30 giugno 2011

DOMENICA 3 LUGLIO TUTTI A CHIOMONTE MANIFESTAZIONE NAZIONALE NO TAV

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Sinistra Critica aderisce e partecipa alla manifestazione nazionale No Tav di domenica 3 luglio a Chiomonte. Ieri sera una marea di persone, donne, uomini, giovani, anziani, con i sindaci in testa, ha invaso le strade di Susa a dimostrazione che il popolo valsusino non è stato piegato dall'occupazione della Maddalena. Noi stiamo con loro, a difesa del bene comune e dell'ambiente, contro un'opera inutile e dannosa che serve solo a garantire nuovi profitti ai padroni e a ogni sorta di costruttori e profittatori.
Per queste ragioni Sinistra Critica si impegna alla riuscita della manifestazione di domenica e a costruire attivamente una vasta e capillare azione di solidarietà al movimento No Tav in tutto il paese.

Sinistra Critica- Organizzazione per la sinistra anticapitalista

29 giugno 2011

Ritirare la firma dall'accordo del 28 giugno!

INCAZZATI!
Ritirare la firma dall'accordo del 28 giugno! No al nuovo patto sociale!
Martedì 5 luglio 2011 ore 10,00
Manifestiamo sotto la sede della Cgil in Corso d'Italia 25


Siamo delegati/e Rsu, lavoratori/ici, precari/e che in questi anni si sono mobilitati contro il tentativo di padroni-governo-cisl e uil di cancellare il contratto nazionale, la democrazia nei luoghi di lavoro e trasformare il sindacato in soggetto complice.Negli ultimi mesi anno abbiamo lottato contro il modello marchionne, consapevoli che a pomigliano e mirafiori si giocava una partita generale per i lavoratori e le lavoratrici, e per sostenere le rivendicazioni dei precari e di tutti i lavoratori a cui si vogliono far pagare i costi di questa crisi.
Abbiamo fatto tutto ciò sostenendo la necessità di una pratica sindacale democratica e conflittuale con al centro i diritti e i bisogni dei lavoratori, non quelli dell'impresa.
L'ipotesi di accordo sottoscritta anche dalla Cgil accetta di fatto il modello Marchionne e regala a Cisl-Uil una vittoria senza precedenti vanificando le battaglie di questi mesi dentro e fuori la Cgil che hanno coinvolto milioni di persone.
Non potremo più votare gli accordi che ci riguardano, non si potrà più lottare contro un accordo separato truffa perchè obbligati a rispettarlo, la rappresentanza non sarà in mano ai lavoratori, subiremo le deroghe ai CCNL spostando la centralità sui contratti aziendali, i salari saranno sempre più vincolati ai parametri di produttività decisa unilateralmente dalle aziende.
Una vergogna! Per questo siamo incazzati!!!
Non possiamo permettere di farci cancellare con un tratto di penna le lotte di questi anni.
Ribelliamoci tutti e tutte contro l'accordo della resa!!!
Portiamo la nostra rabbia, la voglia di partecipazione e cambiamento
Martedì 5 luglio in Corso Italia 25 alle ore 10
sotto la sede della Cgil dove si svolgerà il direttivo nazionale.


Chiediamo:

  • Il ritiro della firma della Cgil
  • La proclamazione di uno sciopero generale contro i tagli e la manovra lacrime e sangue del governo
  • La costruzione di una piattaforma generale del mondo del lavoro contro quella di padroni, governo e BCE

Inviate le vostre adesioni (con indicazione di azienda, città, incarico sindacale) a scioperogenerale@gmail.com

28 giugno 2011

L’ordine regna alla Maddalena, ma non in Val di Susa e nel paese

La massiccia e violenta operazione delle forze dell’ordine cominciata questa mattina contro il presidio No-Tav alla Maddalena di Chiomonte ha ristabilito l’ordine “manu militari”, consegnando la località nelle mani distruttive dei costruttori delle grandi opere. Circa 2500 agenti hanno assaltato il presidio facendosi largo con ruspe, cingolati e un fitto lancio di gas lacrimogeni. I No Tav sono stati inseguiti fin sopra i sentieri della Maddalena.
Ma l’ordine non regna in val di Susa e nel paese. La reazione del popolo NO Tav non si è fatta attendere. L’indignazione è forte. In queste ore si stanno moltiplicando le iniziative di solidarietà. Sono in corso scioperi spontanei nelle fabbriche della val di Susa; è stata bloccata la statale 25 a Bussoleno. Nel corso della giornata sono previste iniziative di solidarietà nel capoluogo torinese, ma anche nel resto d’Italia.
In Val di Susa si è materializzato nella sua drammaticità il nuovo asse Lega – Pd. Maroni, infatti, non ha fatto altro che eseguire gli ordini impartitigli dal Pd di Chiamparino e Fassino che nei giorni scorsi avevano richiesto al governo persino l’uso dell’esercito per iniziare finalmente i cantieri della Maddalena e ricevere così i finanziamenti europei. Le incertezze e le titubanze di Sel, pronto a discutere sull’opera, hanno del resto rafforzato l’azione del Pd, che dimostra il proprio volto, quello di partito a servizio dei poteri forti e di Confindustria.
Colpendo il movimento No TAV, il governo di Berlusconi e il Pd insieme lanciano anche un attacco generale a tutti i movimenti, a coloro che difendono i beni comuni, l’ambiente, ma anche al movimento delle lavoratrici e dei lavoratori. Si tratta ora di reagire tutti insieme.
Sinistra Critica esprime la totale solidarietà al popolo della val Susa, ai militanti NO TAV; si impegna a costruire attivamente una vasta e capillare azione di solidarietà al movimento No Tav a Torino e in tutto il paese.

