciato nelle mani di una
Fiat sempre più americana e che coloro che sono stati eletti per fare gli interessi dei cittadini sono sempre più i servi sciocchi e complici della azienda e di una famiglia Agnelli che ormai ha deciso
di sbarazzarsi dell’ingombrante settore auto. In quanto ai candidati del PD alle prossime elezioni comunali, in forme diverse, quasi tutti si sono precipitati a sostenere l’accordo vessatorio. Vergogna.
Per quanto riguarda la CGIL di Camusso, la preoccupazione di questa organizzazione che punta al nuovo patto sociale con una Confindustria, strattonata dalle fughe in avanti di Marchionne, invitare i padroni stessi ad “adoperarsi” perché Marchionne rientri nell’alveo dei diritti è di costituzionali. Sarebbe meno utopistico chiedere alla tigri di diventare vegetariane. Nel frattempo, nonostante le richieste sempre più pressanti che arrivano, (dalla Fiom, dai movimenti sociali, a partire dal quello dei giovani studenti) ai dirigenti della maggioranza della CGIL l’idea di uno
sciopero generale, neanche passa nella testa.

La mobilitazione e lo sciopero generale subito

L’attacco della Fiat deve essere rigettato attraverso la mobilitazione più ampia possibile di tutte le lavoratrici e i lavoratori, nell’unità con i movimenti sociali scesi in lotta in questi, mesi, con tutti i cittadini che sono consapevoli della gravità di quanto sta avvenendo, che sono in gioco fondamentali diritti del lavoro e insieme ad essi diritti costituzionali e civili essenziali di un paese democratico.
Questi stabilimenti italiani, che non sono più neanche della vecchia Fiat, ma che sono solo reparti di una azienda americana, la Chrysler, sono stati costruiti con il sudore e il lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori, sono stati mantenuti in piedi numerose volte, garantendo i profitti degli azionisti Fiat, attraverso un fiume di denaro pubblico. Solo pochi anni fa, grazie a una ulteriore elargizione di soldi da parte degli Enti locali del Piemonte era stato “garantito” dalla direzione Fiat il mantenimento di Mirafiori.
Questi stabilimenti (da Termini Imerese a Mirafiori, da Melfi a Pomigliano) possono e debbono essere mantenuti. Non possono restare nella mani di un padrone esterno che li concepisce solo come limoni di spremere, l’intervento pubblico si ripone con forza e, di fronte alla crisi del settore e alle scelte produttive di Marchionne, sono necessari progetti importanti di riconversione in funzione della salvaguardia dei posti di lavoro, dei bisogni delle collettività locali, della preservazione dell’ambiente e del territorio.
Per questo serve un grande movimento una grande mobilitazione per sconfiggere il disegno reazionario della Fiat, per unire tutti i lavoratori. Per questo serve chiaramente che tutti, in questi giorni, dicano da che parte stanno: o con i lavoratori o con la Fiat. Coloro che vogliono il bene della classe lavoratrice devono lavorare non solo per una mobilitazione unitaria di tutto il settore auto, ma anche per uno sciopero generale dei metalmeccanici, che, in mancanza di una risposta positiva della Cgil, possa diventare lo sciopero di tutti coloro che non vogliono arrendersi, che vogliono difendere il lavoro e i suoi diritti, di tutte le categorie, e di tutti i movimenti. Tutti devono essere consapevoli che la risposta va data oggi.
Uno sciopero dei metalmeccanici che possa diventare il primo atto di uno sciopero generale e generalizzato in cui si affermi l’unità di classe, capace di bloccare il paese e di mandare casa Berlusconi e di sconfiggere Marchionne, la Confindustria, i sindacati complici e tutti coloro che sostengono le politiche di austerità e di massacro sociale.

Franco Turigliatto - Portavoce nazionale Sinistra Critica

Blocco Studentesco Verona "scrive la lettera di Natale" agli SCROSTINI!

ABIA - Allegra Brigata Iconoclasta Antifascista
Comunicato stampa

Blocco Studentesco Verona "scrive la lettera di Natale" agli SCROSTINI!

In seguito all'iniziativa svoltasi nel pomeriggio del 23 dicembre u.s denominata lo "scrostino", nel corso della quale l'ABIA - Allegra Brigata Iconoclasta Antifascista - ha provveduto a rimuovere dai muri e dai cartelli del centro storico manifesti, adesivi e scritte di stampo neofascista, alla casella di posta elettronica del Circolo Pink è arrivato il seguente messaggio, inviato dall'indirizzo di posta elettronica di Blocco Studentesco - Verona:

"Cari Involtini annoiati dalla vita. Complimenti per la vostra piccola vile azione. Qualche buon passante osservatore ci aveva avvisato di quello che stavate facendo ma non siamo stati fortunati e non vi abbiamo incrociato. Sarebbe stato interessante capire insieme il buon operato degli scrostini. Chissa se la brigata dopo sarebbe stata ancora allegra. Vabbe, cari piccoli neo partigiani, infami e vili come i vostri predecessori, buone feste e buon capodanno. godetevelo dato che e' stato molto fortunato...questa volta."


