29 maggio 2012

ciao Sandro !!!



Cgil: 2 giugno, un vecchio vizio

http://antoniomoscato.altervista.org/
Non sono rimasto sorpreso dalla notizia che CGIL, CISL e UIL, invece dello sciopero generale abbiano annunciato di aver organizzato una “dura forma di lotta”: una gita a Roma in un sabato festivo. I burocrati si aggrappano alle più fumose proclamazioni di una costituzione concepita per non essere mai applicata: a Roma si va per rivendicare che “l’Italia è fondata sul lavoro”, ma vuol dire qualcosa? Retorica e bugie. Ma non è una novità. Non alludo solo all’aver trasformato da anni il 1° maggio in un concerto, salvo – in un anno come questo - un comizietto in una cittadina fuori mano di meno di cinquantamila abitanti. Penso a una tradizione antica, che è stata sconfitta solo quando c’è stata un’ondata rivoluzionaria, come nei due dopoguerra o nel ’68… 
Già agli albori del movimento operaio, infatti, nel momento in cui si lanciava una giornata di lotta a livello mondiale per le 8 ore di lavoro, c’erano burocrati socialdemocratici che si sforzavano di svuotare quella decisione. Riproduco qui un piccolo stralcio dal capitolo su La lunga lotta per la riduzione dell’orario di lavoro del mio libro Il capitalismo reale, che è già sul sito (chi volesse leggerlo tutto, può farlo, è qui). 
Riduco tutta la prima parte del capitolo ad alcuni dati essenziale: alcune riduzioni d’orario erano state decise per legge in diversi paesi, a partire dall’Inghilterra, per correggere una situazione intollerabile: l’allungamento continuo dell’orario di lavoro imposto dai capitalisti aveva portato a un aumento vertiginoso della mortalità sul lavoro, delle malattie professionali, delle malformazioni dei giovani proletari, dovute sia al lavoro precoce, sia alla cattiva alimentazione, sia a fattori ereditari, dato che da genitori malnutriti e ammalati difficilmente nascono figli sani. Insomma già nella prima metà del XIX secolo dei governi borghesi avevano tentato di garantire la riproduzione della forza lavoro imponendo delle regole ai singoli capitalisti. 
Ma si trattava di limitazioni parziali, e per giunta facilmente aggirabili perché gli ispettori erano pochi, mal pagati e quindi facilmente corrompibili. Ogni tanto una situazione particolare (come la scarsità di manodopera provocata dalla corsa all’oro in Australia) aveva portato in qualche paese a concessioni importanti, ma non durature. 
Una lotta più sistematica era stata iniziata con coraggio soprattutto negli Stati Uniti (sembra impossibile oggi, a chi non sa che nella prima metà del Novecento il fortissimo movimento sindacale negli Stati Uniti era stato smantellato con gli assassini mirati affidati ai gangster e al tempo stesso trasformato con una poderosa corruzione), e aveva ottenuto qualche successo. 
Per effetto delle notizie arrivate da quel paese, alla fine degli anni Ottanta si rafforzò anche in Francia una tendenza a porre la rivendicazione subito e in modo deciso. Nel corso dei due congressi contrapposti dell’internazionale socialista, che si tennero a Parigi nel 1889 (uno “possibilista” con forte presenza anarchica e di laburisti britannici, l’altro “marxista” influenzato dalla SPD), tutti si pronunciarono a favore di una giornata internazionale di lotta per le otto ore. Entrambi i congressi accettarono la data del 1° maggio 1890 proposta dall’AFL statunitense nel congresso di St. Louis del dicembre 1888. 
La formulazione fu tuttavia più vaga nel congresso “marxista”, per le preoccupazioni della socialdemocrazia tedesca che lo egemonizzò e cercò di evitare impegni precisi (come il laburismo inglese, la socialdemocrazia tedesca preferiva generici comizi e non un forte impegno di scioperi, che mettessero in campo tutta la forza operaia). I laburisti, peraltro, scelsero addirittura la prima domenica di maggio per fare innocui comizi in favore della riduzione d’orario, evitando di sospendere il lavoro insieme agli altri il 1° maggio. 
In quella fase, emerse nettamente la concretezza dei sindacati statunitensi, che non riuscivano neppure a seguire molte delle polemiche politiche e ideologiche che dividevano la sinistra europea (tra l’altro, parteciparono a tutti e due i congressi), ma che, dopo il successo della giornata del il 1° maggio 1890, riuscirono a ottenere i primi risultati: varie categorie, dapprima nella industria del legno, e altre nel giro di pochi anni, raggiunsero le otto ore, o almeno le nove. 
Nell’agosto 1891 un nuovo congresso socialista internazionale riunito a Bruxelles, in cui erano presenti 337 delegati di 15 paesi, tracciò un bilancio delle mobilitazioni del 1° maggio di quello stesso anno e di quello precedente, trasformando la celebrazione in una scadenza fissa annuale, pur concedendo ai molti recalcitranti che in quel giorno i lavoratori dovevano scioperare “dappertutto eccetto dov’è impossibile”: una frase lapalissiana, che sottintendeva che ogni organizzazione locale aveva la libertà di decidere che era impossibile, senza violare le decisioni comuni. 
Fin qui il mio stralcio. Non occorrono molti altri commenti. Non ci si salverà dal macello sociale che dalla Grecia alla Spagna all’Italia investe tutta l’Europa, se non ci sarà una nuova situazione rivoluzionaria. Non a caso la conquista delle 8 ore avvenne sull'onda della rivoluzione russa, anche in tanti altri paesi, che cominciarono a fare concessioni per timore del "contagio russo". Oggi una situazione rivoluzionaria può riproporsi se si parte dal rifiuto di pagare debiti contratti da altri per pagarsi le loro pensioni d’oro (Giuliano Amato, “tecnico dei tagli” e predicatore di austerità, percepisce una pensione di 14.000 euro al mese). O si finisce come stava finendo la Grecia, con salari e pensioni ridotte del 25% o 30%, o si deve rifiutare di pagare un debito contratto dai governi (in questo Grecia e Italia sono davvero sorelle, come dice il detto popolare ellenico…) soprattutto per comprare armi costosissime su cui non ci hanno mai chiesto il parere, e che sono servite anche ad assicurare tangenti multimilionarie a “magliari” e procacciatori d’affari come Lavitola o Belsito… 
Per non essere massacrati, bisogna spazzare via questi burocrati bugiardi che chiamano lotta le passeggiate. Bisogna ricostruire dal basso un vero movimento sindacale degno di questo nome, e coordinarlo almeno a livello europeo, cominciando dall’impegno per sostenere la resistenza greca, che deve diventare la causa comune, come fu la Spagna nel 1936. 
Non ci sono soluzioni parziali, bisogna ricominciare a identificare il nemico di classe, per combatterlo seriamente. È un compito che ricade contemporaneamente sui sindacati di base o autorganizzati e sulla FIOM, insieme a quei pochi settori della CGIL che non sono solo raccoglitori di contributi e distributori di prebende. E bisogna fare presto!