Sinistra Critica Torino
Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista


26 giugno 2011

Standard & Nichi

Dal Manifesto del 25 giugno 2011

Intervista a Vendola

Non le dispiace essere considerato un populista di sinistra?

Se posso fare la parte del vanitoso, no. Faccio tendenza. Le espressioni che ho inventato, dalla «rivoluzione gentile» all'«Italia migliore», alla «narrazione», sono state imitate e emulate. Ma lascerei correre questa discussione stucchevole. Oggi (ieri, ndr) Massimo Mucchetti, economista rigoroso, elogia sul Corriere della sera il lavoro del presidente Vendola sull'acquedotto pugliese. Ecco cosa intendo: sento il dovere di sottrarmi alla scorciatoia della bella sconfitta. Siamo chiamati a organizzare la speranza e a trasformarla in un blocco sociale, una nuova egemonia culturale.


Acquedotto pugliese, se sale il voto sul debito


di Mucchetti Massimo
24 giugno 2011 - Corriere della Sera (pag. 32)

A pochi giorni dai referendum sull' acqua, Standard & Poor' s promuove l' Acquedotto Pugliese (Aqp), e assegna il rating BBB-/A-3 al suo debito a lungo e a breve, associato alla previsione di stabilità. In precedenza, il debito della società controllata dalle Regioni Puglia e Basilicata era classificato come BB+/B-1. Ciò significa che le obbligazioni Aqp non sono più titoli spazzatura ma hanno, sia pure al livello minimo, l' investment grade. Per una società come l' Aqp, che godeva di una pessima reputazione («l' Acquedotto Pugliese serve a dar da mangiare più che da bere», si diceva), il riconoscimento segna una svolta. L' agenzia attribuisce il miglioramento sia all' aumento delle tariffe (6,6%) che al taglio dei costi operativi e della morosità della clientela. S&P si aspetta che gli aumenti tariffari proseguano (6% quest' anno, 3,8 nel 2012) e così pure il recupero di efficienza in base al piano industriale approvato dall' Authority. S&P ritiene quindi che l' autofinanziamento possa coprire il 20% del debito e il margine operativo lordo rimanere 3-3,5 volte il debito. Il responso di S&P dovrebbe far riflettere sia i referendari più estremisti che i privatizzatori a prescindere. L' Aqp investe e si fa retribuire in tariffa il capitale investito in barba al secondo referendum, anche perché, annullata la norma 2006, restano in vigore le precedenti. L' Acquedotto Pugliese, con una dirigenza nominata dal sognatore Nichi Vendola a governare una rete di 21 mila chilometri più altri 10 mila di fognature e 184 depuratori, ha oggi un debito più affidabile di Fiat e Fiat Industrial, Cir, Espresso, Guala Closures, Piaggio, Wind, Safilo, Seat e AdR, tutte società alle quali S&P non concede l' investment grade.

Tira aria di accordo

Cgil, Cisl, Uil e Confindustria riscoprono i fasti della concertazione e lanciano segnali di ottimismo. La crisi economica e quella di Berlusconi ricostituiscono l'asse tra le parti sociali che diventano i "veri responsabili"

di S. Cannavò - il Fatto QuotidianoGrassetto

E’ cambiato il clima tra la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia e i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Camusso, Bonanni e Angeletti. Soprattutto tra industriali e Cgil. I leader delle parti sociali si sono incontrati presso la foresteria dell’associazione industriali dalle parti di via Veneto e chi ha partecipato ai colloqui racconta di una concordia che non si vedeva da tempo. Effetto collaterale di un governo in crisi, forse, o di una situazione economica da cui nessuno pensa di potersi salvare. In ogni caso, il clima di intesa è stato esplicito: “Si punta a chiudere martedì” ha dichiarato nettamente Emma Marcegaglia mentre Raffaele Bonanni ha espresso “un giudizio positivo” e poi si è lasciato andarea a elogi per la Cgil. Per Luigi Angeletti “le distanze si sono accorciate” mentre secondo Susanna Camusso “abbiamo fatto una buona discussione, utile, che ha permesso di ragionare sulla possibilità di un accordo, sulla misurazione della rappresentanza e l'efficacia della contrattazione”. In Cgil sono particolarmente soddisfatti per la scomparsa dell’ipotesi Sacconi-Bonanni: un “avviso comune” siglato da chi ci sta da tradurre poi in provvedimento legislativo. Certo, dentro il sindacato di Camusso si sono alzate già alcune barricate: Giorgio Cremaschi, uno dei leader dell’opposizione interna, chiede di non firmare alcun accordo mentre Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, che per ora non commenta, in mattinata, presentando la festa della Fiom che si è aperta ieri sera a Sesto San Giovanni (presenti tra l’altro il nostro direttore Antonio Padellaro e il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia) ha messo nuovamente l’accento sulla necessità del voto dei lavoratori per valicare qualsiasi accordo. Un punto che invece non sembra essere al centro del confronto.

Le richieste di Confindustria
Al tavolo con le parti sociali la Confindustria continua a chiedere una cosa precisa: ampio spazio alla contrattazione di “secondo livello”, quella cioè che si fa in azienda e che, tradizionalmente, è integrativa dei contratti nazionali. Almeno fino al “modello Pomigliano” in cui il contratto di azienda ha stravolto le prerogative del contratto di categoria dando vita allo scontro con la Fiom. Confindustria chiede contratti “flessibili, derogabili a livello aziendale ed esigibili”. In quest’ultimo aggettivo c’è il cuore della vicenda perché il problema è impedire che un solo sindacato possa bloccare sottoscritti da altri. Confindustria ha bisogno di garantirsi che, una volta firmato un accordo, questo possa valere per tutti – “erga omnes” – e che questo possa accadere anche nella singola fabbrica. A Pomigliano, e a Mirafiori, invece, la Fiom si è messa contro appellandosi anche al tribunale. L’esigibilità è dunque l’obiettivo chiave che va risolto affrontando il nodo della rappresentatività.