Con preghiera di integrale pubblicazione
ABIA - Allegra Brigata Iconoclasta Antifascista

Verona, 27 dicembre 2010

24 dicembre 2010

Gelmini, studenti in corteo tra gli applausi

Grave e sbagliata la scelta di Susanna Camusso di cancellare lo sciopero generale

di Giorgio Cremaschi.
E’ assolutamente deludente e non all’altezza della gravità della situazione l’impianto della relazione al Direttivo della Cgil di Susanna Camusso. Considerare inutile la discussione sullo sciopero generale e sostanzialmente toglierlo dall’agenda dell’organizzazione, concentrare la critica solo sul Governo e continuare così il confronto su un patto sociale con la Confindustria che lo stesso Berlusconi ha messo tra i punti del suo programma, esprimere giudizi assolutamente riduttivi della portata e sul valore della lotta degli studenti, sono tutte scelte sbagliate e minimaliste, totalmente inadeguate rispetto alla gravità della situazione sociale del Paese e ai compiti che spetterebbero alla Cgil. (...)
Se a questo minimalismo verso l’esterno si aggiunge inoltre la stretta che c’è nella vita democratica interna dell’organizzazione e che ha portato la minoranza a non partecipare al voto sulle modifiche dello Statuto, si ha un quadro completo di una direzione politica della Cgil che non sta assolutamente andando nella direzione che sarebbe giusta e necessaria.
21 dicembre 2010

23 dicembre 2010

Verona...un bianco natale

UN BIANCO NATALE GRAZIE ALLO SCROSTINO!
Il centro di Verona ripulito dalla spazzatura neo-fascista

Eccoli all'opera quelli dello scrostino, prima uscita pubblica ieri 23 dicembre 2010, a ripulire il centro storico da scritte e manifesti, spazzatura cartacea e non di Blocco Studentesco, Forza Nuova, Casa Pound.
Da piazza Isolo passando per ponte Nuovo, via Cappello, piazza Erbe, via Mazzini, piazza Bra per finire con la pulizia dei cartelli spartitraffico in corso Porta Nuova.
Un bel gruppo di persone all'opera per un "vero" regalo fatto alla città.
Davvero un bianco Natale, muri, cartelli, grondaie, segnali stradali senza più simboli neofascisti.
Un lavoro che dovrebbe fare chi è pagato dai cittadini/e, ma gli SCROSTINI VERONESI armati di spatole e tute hanno "tappato tl buco" e lo faranno ancora.
Prossimo appuntamento fra un paio di mesi, chissà, un altro quartiere di Verona da ripulire?
Verona se la merita, un po' di pulizia.
Auguri!
ABIA - Allegra Brigata Iconoclasta Antifascista
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gli SCROSTINI all'opera in centro

15 dicembre 2010

A fianco degli studenti, no a criminalizzazioni

A fianco degli studenti, no a criminalizzazioni

Come a Londra, esplode una rabbia sociale. Serve una risposta politica

Dichiarazione di Sinistra Critica, movimento per la sinistra anticapitalista


La manifestazione di ieri è stata imponente e piena di giovani, una generazione nuova che ha ormai capito che la crisi capitalistica in atto, non le consente di avere un futuro. Questa incertezza sulle proprie vite, le scene di compravendita e di corruzione andate in scena nel "palazzo" e che hanno permesso al governo di farla franca, l'idea fallimentare della "zona rossa" spiegano una dinamica di rabbia sociale che non è ascrivibile solo a gruppi organizzati. Per questo diciamo no ai tentativi di criminalizzare la protesta, gli studenti e la loro voglia di ribellarsi. Noi siamo con questa generazione, al di là di incidenti che possono essere evitati solo dalla fine delle zone rosse e da una politica più decente di questa.
In tutta Europa si sta diffondendo una dinamica di ribellione che mette in evidenza una crisi di sistema e che chiede anche una risposta politica oggi non presente nel panorama italiano e europeo.
Per questo saremo impegnati nelle mobilitazioni, a mani nude, e nella costruzione di una proposta anticapitalista per una nuova politica e una nuova forma di partecipazione.
Sinistra Critica

14 dicembre 2010

Verona, martedì 14 dicembre: "In tempo de guera..."

Martedì 14 dicembre
Centro TOMMASOLI - ex Chimica
piazza Zagata, Verona



Emergency e Sinistra Critica organizzano:

"In tempo de guera ogni busa fa trincea -
Lotte resistenze e prospettive irrinunciabili... dentro e oltre la crisi"

>>> ore 20.00
Musica e goti con:

ORSO BRUTTO E LA PICCOLA ORCHESTRA BATTERE IN LEVARE


>>> ore 20.45
Assemblea e dibattito con:

GIULIO CRISTOFFANINI
- cofondatore di Emergency
PIERO MAESTRI - portavoce nazionale di Sinistra Critica
FABIO POZZERLE - segreteria Fiom Cgil Verona

intervengono AteneinRivolta e studenti università di Verona

12 dicembre 2010

Parentopoli. Il problema sono le S.p.a. Sì ai referendum

di Marco Bersani*
da www.attac.it
Strali di indignazione vengono lanciati da ogni dove sulle quasi 2000 nuove assunzioni clientelari effettuate da ATAC SpA (trasporto pubblico locale) ed AMA SpA (igiene ambientale e rifiuti) dall’insediamento, nell’agosto 2008 della nuova Giunta Alemanno. Una vera e propria parentopoli, cartina di tornasole del degrado della democrazia e dell’utilizzo di clan dei soldi pubblici e dei beni comuni.