PS: a proposito di ipocrisia: sento nelle rassegne stampa del mattino che tutti sarebbero indignati perché Beppe Grillo avrebbe mancato di rispetto a Napolitano... Mi sembra incredibile, sarei stato meno moderato di lui: Napolitano parla e sparla senza ricordarsi che il suo compito non sarebbe quello di fare da sponda al centrosinistra angosciato per la crescita di un'opposizione. Napolitano non è mai stato al di sopra delle parti, è stato essenziale per far accettare agli ingenui la macelleria sociale affidata a Monti-Fornero. Se scende in politica, è giusto e anzi necessario criticarlo...
(a.m. 9/5/12)
 

28 maggio 2012

Roma, 02 Giugno - Manifestazione nazionale "La Repubblica siamo noi"

Roma, sabato 2 Giugno 2012
Ore 15.00 P.zza della Repubblica

LA REPUBBLICA SIAMO NOI!!!

Manifestazione nazionale

 
Per l'attuazione del risultato referendario, per la riappropriazione sociale e la tutela dell'acqua e dei beni comuni, per la pace, i diritti e la democrazia, per un'alternativa alle politiche d'austerità del Governo e dell'Europa

Ad un anno dalla straordinaria vittoria referendaria, costruita da una partecipazione sociale senza precedenti, il Governo Monti e i poteri forti si ostinano a non riconoscerne i risultati e preparano nuove normative per consegnare definitivamente la gestione dell’acqua agli interessi dei privati, in particolare costruendo un nuovo sistema tariffario che continua a garantire i profitti ai gestori.
Non solo. Da una parte BCE, poteri forti finanziari e Governo utilizzano la crisi economico-finanziaria per rendere definitive le politiche liberiste di privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici, di smantellamento dei diritti del lavoro, del welfare e dell'istruzione, di precarizzazione dell’intera vita delle persone. Dall'altra le politiche d'austerità ridimensionano il ruolo dell'intervento pubblico per poi alimentare l'idea che la crescita sia possibile solo attraverso investimenti privati, che in realtà si appropriano dei servizi e devastano il territorio.
E' in atto il tentativo di imporre definitivamente il dominio delle "esigenze dei mercati" sulla democrazia, ovvero il diritto di tutte e di tutti a decidere collettivamente sul proprio presente e futuro.
Il 2 giugno è da sempre la festa della Repubblica, ovvero della res publica, di ciò che a tutte e tutti appartiene. Una festa ormai da anni espropriata alle donne e agli uomini di questo Paese e trasformata in parata militare, come se quella fosse l’unica funzione rimasta ad un “pubblico”, che si vuole progressivamente consegnare agli interessi dei grandi gruppi bancari e dei mercati finanziari.