La rappresentanza
Quello che serve, e a cui si sta puntando, è un sistema di validazione democratica degli accordi firmati. Se le intese nazionali o aziendali non sono firmate da tutti i sindacati occorre misurarne la rappresentatività. Lo schema proposto dalla Cgil è quella di un mix basato sulla certificazione – da affidare al Cnel – degli iscritti ai sindacati e del consenso ottenuto nelle elezioni per le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) cioè i delegati eletti dai lavoratori. Un modello già in vigore nel pubblico impiego. Aspetti, questi, ricordati qualche giorno fa da Camusso e ribaditi certamente al tavolo di ieri che, se un passo avanti ha compiuto, è anche per l’insistenza di tutti nel riesumare un accordo sulla rappresentanza siglato da Cgil, Cisl e Uil nel 2008.

La chiave del 2008
Quell’accordo conferiva già un’adeguata importanza alla contrattazione di secondo livello da estendere “in qualità e quantità” e si soffermava, appunto, sul tema della democrazia e rappresentanza. Si ricordava già allora la possibilità di certificare gli iscritti tramite i dati associativi rilevati dalle deleghe conferite all’Inps per le trattenute sindacali, “nonché i consensi elettorali risultanti ai verbali elettorali delle Rsu”. Uno schema in cui viene ridata centralità alle Rsu ma dove si parla mai di referendum cosa che potrebbe creare problemi con la Fiom.

Il nodo deroghe
Resta da capire che succede alle deroghe, cioè la possibilità di contratti di secondo livello che alterano le garanzie previste dal primo livello. Ieri se n’è parlato meno anche se questo è il tema decisivo e in Cgil confermano che la contrattazione di secondo livello va ampliata ma non a scapito di quella nazionale e comunque i contratti nazionali non possono essere sostituiti. Un punto che non collima con le richieste della Fiat, assente fisicamente ma la cui presenza aleggiava sull’incontro.

23 giugno 2011

Viva la rivoluzione araba!

Il documento finale del Forum internazionale di solidarietà che si è tenuto al Cairo il 5 giugno. Solidarietà alle rivolte, dalla Siria alla Libia, No all'attacco militare Nato, sostegno al popolo palestinese.

In un periodo storico unico in cui stiamo assistendo alle prime rivoluzioni popolari del 21° secolo e alla loro esplosione in diversi paesi della regione araba, con un enorme impatto regionale ed internazionale, il Cairo ha ospitato il Forum di Solidarietà alle rivoluzioni arabe. Hanno partecipato diverse forze di sinistra, anticapitaliste e persone provenienti dal nord e sud di tutto il mondo.

Le sessioni del Forum sono state ricche di discussioni sulle esperienze delle attuali rivoluzioni e delle sfide da affrontare, così come le prospettive su come continuare ed estendere i processi rivoluzionai in atto. Le discussioni hanno riguardato il rapporto tra le rivoluzioni e la questione democratica, e questa quanto sia legata alla volontà di cambiamento sociale rivendicato dalla maggior parte delle persone anche attraverso forme di autogestione delle propria vita e del proprio destino.

Oltre alle rivoluzioni in Egitto e Tunisia si è discusso anche delle principali questioni delle rivolte popolari in Siria, Yemen, Bahrein, Libia e di altri paesi arabi.
Tra i partecipanti c’è stata condivisione sull’importanza del ruolo avuto dalla sinistra all’interno delle rivoluzioni e il suo impegno per la costruzione di forme organizzative per l’unità delle lotte, per la creazione di alleanze popolari come base per radicalizzare e rendere continuo il processo rivoluzionario e spingerlo in avanti nell’interesse delle classi popolari.

Il Forum ha espresso il proprio sostegno assoluto alle rivoluzioni popolari contro tutti i regimi di tirannia e corrotti, senza alcune eccezione. Si fa carico della costruzione di reti regionali ed internazionali di solidarietà e sostegno alle rivoluzione arabe.
Il Forum ha inoltre espresso la sua convinzione rispetto alla connessione tra lotta democratica dal basso e lotta sociale, e il legame tra l’antimperialismo e l’anticapitalismo.

Per quanto riguarda la specificità della rivoluzione libica, il Forum ha affermato il suo fermo sostegno al popolo libico, contro il regime criminale di Gheddafi. Condanna inoltre l’intervento militare imperialista in Libia, giustificato dal barbarico attacco di Gheddafi contro le pacifiche proteste popolari, chiedendo l’immediato arresto dell’intervento stesso.
Infine, esprime la sua totale solidarietà alla lotta del popolo palestinese per ottenere i propri legittimi diritti contro lo stato sionista, che rimane la punta di diamante del progetto imperialista nella regione araba e parte integrante della controrivoluzione in atto.
Viva la rivoluzione araba!