Ma quello che più colpisce nelle dichiarazioni di chi denuncia lo scandalo, di chi invoca la magistratura, di chi chiede (sacrosante) dimissioni è l’attenzione alla bulimia e non al sistema nutrizionale : ciò che colpisce è la quantità, la pervicacia, l’esagerazione, mai il modello.

Basterebbe porre invece l’attenzione su due elementi per capire dove stia il difetto.

Il primo elemento è che nessuna Procura della Repubblica potrà portare a termine, se non con l’archiviazione, qualsiasi indagine in merito : ATAC e AMA sono infatti Società per Azioni, ovvero soggetti privati che, in quanto tali, in merito alle assunzioni possono comportarsi come meglio credono. Non era questa “semplificazione” uno dei motivi sbandierati positivamente per l’avvento delle SpA, ovvero la fine dei burocratici concorsi pubblici?

Il secondo elemento si desume dall’arrampicata sugli specchi che il Sindaco Alemanno –noto escursionista nel tempo libero- sta tentando per allontanare da sé ogni ombra di scandalo. Dichiara infatti a più riprese che il Comune non c’entra nulla, che ATAC e AMA, ancorché a totale capitale pubblico, sono aziende private con rispettivi Consigli di Amministrazione. Rendendo, involontariamente, il re finalmente nudo: non esiste alcun controllo pubblico su soggetti giuridicamente privati che operano all’unico scopo di produrre profitti.

E se ciò vale per ATAC e AMA, che sono SpA a totale capitale pubblico, cosa bisogna ricavarne rispetto ad ACEA SpA (acqua ed energia) che è addirittura per il 49% a capitale privato e collocata in Borsa? Non basta sapere che la bonifica dell’acqua contaminata dall’arsenico conta meno dei lauti dividendi distribuiti in questi anni agli azionisti?

Forse qualcosa è ora più chiaro: sono le SpA ad aver sottratto beni comuni, soldi e democrazia alle cittadine e ai cittadini.

Se ne vadano –subito!- i partecipanti alla grande abbuffata, ma non per sostituirli con nuovi protagonisti in attesa ai margini della tavola imbandita.

Se il difetto sta nel manico è li che bisogna intervenire : acqua, rifiuti e trasporto pubblico sono beni comuni che devono tornare nella piena disponibilità, gestione e controllo delle popolazioni che abitano il territorio. Per una questione di democrazia. E di possibilità di futuro. Come chiede il movimento per l’acqua con i tre quesiti referendari, il primo dei quali si oppone –guarda il caso- anche alla privatizzazione della gestione dei rifiuti e del trasporto pubblico locale.

*Attac Italia

A Marghera il secondo Poliambulatorio di Emergency in Italia

Giovedì 2 dicembre, Emergency ha aperto il Poliambulatorio di Marghera, per offrire assistenza sanitaria gratuita, di base e specialistica, e orientamento socio-sanitario ai migranti e alla popolazione in stato di bisogno.
Il Poliambulatorio si trova in via Varè 6, nei locali dell'ex centro di salute mentale della Asl 12 messi a disposizione dal Comune di Venezia. È situato nella zona del porto, dove la concentrazione di stranieri è la più alta in città.
Il Poliambulatorio è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18. Vengono offerti servizi di medicina generale, pediatria, odontoiatria, medicazioni e assistenza per pratiche amministrative legate alla sanità. Tutti i servizi offerti dal Poliambulatorio sono gratuiti.
Il Poliambulatorio di Marghera è la seconda struttura sanitaria aperta da Emergency in Italia, dopo il Poliambulatorio di Palermo avviato nel 2006.
Per maggiori informazioni sul Programma Italia di Emergency:
www.emergency.it/italia/index.html

Poliambulatorio di Emergency a Marghera (VE)
Via Varè, 6
30175 Marghera (VE)
Aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18

08 dicembre 2010

L'Italia continua a spendere in armamenti. Decine e decine di macchine da guerra, costose e inutili, verranno costruite nei prossimi 10-15 anni nel no

Luca Galassi
www.peacereporter.net
L'Italia continua a spendere in armamenti. Decine e decine di macchine da guerra, costose e inutili, verranno costruite nei prossimi 10-15 anni nel nostro Paese. Invecchieranno senza essere utilizzate in teatri di guerra, foss'anche perché le nostre sono solo 'missioni di pace'. Molte arrugginiranno, o funzioneranno solo per essere mantenute, qualora vi sia la capacità di mantenerle. Molte altre verranno costruite per far girare l'industria, italiana e internazionale.