Ma la Repubblica siamo noi.

Le donne e gli uomini che nella propria quotidianità ed in ogni territorio lottano per la riappropriazione sociale e la tutela dell’acqua e dei beni comuni, per un welfare universale e servizi pubblici di qualità, per la dignità del lavoro e la fine della precarietà, per il diritto alla salute e all’abitare, per l’istruzione, la formazione e la conoscenza, per la trasformazione ecologica della produzione, a partire dal Forum Alternativo dei Popoli di Rio+20, per politiche di pace e cooperazione.
Le donne e gli uomini che, come nel resto d'Europa, pensano che i beni comuni siano fondamento di un nuovo modello produttivo e sociale.
Le donne e gli uomini che dentro la propria esperienza individuale e collettiva rivendicano una nuova democrazia partecipativa, dentro la quale tutte e tutti possano contribuire direttamente a costruire un diverso futuro per la presente e le future generazioni.
Crediamo sia giunto il momento in cui siano queste donne e questi uomini a riempire la piazza del 2 giugno.
Con l’allegria e la determinazione di chi vuole invertire la rotta.
Con la consapevolezza di chi sa che il futuro è solo nelle nostre mani.

L'avvenire dei lavoratori europei si gioca in Grecia!

Dichiarazione della IV Internazionale:
Da due anni il popolo greco lotta contro l’austerità imposta dalla « Troika » (l’FMI, la Commissione europea e la Banca centrale europea). Dopo 17 giorni di sciopero generale, dopo le manifestazioni di massa e le occupazioni delle piazze da parte dei aganaktismeni(indignati), dopo le occupazioni delle fabbriche, ha espulso a partire dalle elezioni del 6 maggio i partiti che hanno accettato i « memorandum » imposti alla Grecia , col 60% dei suffragi espressi e ha accordato il 37% ai partiti alla sinistra del liberalismo antisociale del PASOK.
Dopo due anni, schiacciata dal debito pubblico, che è servito da sbocco per la sovraccumulazione del capitale finanziario, la Grecia è diventata il laboratorio dei politici intenzionati a far pagare la crisi del capitalismo alla popolazione. I piani di « salvataggio » imposti alla Grecia hanno una sola finalità : garantire il pagamento del debito da parte dello Stato Greco alle banche, per preservare i capitali speculativi dalla bolla finanziaria che hanno creato. I « memorandum » che accompagnano questi piani mirano a testare in Grecia fino a che punto il capitale può accaparrare la ricchezza prodotta dai lavoratori impoverendoli Gli effetti di questa politica sono la brutale riduzione dei salari e delle pensioni, la decostruzione del diritto dei lavoratiri, il picco brutale di disoccupazione (che raggiunge già in Grecia il 21,2% della popolazione attiva, circa il 30% delle donne e il 50% dei giovani), una recessione simile a quella del 1929-30 (caduta del PIB del 6,9% nel 2011, stimato di nuovo al 5,3 nel 2012 ; riduzione della produzione industriale di 4,3% nel marzo 2012 rispetto al marzo 2011..) la distruzione del sistema sanitario(soppressione di 137 ospedali e di un quinto degli impiegati nel settore sanitario, mancanza di farmaci perchè quelli non pagati ammontano a 1,1 miliardo di euro) e del settore immobiliare(200000 alloggi invendibili..mentre il numero dei senza tetto aumenta), malnutrizione..
Facendo dell’arbitrio, del segreto e della paura un vero e proprio modo di governo, una tale politica di brutale asservimento d’un popolo non poteva che provocare delle reazioni di rabbia, scoraggiamento, collera. Una parte di questa collera è stata canalizzata da una sinistra forza razzista, xenofoba e antisemita, il gruppo neo-nazista Alba dorata, che naviga sull’onda della politica governativa di repressione dei manifestanti e di caccia agli immigrati ed è penetrato nella polizia. Questo ci deve allarmare e portarci a denunciare la politica di repressione e di razzismo del governo imposto dalla « Troika » in Grecia.
Di fronte a queta politica, la sinistra radicale greca, e in particolare Syriza che ha oggi una posizione centrale, difende un piano d’urgenza attorno a 5 punti :
1. L’abolizione dei « memorandum », di tutte le misure di austerità e delle contro-riforme del lavoro che sono sul punto di distruggere il paese.