Egitto 2011 - La rivoluzione è possibile

19 giugno 2011

Acquedotto pugliese. La legge regionale non corrisponde ad una reale gestione pubblica e partecipata

Bari, 15.06.2011
Non è bastato l'ottimo risultato referendario registrato in Puglia, e frutto soprattutto del grande lavoro del Comitato Pugliese Acqua Bene Comune, a convincere il governo regionale della necessità di fermarsi ed ascoltare i movimenti, prima di approvare la legge per la ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese. La legge in questione, era stata partorita nel 2009 da un tavolo tecnico congiunto tra Regione Puglia e Comitato Pugliese. Quella portata in aula ieri, però, non è il testo originale, invece moderato e annacquato da emendamenti scritti dall'assessore Amati. Il Comitato ha provato ad evitare ciò, ma da quattro mesi a questa parte, il governo ha rifiutato ogni tipo di incontro con il movimento, andando dritto per la propria strada. Ieri invece è stata votata una legge, contenente alcuni articoli ancora molto ambigui, che non chiariscono se ci sarà la trasformazione della ragione sociale da S.p.a. ad “organismo di diritto pubblico”, ed il passaggio di AQP S.p.a. e delle società controllate (Aseco S.p.A., Pura depurazione S.r.l., AQP POT S.r.l.) e quindi di tutti i lavoratori attualmente impiegati in queste società al nuovo assetto giuridico (se si avesse avuto più tempo, il Comitato Pugliese avrebbe potuto sottoporre l'intero articolato ai giuristi del Forum Nazionale).
Questa legge inoltre consegna alla popolazione pugliese un acquedotto saldamente in mano ai partiti, con tutti i dirigenti, dal presidente al direttore generale, nominati direttamente dal presidente della Regione, sentita la giunta (leggi: spartizione di poltrone), in controtendenza con il principio di gestione partecipata di un bene pubblico come l'Acquedotto. In più nega il principio fondamentale del diritto al quantitativo minimo di 50 litri d'acqua giornalieri sancito persino dall'Onu. Infatti, l'assessore Amati ha chiarito che non si può creare un fondo per il diritto all'acqua, per mancanza di soldi. Questa cosa pensiamo fosse chiara anche l'anno scorso, ma evidentemente appariva poco conveniente dirla in campagna elettorale.
Riteniamo che la campagna mediatica della Regione Puglia che si sta attuando in queste ore, raccolta dalla maggior parte dei media nazionali e locali, sia mistificatrice rispetto ai reali contenuti della Legge approvata, che non corrisponde ad una concreta gestione pubblica e partecipata dell'Acquedotto più grande d'Europa.
Come Sinistra Critica continueremo a essere parte integrante del movimento e dei Comitati che, in prima persona e con una partecipazione diretta, restano gli unici luoghi reali di democrazia, fuori dalla propaganda e dalla campagna informativa fuorviante promossa dal Governo regionale. Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

18 giugno 2011

La Palestina che non t'aspetti in piazza a Milano

Piero Maestri
il manifesto Venerdì 17 Giugno 2011
In questi giorni a Milano si sta svolgendo l'evento «Israele che non ti aspetti», una kermesse propagandistica organizzata dall'Ambasciata israeliana in collaborazione con gli enti locali lombardi, per raccontare «un Israele diverso da quello di Stato interessato da un conflitto». Questa operazione - la prima del suo genere e che viene osservata con interesse dai siti filo-israeliani di tutto il mondo - ha un duplice significato: simbolico, affermando la «legittimità» dello Stato d'Israele di installarsi nel centro di Milano con i suoi moderni mezzi di propaganda, ma soprattutto concreto, perché il centro della kermesse è stato il Forum economico Italia-Israele che si è tenuto martedì scorso in piazza Affari a Milano, il giorno dopo il vertice Berlusconi-Netanyahu. Con questa Kermesse il governo israeliano si è proposto l'obiettivo di prevenire qualsiasi isolamento politico internazionale, passando attraverso un paese il cui governo e quasi tutte le forze politiche sono zelantemente schierate a difesa delle sue scelte e di rilanciare la collaborazione economica, commerciale, scientifica e militare, in particolare nei settori della tecnologia per la «sicurezza», la gestione delle risorse idriche - di cui Israele è maestro, grazie all'acqua sottratta ai palestinesi -, le risorse energetiche rinnovabili, la sanità e il welfare e così via. Un'operazione di propaganda che ovviamente è fondata sulla negazione: la negazione dell'esistenza dei palestinesi, delle responsabilità israeliane nel conflitto, per cancellare la memoria stessa della pulizia etnica che ha dato origine alla nascita dello stato di Israele e che perdura tuttora, della cacciata violenta degli abitanti della Palestina nel 1948-49, dell'espropriazione della loro terra, della soppressione dei loro diritti civili e dei più fondamentali diritti umani, della negazione del diritto dei profughi palestinesi al ritorno nella propria terra.
Ma anche la negazione dell'esistenza di un'«altra Israele», quella dei movimenti contro l'occupazione, dei giovani che manifestano contro il muro dell'Apartheid, dei refusnik, e naturalmente dei palestinesi che vivono in Israele, cittadini di serie B nella loro terra. Per fortuna a Milano si sono levati voci di dissenso e malgrado i tentativi di forze politiche di centrodestra e centrosinistra di ridurre le contestazioni alla Kermesse israeliana a violenze e distruzioni - a cui è seguito il silenzio dei molti per i quali senza violenze e scontri non c'è notizia - diverse sono state le iniziative del comitato «No all'occupazione israeliana di Milano» che si è formato nei mesi scorsi.
E così le bandiere palestinesi attraversano il centro di Milano: sabato scorso con un presidio di grande forza pacifica e simbolica con un «memoriale ai bambini di Gaza» e poi azioni dirette non violente di contestazione e controinformazione che hanno portato i colori palestinesi di fronte alla desolante e triste istallazione dei totem di piazza Duomo, poco frequentati e costretti a vivere dietro transenne e blindati, perché la verità non trovi spazio all'interno.
Sabato 18 giugno - concentramento alle ore 15.00 in largo Cairoli a Milano - sarà il giorno di una manifestazione nazionale, a cui invitiamo tutte/i quelle/i che non vogliono farsi prendere in giro dalle «eccellenze» israeliane, che vogliono contestare la «legittimità» della negazione dei palestinesi, che vogliono contribuire alla campagna di boicottaggio dell'economia israeliana lanciata dalla società civile palestinese contro l'apartheid israeliano - come fecero i neri del Sudafrica 30 anni fa. In fondo, voi avreste accettato un evento «il Sudafrica che non ti aspetti» mentre Mandela era ancora in carcere?