I numeri. Lo stanziamento a bilancio per il settore Difesa per il 2011 è di 20,494 miliardi di euro. L'aumento totale è di 130 milioni di euro rispetto all'anno precedente (0,6 percento in più rispetto al 2010, 1,28 percento del Pil). La Funzione Difesa è cresciuta di 32,6 milioni di euro; la Funzione Sicurezza del territorio di 145,2 milioni di euro; le Funzioni Esterne sono diminuite di 49,8 milioni di euro; il Trattamento di Ausiliaria (personale) è cresciuto di 2,3 milioni di euro.

Sono i fondi destinati agli 'acquisti' che sono lievitati: più 8,4 %, 3,453 miliardi, 266 milioni in più rispetto al 2010.

Dove vanno questi soldi? In gran parte saranno destinati al programma F-35 (471,8 milioni di euro) e all'acquisto degli elicotteri Nh-90 AgustaWestland (309,5 milioni), di due sottomarini U-212 (164,3 milioni), e di altri elicotteri Ch-47 F Chinhook (137 milioni), oltre all'ammodernamento dei Tornado (178,3 milioni). Per le altre acquisizioni, già avviate (caccia Typhoon, addestratore Aermacchi M-346, fregate Fremm e veicoli da combattimento Freccia), verranno reperite risorse (poco meno di un miliardo di euro) dal ministero dello Sviluppo economico.

C'è da chiedersi quale impiego strategico avrà il cacciabombardiere con capacità di trasporto di ordigni nucleari F-35, che il nostro Paese dovrà acquistare in quantità abnormi (131 unità, di cui è stata tuttavia promessa - ancora senza conferma - una riduzione), o l'elicottero Ch-47 Chinhook, acquistato in numero di sedici dall'Aviazione Italiana, con eventuale aggiunta di quattro unità. Oppure ancora l'elicottero da assalto Nh 90 (116 mezzi dal 2000 al 2018). Fregate Fremm: secondo la stessa ammissione del ministro La Russa (Farnborough, Gran Bretagna, 20 luglio), sul progetto italo-francese il governo italiano ha "rinviato la decisione" per le altre quattro navi del programma originale (sei arriveranno sicuramente), affrettandosi ad aggiungere che "magari non sono indispensabili" per la Difesa ma "puo essere indispensabile costruirle" per garantire l'occupazione nei cantieri navali italiani "per venderle ad altri Paesi". La portaerei Cavour, come ha dimostrato la missione ad Haiti, è stata concepita con una vasta gamma di impieghi, rivolti anche alla protezione civile: il tutto, com'è ovvio, per acquisire benevolenza politica a livello di stanziamenti.

Il carburante, i ricambi e le munizioni non mancheranno certo ai mezzi e alle truppe in Afghanistan. Mancheranno sicuramente ai nuovi armamenti che i nostri politici spendaccioni hanno deciso di acquistare, incuranti della crisi economica e in controtendenza con il buonsenso dei loro colleghi. Uno fra tutti, David Cameron, che drasticamente - e coraggiosamente - ha tagliato le spese militari dell'otto percento nei prossimi quattro anni.

07 dicembre 2010

Roma, arrestati 12 studenti


ore 12:00 FERMATI 12 STUDENTI DALLA POLIZIA
È STATA CACCIA ALL'UOMO, ABBIAMO VIDEO AGGRESSIONE Abbiamo un video in cui si vede come siamo stati picchiati a freddo dagli agenti di polizia e lo mostreremo oggi durante una conferenza stampa alle 15 nella facoltà di Scienze Politiche dell'Università La Sapienzacirca un minuto fa cancella

CRONACA: Stamattina un centinaio di studenti e studentesse della Sapienza in mobilitazione, hanno attuato una protesta pacifica di fronte alla sede dell'istituto privato 'Fondazione Roma' per denunciare il nuovo statuto della Sapienza ad opera del rettore Frati che, anticipando addirittura il DDL Gelmini, permette l'ingresso di fondazioni ed enti privati nel Consiglio di Amministrazione della prima università di Roma.
L'azione era pacifica e simbolica: l'intento degli studenti era di srotolare uno striscione nell'atrio della fondazione che recitava 'CERCATE PROFITTI, NON VI DAREMO CREDITO. FUORI I PRIVATI DALL'UNIVERSITA''. Mentre questo avveniva in modo assolutamente pacifico, la guardia privata armata della fondazione ha iniziato a spintonare e malmenare gli studenti, minacciandoli con le testuali parole: "ringraziate che non vi sparo in testa" e strattonandoli, provocando la rottura di una vetrata dell'ingresso che ha ferito diversi studenti.
Dopo questo episodio gravissimo, mentre gli studenti lasciavano l'edificio per tornare in città universitaria, quando tutto era finito, un reparto della celere chiamato dalla Fondazione Roma è intervenuto: ha inseguito gli studenti che si stavano allontanando per strada in una vera e propria caccia all'uomo per le vie del centro storico adiacenti a via del Corso, fermando e arrestando sette studenti. Uno degli studenti che stamattina ha partecipato al blitz dimostrativo degli universitari alla Fondazione di Roma, denuncia che il vigilantes all'ingresso dell'edificio di via Minghetti avrebbe minacciato gli studenti di usare la pistola. "Io adesso vi sparo in testa", ha detto il vigilantes secondo quanto riferito da una ragazza che partecipava alla contestazione. L'uomo non ha estratto la pistola si è limitato alla minaccia verbale, ma ci ha picchiato, ci ha messo le mani addosso, ha preso un nostro compagno e lo ha spinto violentemente contro la vetrina dell'ingresso che è andata in frantumi. Il ragazzo è rimasto ferito dai vetri. A quel punto alcuni ragazzi hanno cercato di portare via lo studente ferito e tutto il gruppo, circa cinquanta persone, è andato via. Arrivati a San Silvestro, è arrivata una prima camionetta della polizia e ha fermato i primi di noi, poi è arrivata una seconda ed è iniziata una vera e propria caccia all'uomo. Siamo stati picchiati con manganelli, calci e pugni e gli agenti ci dicevano così imparate a comportarvi.
Gli studenti della Sapienza che in queste settimane si stanno mobilitando contro l'approvazione del Ddl Gelmini denunciano il comportamento gravissimo e inaccettabile delle forze dell'ordine che hanno trasformato una pacifica protesta (che non aveva alcuna intenzione di provocare disordini, violenze o arrecare danni materiali alla sede della Fondazione) in un'azione di guerriglia urbana, provocando disordini, violenze, e l'arresto di 12 studenti.
Chiediamo l'immediato rilascio degli studenti e studentesse arrestati e continueremo a mobilitarci contro la riforma e le politiche di questo governo, nonostante gli atti repressivi e provocatori delle forze dell'ordine e i tentativi di criminalizzare le mobilitazioni da parte del Governo. ALLE ORE 15.00 NELLA FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE DE LA SAPIENZA SI TERRA' LA CONFERENZA STAMPA DEGLI STUDENTI SUI FATTI ACCADUTI

ore 11:15 ROMA blitz degli studenti contro 'Fondazione Roma' al grido di 'UNIVERSITA' PUBBLICA' E FUORI I PRIVATI DALL'UNIVERSITA' hanno srotolato uno striscione che recita CERCATE PROFITTI NON VI DAREMO CREDITO:FUORI I PRIVATI DALL'UNIVERSITA'

Roma, blitz degli student* Cercate i prf

Comunicato:

Quest'oggi gli studenti e le studentesse dell'università la “Sapienza” sono davanti la sede di “Fondazione Roma”, fondazione di diritto privato azionista del gruppo bancario Banca di Roma-Unicredit, per denunciare che questo pomeriggio si terrà nel nostro ateneo il primo consiglio di amministrazione con la partecipazione di uno dei tre enti privati previsti dal nuovo statuto.

Il 26 ottobre nel Consiglio di Amministrazione il rettore ha espresso l'intenzione di voler presentare al Senato Accademico i primi due enti Fondazione Roma e Telethon, la votazione si è svolta solo su quest'ultima.
Se anche non è stata ancora nominata, sappiamo che nelle intenzioni del Rettore Frati c'è la futura nomina di un esponente di questa fondazione nella gestione del nostro ateneo.

Infatti, mentre in tutta Italia si è dispiegata una grande mobilitazione contro il Disegno di Legge Gelmini, nel nostro ateneo è in vigore da luglio uno statuto che di fatto anticipa il D.d.L. Statuto che prevede l'ingresso di esponenti di fondazioni private nel consiglio di amministrazione, il riaccorpamento delle facoltà e la diminuzione della rappresentanza studentesca negli organi collegiali.

Dopo le straordinarie giornate di mobilitazione che ci hanno visto protagonisti nelle scorse settimane, non siamo disposti ad accettare che i privati facciano profitto sulla nostra formazione.
Per questo lo denunciamo qui sotto oggi, come lo abbiamo denunciato nelle strade e nelle piazze e come lo denunceremo il 14 sotto Montecitorio.

Non saranno né Frati né la Gelmini a svendere ai privati l'università pubblica.

Studenti e studentesse della Sapienza in mobilitazione

Sinistra Critica: Solidarietà agli studenti

«Il comportamento della polizia stamattina al centro di Roma ci sembra del tutto assurdo e immotivato». Lo afferma, in una nota, la portavoce nazionale di Sinistra Critica Flavia D'Angeli. «Solo per aver manifestato simbolicamento - aggiunge - davanti a uno dei simboli della privatizzazione dell'Università di Roma, quella Fondazione Roma di proprietà dell'Unicredit che si appresta a entrare nel Cda della Sapienza, e per aver provocato, del tutto involoriamente, la rottura di una vetrina, gli studenti sono stati inseguiti, picchiati e addirittura arrestati. Nemmeno fossero dei rapinatori o dei delinquenti incalliti. Come Sinistra Critica - conclude - manifestiamo la completa solidiarietà agli studenti e chiediamo l'immediata liberazione dei fermati»

05 dicembre 2010

De Gennaro: Malabarba, la notizia è che nessuno ne parla...