14 giugno 2011

Una grande vittoria: le nostre vite valgono davvero più dei loro profitti

Berlusconi si batte sui contenuti e con la radicalità. Viva i Comitati per l'acqua.

Comunicato di Flavia D'Angeli e Emilano Viti,
esecutivo nazionale Sinistra Critica


E' una svolta storica, la fase di Berlusconi viene archiviata dal voto popolare e con lui, il campione del liberismo, viene battuta la politica delle privatizzazioni e del primato del mercato sul pubblico. Davvero, oggi, con il risultato referendario, in Italia si è stabilito che “le nostre vite valgono più dei loro profitti”.
E' un passaggio di fase. Il berlusconismo viene sconfitto dalla partecipazione democratica e non a caso dal referendum, l'istituto che più di tutti declina una forma di democrazia diretta. Per questo occorre sottolineare il ruolo del soggetto che prima non c'era, un ruolo decisivo e per certi versi storico, i Comitati per l'acqua pubblica. Hanno lavorato in silenzio, hanno raccolto il più alto numero di firme mai ottenuto per una consultazione popolare, hanno realizzato una campagna legata sempre e solo al contenuto, l'acqua pubblica, sono stati osteggiati dal Pd – che farebbe bene ad ascoltare il messaggio netto che gli è giunto nelle regioni “rosse” dove ha già privatizzato l'acqua - e anche dall'Idv che oggi esultano, non sono mai stati invitati in nessuna trasmissione televisiva.
La vittoria di oggi è la loro vittoria. Per i movimenti che si battono contro lo strapotere del profitto, come i No Tav, è una grande giornata. Qualunque ipotesi di un movimento unitario che leghi tra loro vertenze diffuse – contro le discariche e gli inceneritori, le tariffe locali, l'alta velocità etc - è la benvenuta e Sinistra Critica lavorerà attivamente in questa direzione.
La politica dei partiti tradizionali e istituzionali è bene che osservi e impari da questa vittoria. Ha vinto la società in movimento, il lavoro di base radicale e appassionato, la capacità di riprendere un filo e di tessere una strategia. E' stato confermato che la radicalità dei contenuti può vincere. Con Berlusconi oggi perde anche Emma Marcegaglia e tutta quell'industria che sognava di fare affari d'oro con il nucleare e con l'acqua ai privati (e che si getterà a capofitto sulle energie rinnovabili).
Una sinistra davvero radicale, anticapitalista ed ecologista è possibile e il suo destino non è giocoforza legati ai destini del Pd e del centrosinistra. Il nostro progetto di fondo trova oggi un nuovo, grande slancio

Referendum, una straordinaria vittoria per costruire il cambiamento sociale, politico ed economico di cui l'Italia ha bisogno

Sinistra Critica saluta con grande soddisfazione la straordinaria vittoria referendaria. Un risultato che fa emergere in maniera inequivocabile il vento di cambiamento che inizia a soffiare anche in Italia. Il coronmaneto di un lungo e difficile cammino intrapreso da migliaia di donne e uomini che in questi anni hanno sostenuto la battaglia per la ripubblicizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici. Un protagonismo sociale che ha soverchiato il colpevole immobilismo del centrosinistra istituzionale (che oggi farebbe bene ad ascoltare il messaggio netto che gli è giunto nelle regioni “rosse” dove ha già privatizzato l'acqua), il silenzio imposto dal regime mediatico berlusconiano e che intrecciandosi con il movimento contro il nucleare e al desiderio di una giustizia uguale per tutti, ha segnato una netta sconfitta per il Governo Berlusconi-Bossi, per Confindustria e per la Lega Nord, partito non certo al servizio dei cittadini e del terretorio, ma dei grandi potentati economici.
Questa vittoria segna una battuta di arresto anche per il sistema economico liberista e indica molto concretamente che il cambiamento è possibile e che vale sempre la pena di lottare e di impegnarsi dal basso, nei movimenti sociali, cosa che Sinistra Critica ha sempre coerentemente cercato di fare.
Sappiamo che il cammino per l'effettiva pubbliciazzione dei servizi idrici, sotto un reale e tangibile controllo popolare, è difficile. Siamo coscienti che il berlusconismo, seppur in grave difficoltà, è comuque presente e insidioso. Non ci sfugge certo che l'obiettivo di una giustizia uguale per tutti (a partire dai cittadini meno abbienti e dai migranti) è ancora distante.
Siamo però convinti che la vittoria di oggi può segnare un passo decisivo per un reale progetto di cambiamente sociale, politico ed economico in cui si riaffermi che le nostre vite, di donne, uomini, giovani, lavoratori, migranti, valgono più dei profitti delle multinazionali e degli interessi di un governo indegno che deve andarsene. Come Sinistra Crtica continueremo ad impegnarci per costruire questo cambiamento e per renderlo possibile.