Roma, 4 dic - "Massimo Ciancimino l'avrebbe detto 'qualche tempo fa' alla Direzione antimafia, che ne ha prontamente informato la Procura di Caltanissetta: Gianni De Gennaro sarebbe l'uomo chiave della trattativa tra lo Stato e la Mafia secondo il padre Vito Ciancimino, sindaco democristiano di Palermo e referente per Cosa nostra in quegli anni. Ma della cosa si viene a conoscenza solo ieri, al momento del parziale passo indietro del testimone: De Gennaro non era il diretto tramite, ma colui che controllava e dirigeva chi fungeva da tramite tra Stato e Mafia.
Qual e' la notizia? - si chiede Gigi Malabarba, di Sinistra Critica, gia' senatore e membro del Copaco- Che di un fatto cosi' grave - che vedrebbe imputato il principale responsabile di tutta la sicurezza del paese (il direttore del Dis, dopo la riforma, e' il capo di tutti i servizi segreti), nonche' ex capogabinetto del Viminale, ex capo della polizia sotto ben quattro governi di centrodestra e di centrosinistra, ex capo poliziotto nelle investigazioni contro la criminalita' organizzata a fianco di Giovanni Falcone e insignito del premio Fbi (unico al mondo non americano) - non c'e' nessuno, ne' nella maggioranza ne' nell'opposizione che abbia detto alcunche', se togliamo Capezzone, portavoce del Pdl, che ha espresso personale solidarieta'. Cioe', nessuno ha detto nulla! Ne' in solidarieta', ne' per chiedere chiarimenti! Chiaro no? E' un mix di terrore a scoprirsi sia a favore che contro. Terrore.
Perche'? Perche' - conclude Malabarba - tutti sanno bene di quel potere accumulato da Gianni De Gennaro proprio nella gestione di quella lotta alla mafia, a partire dal ruolo dei pentiti, quel ruolo di 'deus ex machina' di cui parla Vito Ciancimino, a prescindere dall'eventuale implicazione nella trattativa diretta tra Stato e Mafia nel 1992-93, quando il ministro dell'interno si chiamava Nicola Mancino.
Non so se Massimo Ciancimino sia soggetto credibile nelle sue affermazioni, snocciolate nel corso del tempo e non negli anni passati, almeno da quando ha cominciato a parlare della 'trattativa'. Anche le procure di Caltanissetta e di Palermo hanno opinioni diverse. Non so se la cattura di Provenzano, avvenuta durante le elezioni dell'aprile 2006 quando ancora non era noto il risultato, sia stato un messaggio politico. Non so se il capo dei Ros e poi del Sisde Mario Mori, che ne avrebbe ritardato la cattura, ha agito in proprio o in collaborazione con l'allora capo della polizia. Ma da cio' che 'non si dice' oggi si conferma il ruolo di intoccabile e di non punibile di uno degli uomini piu' potenti del paese, che ha messo un'ipoteca sul giudizio della Corte di Cassazione in arrivo, dopo la clamorosa condanna in appello per la repressione a Genova durante il vertice del G8 nel 2001".

Via Imbonati: primo bilancio di una lotta importante

Sinistra Critica Milano
Alla fine anche gli ultimi due migranti sono scesi dalla Torre di via Imbonati, in una situazione difficile e confusa – nella quale le pressioni politiche dei soliti Boni, DeCorato (e ovviamente Maroni, che conta qualcosa in più dei suddetti…) hanno prodotto un irrigidimento della questura che ha portato Abdel al Cie per l’espulsione – il ragazzo originario del Marocco che stava male, è stato portato a Niguarda superpiantonato e da lì la sera stessa in questura e poi al Cie; questo ragazzo faceva il muratore in nero e il padrone che aveva presentato la domanda di sanatoria non ha di fatto voluto regolarizzarlo e non si è presentato all’appuntamento: un caso esemplare della “sanatoria truffa” – che provocherà danni solamente per il ragazzo migrante e non per il padrone italiano!Nei confronti di Abdel è scattata la vendetta delle istituzioni che hanno mal sopportato la lotta e il protagonismo dei migranti, sulla base di un principio purtroppo molto diffuso del razzismo istituzionale (che diventa spesso luogo comune): chi viene in Italia non ha diritti, ma solo concessioni legate alla sua utilità per il mercato del lavoro locale. Lottare significa “tradire” questo principio e per questo chi lo fa deve essere allontanato.
Questo finale negativo della lotta di via Imbonati non deve però farci cancellare gli elementi positivi e in qualche misura inediti di questa stessa lotta importante.Una lotta politica – che non è cominciata con l’occupazione della Torre e non finirà con la stessa occupazione. Non abbiamo mai creduto che questa occupazione e il presidio di sostegno potessero di colpo cambiare la politica sull’immigrazione del ministro Maroni e del governo e nemmeno far ottenere un permesso di soggiorno a tutte/i quelle/i che stanno lottando e/o a quelle/i truffate/i da una legge di sanatoria indecente. Per questo non abbiamo mai considerato di particolare importanza i risultati dell’incontro in Prefettura – che comunque hanno mostrato che la lotta è servita a smuovere l’inerzia delle istituzioni e delle forze politiche e sindacali e aprire qualche spazio per rivedere le posizioni di molte/i migranti. Il giudizio sull’iniziativa deve invece essere un giudizio politico complessivo, sulla lotta, sulla sua fase attuale e sul proseguimento possibile e necessario.
L’occupazione della gru a Brescia e della Torre in via Imbonati hanno avuto un ruolo ed un successo indubbio: il merito di ridare voce e visibilità alla lotta delle/dei migranti e il successo di aver investito di questa lotta istituzioni politiche e forze politiche e sindacali costrette a muoversi per rispondere in qualche misura alle domande delle/dei migranti.Le risposte e le soluzioni non verranno da tavoli tecnici, ma questi possono essere utilizzati per risolvere il problema di qualcuna/o e per continuare a denunciare le truffe e le condizioni di vita di chi è costretta/o alla “clandestinità” – mantenendo l’iniziativa di lotta.
L’errore è stato probabilmente quello di non aver deciso prima di passare ad una fase diversa della lotta stessa, che doveva continuare e diffondersi, evitando di rimanere bloccate/i sulla Torre e in via Imbonati, per passare dalla Torre alla città intera, diffondendo i presidi permanenti, costruendo iniziative in altri quartieri e nel centro della città, rilanciando e allargando l’organizzazione del Comitato Immigrati e della rete antirazzista e solidale (naturalmente continuando a sostenere collettivamente le vertenze singole contro le truffe e per ottenere il permesso soggiorno).
Purtroppo nelle valutazioni sulla lotta e nel presidio hanno pesato le consuete e pesanti divisioni che si sono create – dentro il Comitato Immigrati e tra i soggetti solidali e antirazzisti, tra chi riteneva di dover proseguire una lotta ad oltranza senza quasi più obiettivi riconoscibili (con una rigidità verso qualsiasi trattativa che sottovalutava il grave rischio, poi realizzatosi, dell'incarcerazione di Abdel…) e chi pensava avrebbe dovuto esserci uno scarto, una discesa dalla Torre gestita e non subita.Inutile aggiungere che le divisioni tra i soggetti – italiani – hanno mostrato anche le consuete rivalità di piccolo cabotaggio tra organizzazioni sindacali e l’avventurismo di chi proclama rivolte che altre/i purtroppo pagheranno!
La lotta non finisce con la discesa dalla Torre. Dobbiamo in primo luogo mantenere la pressione sulle istituzioni affinché Abdel non sia espulso.Dobbiamo poi – con intelligenza – rilanciare l’iniziativa contro la sanatoria truffa e per uguali diritti per tutte e tutti. Un’iniziativa che ha bisogno prima di tutto del protagonismo migrante - che va sostenuto, accettandone tempi e spazi, senza pressioni indebite che ne mettono a rischio efficacia e possibilità di successo – e di una rete antirazzista e solidale che riconosca questo protagonismo (e lo rispetti senza volersi sostituire ad esso o pensare di piegarlo alle proprie logiche, istituzionaliste e moderate o ribelli e avventuriste); una rete capace di confrontarsi al suo interno senza continue accuse reciproche e senza volontà di egemonia muscolari e di piazza che a nulla servono, e che non ci interessano minimamente.
A questa rete, con le forze che ne condivideranno modalità di lavoro e obiettivi, vogliamo contribuire. Perché Sinistra Critica ha aderito fin dall’inizio all’appello di sostegno all’occupazione della Torre di via Imbonati e al presidio, così come le/i nostre/i compagne/i bresciane/i sono in prima fila nell’associazione “Diritti per tutte/i” e nelle lotte locali. Lo siamo stati, e siamo ancora, per due semplici motivi ma fondamentali: in primo luogo perché ne condividiamo gli obiettivi politici – cioè il pieno riconoscimento di uguali diritti per tutti e tutte e nuove regole per ottenere il permesso di soggiorno, prima di tutto attraverso una sanatoria generalizzata per chi sta lavorando o sta cercando lavoro in Italia; in secondo luogo perché crediamo nell’auto-organizzazione e nel protagonismo diretto dei soggetti sociali che lottano per i loro interessi e i loro diritti. Abbiamo in queste settimane cercato di sostenere il presidio in vari modi, con la nostra presenza e con la diffusione delle sue ragioni dove siamo presenti.Continueremo a sostenere e a partecipare alla lotta delle/dei migranti – che grazie all’iniziativa di Brescia e di via Imbonati hanno fatto un passo avanti

02 dicembre 2010

Sabato 4 dicembre tutt@ a Venezia: il volantino di Sinistra Critica

ACQUA PUBBLICA SENZA SE E SENZA S.P.A

SINISTRA CRITICA PARTECIPA ALLA GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE CONTRO L' INGRESSO DEI PRIVATI NELLA GESTIONE DEL SERVIZIO IDRICO E PER CHIEDERE LA MORATORIA IN ATTESA DEL REFERENDUM


Oltre un milione e quattrocentomila firme per i tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei Movimenti per l’acqua. Nessun referendum ha mai avuto questo livello di adesione, altissimo anche in Veneto dove le firma sono state125000.