Sinistra Critica Veneto

10 giugno 2011

Verona: solidarietà con i/le migranti. Sanatoria per tutt@!

A Verona da due giorni alcuni migranti truffati dalla "sanatoria" del 2009 occupano piazza San Nicolò.

Sinistra Critica esprime la propria solidarietà alle migranti ed ai migranti che da due giorni occupano piazza San Nicolò. Quanto sta accadendo è la dimostrazione più evidente di come le politiche razziste adottate dal governo Berlusconi-Bossi creino situazioni drammatiche, violino i diritti individuali di uomini e donne, calpestino la dignità di migliaia di lavoratori e lavoratrici migranti, usati come braccia da sfruttare e poi gettare via o rinchiudere in quelle carceri illegali chiamati C.I.E.
Ma sono clamorosi anche i paradossi di una politica che vorrebbe tenere a "casa loro" i migranti e che poi pratica guerre neocoloniali come in Libia e appoggia i peggiori governi autoritari e repressivi in Africa e in Medioriente.
Sinistra Critica, da sempre impegnata nelle lotte antirazziste, ritiene necessarie e urgenti tre misure: una sanatoria generalizzata che permetta alle migliaia di migranti costretti in situazioni di clandestinità, di raggiungere una vita dignitosa, un lavoro regolare e di poter godere dei diritti come tutti gli altri cittadini; spezzare il legame perverso e ricattatorio tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro; chiudere immediatamente tutti i C.I.E.

Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

08 giugno 2011

Il 12 e 13 giugno votiamo si!

Comunicato: il 12 e 13 votiamo SI perchè di acqua si vive e di nucleare si muore!
L'appuntamento referendario di domenica 12 e lunedi 13 giugno sarà importante perchè affermando la riappropriazione dei beni comuni - acqua ed energia - si potranno bloccare le politiche liberiste che hanno significato profitti per pochi - finanza, banche, grandi gruppi industriali, grandi società multiservizi - e aumento dei costi e diminuzione di sovranità e possibilità di controllo per tutti.
I privati sono nei servizi idrici da circa 10 anni. In questo periodo il costo del servizio è aumentato vertiginosamente, del 65%: 182 euro l'anno su base nazionale con punte di 400 euro in alcune regioni come la Toscana e l'Umbria, da sempre amministrate dal centrosinistra, che per prime hanno scelto la strade delle gestioni miste in cui sono entrate le grandi multinazionali francesi o dove le le ex municipalizzate sono diventate colossi economici quotate in borsa. Per questo a spingere per le "liberalizzazioni" è soprattutto Confindustria e il potere bancario e finanziario. L'acqua, che è un bene comune e va gestita fuori da logiche di profitto, per questi soggetti è un affare sicuro. Il Veneto - a parte Padova - è fuori da questo sistema e ha scelto gestioni dirette, come quelle veronesi Acqueveronesi e Ags: ma il decreto Ronchi le stravolgerebbe facendo entrare i privati con una quota non inferiore al 40%. Gli interessi in gioco, il 12 e 13 giugno sono dunque altissimi: sul piatto ci sono le 41 gestioni dirette - tra cui quella veronese - e i 64 miliardi di euro necessari per ristrutturare la rete idrica nazionale. Un piatto molto ricco a cui si aggiunge la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti che è inserita nel decreto Ronchi.
Come ci hanno insegnato le tragedie di Chernobyl e Fukushima il nucleare rappresenta la follia di una produzione energetica obsoleta, anti economica, dispregiativa dell’ambiente, della vita e del futuro. Il SI al referednum potrà dunque mettere in discussione l’intera politica energetica che non può essere basata su un modello "dissipatore, termico, centralizzato e militarizzato" come quello nuclearista e proporre un nuovo modello "conservativo, rinnovabile, territorializzato e democratico" come quello fondato sulle rinnovabili.
Ad unire le ragioni dei 2 referendum ci sono gli interessi e le politiche delle grandi multinazionali. Si pensi ad esempio che tra i soggetti più interessati a costruire le centrali nucleari in Italia ci sono i francesi di EDF, Electricitè de France, il cui Presidente è Henri Proglio. E chi fa la parte del leone nella privatizzazione degli acquedotti italiani sono i francesi di Veolia, il cui Amministratore delegato è Henri Proglio.
Chi ha voluto questi referendum ha già vinto su alcuni punti sostanziali. Il primo dei quali è quello di aver permesso, dopo anni di sequestro della democrazia reale a tutti i livelli, di affermare un nuovo principio : su ciò che a tutti appartiene, tutte e tutti devono poter decidere direttamente. Ora è necessario vincere nelle urne.
Si vota per la la ripubblicizzazione dell’acqua, per la difesa dei beni comuni e della democrazia. Proprio per questo vorremmo fosse chiara una cosa: quel voto non sarà solo un sondaggio d’opinione, o l’espressione di un generico bisogno che il mondo politico istituzionale dovrà interpretare e portare a sintesi. Dentro la mobilitazione sociale di questi anni e di questi giorni c’è molto di più : c’è l’avvio della riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni, c’è l’avvio della costruzione di una nuova democrazia partecipativa, c’è il primo vero stop popolare all’ideologia liberista e del mercato. C’è il futuro, cui nessuno potrà sottrarsi.
Per questo, al contrario del sindaco Tosi e di Bossi che si sciacquano la bocca con la retorica della difesa del territorio e degli interessi dei cittadini, il 12 e il 13 Sinistra Critica invita a votare e a far votare Si perchè di acqua si vive e di nucleare si muore!