Oggi, a Venezia come in tutta Italia, riprendiamo il cammino:


  • Per DIFENDERE IL DIRITTO DI VOTO e per dire "giù le mani dal referendum"


  • per chiedere l'immediata approvazione di un PROVVEDIMENTO DI MORATORIA sulla scadenza prevista dal decreto Ronchi – che ha aperto la porta ai privati – e sulla normativa di soppressione delle Autorità di Ambito Territoriale e Ottimale, le Ato, il cosiddetto "decreto Caderoli".


  • perché i servizi idrici non devono avere rilevanza economica e vanno gestiti FUORI DALLA LOGICA DEL PROFITTO E DEL CAPITALE. Con le gestioni private o con quelle miste – le grandi società multiservizi come Acea che tanto piacciono al Partito Democratico – le tariffe sono aumentate (+ 61% negli ultimi 10 anni), la qualità dell'acqua peggiorata, gli investimenti sulle reti diminuiti (erano 2 miliardi di euro tra il 1986 ed il 1995, sono crollati a 700 milioni nel decennio successivo). Non dimentichiamoci che a far entrare i privati sono state per prime le giunte di centrosinistra!!!


Ma la battaglia per l'acqua va collegata alle altre battaglie sul clima – oggi c'è il vertice di Cancun, destinato come gli altri al fallimento – e a tutte le vertenze ambientali. Soprattutto in tempi di crisi economica. Perché dietro ad ogni grande opera (privatizzazione dell'acqua, inceneritori, Tav, centrali idroelettriche fino al ritorno al nucleare) ci sono grandi gruppi industriali e pezzi del sistema bancario e finanziario. E la LEGA NORD è FAUTRICE E COMPLICE di questa distruzione ambientale e territoriale.

SOLO SE TUTTE QUESTE LOTTE SI UNISCONO, SOLO SE RIUSCIREMO A COSTRUIRE PIATTAFORME E MOBILITAZIONI COMUNI RIUSCIREMO A VINCERE


La battaglia per ripubblicizzare l'acqua è dunque una battaglia contro il pensiero unico del mercato: lo vediamo anche per la scuola e l'università dove con la riforma Gelmini le aziende entreranno nei consigli accademici.

Una vittoria nel referendum può aprire ad un diverso modello economico e sociale, sottratto alla logica e del profitto e basato sui diritti e sulla partecipazione diretta.


LE NOSTRE VITE VALGONO PIU' DEI LORO PROFITTI!!!

Sinistra Critica Veneto

Abbiamo vinto, slitta la riforma!!!

www.ateneinrivolta.org

La conferenza dei capigruppo ha rinviato la discussione al Senato della riforma Gelmini. Il 14 dicembre, giorno in cui il governo chiede la fiducia, i capigruppo discuteranno della futura calendarizzazione. Noi non daremo la fiducia al governo, continueremo le mobilitazioni. Questo governo cadrà non certo per qualche intrigo di palazzo, ma cadrà perchè una generazione sta riprendendo in mano il proprio futuro. Le mobilitazioni degli ultimi giorni sono ben più di un movimento contro questa riforma, sono l'espressione della rabbia sociale che ormai è diffusa in tutto il paese.
Questa volta è diverso, possiamo vincere!

01 dicembre 2010

Sinistra Critica: "Solo una grande opposizione extraparlamentare potrà far cadere questo governo"

Dichiarazione di Flavia D'Angeli, portavoce nazionale di Sinistra Critica

Roma, 30 nov. - “Solo una grande opposizione extraparlamentare potrà far cadere questo governo”. Lo dice Flavia D’Angeli, portavoce di Sinistra critica, che aggiunge: “Ancora una volta gli studenti universitari e medi hanno dimostrato di essere l’unica forma di vita politica in una Roma blindata e di fronte a un Parlamento assediato che ormai parla solo a sè stesso. La riforma sarà approvata grazie al sostegno di Futuro e libertà, che prima va a trovare i ricercatori sui tetti e poi li pugnala sostenendo una riforma indecente. Un altro segnale che la politica di “palazzo” è del tutto incapace di parlare alle persone reali. Bene, dunque, gli studenti e le loro mobilitazioni che dimostrano una vitalità insperata e una speranza. La riforma infatti dovrà tornare al Senato e c’è dunque ancora tempo per far crescere la mobilitazione e puntare al ritiro del ddl. Gli studenti possono dar vita a un movimento di massa e capace di motivare altri settori e altre vertenze anche per arrivare, il prossimo 14 dicembre, a una grande manifestazione sotto il Parlamento che vada oltre gli studenti e coinvolga il mondo del lavoro, della cultura, dei movimenti”.