Sinistra Critica Veneto - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

Appello per la democrazia e il rispetto della legalità in Val di Susa

Premessa
In questi giorni la Val di Susa sta vivendo momenti di tensione che ricordano quelli dell’autunno 2005 quando fu usata la forza per imporre l’apertura di un cantiere in vista della realizzazione del TAV Torino-Lione. Da allora nessun cantiere è stato aperto ma le promesse di governi di diverso colore di aprire un dialogo e un confronto con le istituzioni locali si sono dimostrate un inganno e le amministrazioni democraticamente elette, critiche sulla realizzazione della grande opera, non sono state riconosciute dal governo quali interlocutori affidabili e sono state estromesse dai tavoli di confronto.

Decine di migliaia di persone chiedono semplicemente di essere ascoltate, chiedono un confronto vero, pretendono che alle loro ragioni - scientificamente documentate - si risponda entrando nel merito. In cambio ricevono insulti e l’accusa di voler difendere il loro piccolo cortile, di volersi opporre al progresso, di non rispettare le regole: slogan e accuse infondate in risposta ad argomenti seri, a pratiche di protesta pacifica, all’utilizzo rigoroso di ogni spazio previsto da leggi e procedure.
L’opposizione al TAV Torino-Lione è diventata in questi anni un esempio di partecipazione democratica dal basso, di democrazia vera, di resistenza all’illegalità ed al sopruso in difesa dei beni comuni: un’opposizione popolare che può contare sul sostegno della comunità montana e di ben 24 consigli comunali.

Viceversa il governo e le potenti lobby che governano l’economia e la finanza, con l’appoggio di partiti di maggioranza e minoranza, non hanno esitato a stravolgere procedure, infrangere leggi e ingannare l’Unione Europea pur di assicurarsi un grande business da cui anche la grande criminalità organizzata e le mafie contano di trarre profitto. Hanno scatenato una grande campagna mediatica per nascondere le dimensioni e le ragioni dell’opposizione, per screditare il movimento notav presentandolo come covo di estremisti e sovversivi: la criminalizzazione del dissenso è un’arma micidiale a cui ricorre solo chi disprezza il confronto democratico e le regole condivise.

Oggi, fallito ogni tentativo di comprare il consenso e la benevolenza di cittadini e sindaci, il governo sta preparando una nuova prova di forza: il Prefetto assicura che “sarà il Questore a decidere tempi e modi” per installare il primo cantiere. E mentre la campagna di disinformazione si intensifica rispuntano le intimidazioni mafiose e le provocazioni che si ripetono puntuali dal 2005 ad oggi, dagli incendi dolosi dei presidi notav alle buste con le pallottole. In nessun caso indagini serie hanno portato a individuare i responsabili, ogni volta il movimento notav ha denunciato la natura mafiosa di tali gesti, ha riaffermato e rivendicato con orgoglio il carattere pacifico della propria lotta, ha invitato a cercare esecutori e mandanti tra chi ha interesse ad avviare i cantieri.

Se questo è il quadro non possiamo rimanere indifferenti, non possiamo rimanere in silenzio e ci rivolgiamo a singoli cittadini, associazioni, sindacati, movimenti, esponenti del mondo della cultura affinché si uniscano a noi in questo appello.

Appello per la democrazia e il rispetto della legalità in Val di Susa

Come singoli cittadini, associazioni, sindacati, movimenti, esponenti del mondo della cultura:

  • rifiutiamo l’idea che la realizzazione di una grande opera possa ridursi ad un problema di ordine pubblico
  • condanniamo senza riserve l’invito ad usare la forza e a militarizzare il territorio lanciato nei giorni scorsi da rappresentanti del popolo eletti in Parlamento, da alcuni partiti e da alcune associazioni di imprenditori
  • denunciamo il disprezzo delle più elementari regole della democrazia e pretendiamo dal governo il rispetto della legalità, il rispetto dei diritti dei cittadini, il rispetto nei confronti della amministrazioni locali democraticamente elette
  • respingiamo il ricatto e le strumentalizzazioni secondo cui chi si oppone al TAV non difende il lavoro: al contrario la realizzazione di questa grande opera inutile penalizzerebbe pesantemente le economie locali in cambio di pochi posti di lavorio precario e privo di tutele e di diritti, mentre un diverso utilizzo delle risorse pubbliche creerebbe numerose opportunità di nuova occupazione
  • le ragioni di chi si oppone a questa grande opera inutile, devastante, che sottrarrebbe enormi risorse economiche ai servizi pubblici di tutto il paese sono le nostra ragioni: non ci rassegniamo all’idea che il nostro futuro possa essere deciso da quell’intreccio perverso tra politica, affari e criminalità organizzata che governa ampie aree del nostro paese e inquina la nostra società.

Il nostro riferimento continua ad essere la Costituzione, quella Costituzione nata dalla Resistenza e oggi troppo spesso violentata. Per queste ragioni esprimiamo la nostra solidarietà alla resistenza notav e ci impegniamo a sostenerla concretamente.

Torino, 7 Giugno 2011


Primi firmatari (tra i promotori a Torino di "Presidiare la Democrazia"):

Comitato notav Torino
Laboratorio per la Democrazia - Torino
Unione Culturale Franco Antonicelli - Torino
Ferico Bellono, segretario generale FIOM Torino
Emergency Torino
Pro Natura Torino
Pro Natura Piemonte
Centro Sereno Regis
Giuseppe Sergi, docente storia medievale Univ. Torino
Alessandra Algostino, docente Diritto costituzionale comparato Univ. Torino
Caffè Basaglia - Centro di animazione sociale e culturale delle comunità
CUB Piemonte
Ass. L'Interezza non è il mio forte
Fabionews
Officine Corsare
Associazione La Fonte Acquariana
Comitato di cittadinanza attiva Rivalta Sostenibile
MAG4
IK Produzioni
Mani Tese Torino

ADERISCI

05 giugno 2011

Referednum: il 12 e 13 giugno mettiamo 4 si!

La Corte di Cassazione ha stabilito che il 12 e 13 giugno il quesito sul nucleare farà parte della tornata referendaria.
Il primo si' al referendum sul nucleare arriva dunque dalla Corte di Cassazione, che sanziona: vale la richiesta di abrogazione, ma rivolta al testo del decreto omnibus appena uscito dalle Camere, quello che modificava per un certo tempo la normativa vigente. Verranno quindi stampate nuove schede per una consultazione. Finisce male il tentativo del governo di eliminare quello che è forse il quesito piu' sentito dagli italiani, nella speranza che il quorum non venga raggiunto e che falliscano i referendum, per evitare, soprattutto, il quesito che piu' spaventa Berlusconi: quello sul legittimo impedimento. Lo sgambetto alla consultazione diretta non ha funzionato, rimane il rischio che la scarsa o nulla informazione sui referendum possa condizionare la presenza alle urne. E' sempre piu' importante quindi che tutti i singoli e le realtà politiche e sociali si mobilitino in prima persona per dare visibilità ai referendum sul nucleare, sul legittimo impedimento e sull'acqua pubblica, come da mesi stanno facendo i varii comitati e coordinamenti in difesa dei beni comuni di cui anche Sinistra Critica fa parte.
Sinistra Critica invita tutti e tutte il 12 e 13 giugno a recarsi ai seggi per votare 4 volte SI'!

02 giugno 2011

La Palestina che non t'aspetti in piazza a Milano

Piero Maestri
il manifesto Venerdì 17 Giugno 2011

In questi giorni a Milano si sta svolgendo l'evento «Israele che non ti aspetti», una kermesse propagandistica organizzata dall'Ambasciata israeliana in collaborazione con gli enti locali lombardi, per raccontare «un Israele diverso da quello di Stato interessato da un conflitto». Questa operazione - la prima del suo genere e che viene osservata con interesse dai siti filo-israeliani di tutto il mondo - ha un duplice significato: simbolico, affermando la «legittimità» dello Stato d'Israele di installarsi nel centro di Milano con i suoi moderni mezzi di propaganda, ma soprattutto concreto, perché il centro della kermesse è stato il Forum economico Italia-Israele che si è tenuto martedì scorso in piazza Affari a Milano, il giorno dopo il vertice Berlusconi-Netanyahu. Con questa Kermesse il governo israeliano si è proposto l'obiettivo di prevenire qualsiasi isolamento politico internazionale, passando attraverso un paese il cui governo e quasi tutte le forze politiche sono zelantemente schierate a difesa delle sue scelte e di rilanciare la collaborazione economica, commerciale, scientifica e militare, in particolare nei settori della tecnologia per la «sicurezza», la gestione delle risorse idriche - di cui Israele è maestro, grazie all'acqua sottratta ai palestinesi -, le risorse energetiche rinnovabili, la sanità e il welfare e così via. Un'operazione di propaganda che ovviamente è fondata sulla negazione: la negazione dell'esistenza dei palestinesi, delle responsabilità israeliane nel conflitto, per cancellare la memoria stessa della pulizia etnica che ha dato origine alla nascita dello stato di Israele e che perdura tuttora, della cacciata violenta degli abitanti della Palestina nel 1948-49, dell'espropriazione della loro terra, della soppressione dei loro diritti civili e dei più fondamentali diritti umani, della negazione del diritto dei profughi palestinesi al ritorno nella propria terra.
Ma anche la negazione dell'esistenza di un'«altra Israele», quella dei movimenti contro l'occupazione, dei giovani che manifestano contro il muro dell'Apartheid, dei refusnik, e naturalmente dei palestinesi che vivono in Israele, cittadini di serie B nella loro terra. Per fortuna a Milano si sono levati voci di dissenso e malgrado i tentativi di forze politiche di centrodestra e centrosinistra di ridurre le contestazioni alla Kermesse israeliana a violenze e distruzioni - a cui è seguito il silenzio dei molti per i quali senza violenze e scontri non c'è notizia - diverse sono state le iniziative del comitato «No all'occupazione israeliana di Milano» che si è formato nei mesi scorsi.
E così le bandiere palestinesi attraversano il centro di Milano: sabato scorso con un presidio di grande forza pacifica e simbolica con un «memoriale ai bambini di Gaza» e poi azioni dirette non violente di contestazione e controinformazione che hanno portato i colori palestinesi di fronte alla desolante e triste istallazione dei totem di piazza Duomo, poco frequentati e costretti a vivere dietro transenne e blindati, perché la verità non trovi spazio all'interno.
Sabato 18 giugno - concentramento alle ore 15.00 in largo Cairoli a Milano - sarà il giorno di una manifestazione nazionale, a cui invitiamo tutte/i quelle/i che non vogliono farsi prendere in giro dalle «eccellenze» israeliane, che vogliono contestare la «legittimità» della negazione dei palestinesi, che vogliono contribuire alla campagna di boicottaggio dell'economia israeliana lanciata dalla società civile palestinese contro l'apartheid israeliano - come fecero i neri del Sudafrica 30 anni fa. In fondo, voi avreste accettato un evento «il Sudafrica che non ti aspetti» mentre Mandela era ancora in carcere?