2. La nazionalizzazione delle banche che sono state largamente pagate dagli aiuti pubblici.
3. La moratoria del pagamento del debito e un audit che permetterà di denunciare e d’abolire il debito illegittimo.
4. L’abolizione dell’immunità dei ministri.
5. La modifica della legge elettorale che ha permesso al Pasok e a Nea Dimokratia di governare a danno della popolazione greca e di fareprecipitare il paese nella crisi.
La IV Internazionale chiama l’insieme del movimento operaio mondiale, tutti gli indignati-e, tutte quelle e tutti quelli che si richiamano agli ideali della sinistra, a sostenere questo programma di urgenza.
Noi auspichiamo che il popolo greco riesca a imporre tramite il voto e le mobilitazioni un governo di tutta la sinistra sociale e politica che rifiuta l’austerità, un governo capace di imporre l’annullamento del debito. E’ in questa prospettiva che noi chiamiamo a raccolta tutte le forze che lottano contro l’austerità in grecia-Syriza, Antarsya,Kke,i sindacati e gli altri movimenti sociali- attorno a un piano d’urgenza.
La crisi non è quella della Grecia, ma piuttosto quella dell’unione europea sottomessa alla volontà del capitale e dei governi al suo servizio. E’ quella del modo di produzione capitalista nel mondo intero. Non sta alla « Troika » ma al popolo greco di decidere sulla politica da seguire in questo paese. I tentativi della cancelliera tedesca Angela Merkel di imporre ai Greci un « referendum » sull’euro in occasione delle elezioni del 17 giugno- un vero colpo di forza elettorale- devono essere respinti. Non è l’euro, sono i diktat della Troika che dobbiamo combattere oggi.
Più che mai, le lotte contro le politiche d’austerità esigono di combattere per la rottura con le politiche e i trattati che costituiscono la base della costruzione dell’Unione europea. Più che mai, combattere l’austerità non significa un ripiegamento nazionalista, ma lo sviluppo di un movimento per un’altra Europa che difende i diritti sovrani democratici e sociali di ciascun popolo e la prospettiva degli Stati Uniti socialisti di Europa.
La Grecia è diventata un laboratorio per l’Europa. Si sperimentano su cavie umane dei metodi che saranno in seguito applicati al potogallo, alla Spagna, all’Irlanda, all’Italia e così di seguito.. Il popolo greco si è ribellato, nelle fabbriche, nelle strade e nelle urne, contro queste politiche barbare. La resistenza dei greci è la nostra resitenza, le loro lotte sono le nostre lotte. Essa mostra che la difesa degli interessi vitali delle classi popolari implica confrontarsi con le classi dominanti, sul piano nazionale e europeo. Bisogna moltiplicare le iniziative unitarie in sostegno alle lotte del popolo greco e della sinistra radicale. Ma la migliore solidarietà verso il popolo greco, è di imitare il loro esempio in tutti i paesi sviluppando e coordinando le resistenze contro le politiche disumane di austerità e di distruzione. E’ esattamente ciò che teme il capitale responsabile della crisi :il contagio delle lotte!

Le 24 mai 2012
Bureau exécutif de la IVe Internationale

18 maggio 2012

Blockupy Francoforte: Un’opposizione anticapitalista in Europa!

Mentre l’indignazione torna nelle piazze di diversi paesi europei (e non solamente europei), sta entrando nel vivo la preparazione alle giornate di mobilitazione contro la BCE di Francoforte – dal 17 al 19 maggio.
Le autorità cittadine e le forse dell’ordine tedesche stanno cercando in ogni modo di impedire questa mobilitazione, vietando le iniziative di protesta, rendendo difficile la permanenza nei parchi dove dovrebbe trovare porto il “quartier generale” della protesta (e l’ospitalità dei manifestanti) e emettendo ordinanze restrittive a militanti tedeschi per vietare loro il soggiorno e la presenza a Francoforte nei giorni delle iniziative – mentre non sono al momento previsti blocchi alle frontiere.
Malgrado queste prese di posizione – e mentre le reti organizzatrici continuano ad affermare il diritto a manifestare e insistono nella trattativa perché tale diritto sia riconosciuto - l’atmosfera politica verso quel appuntamento si scalda.
Le giornate di Francoforte sono in qualche modo il culmine delle giornate cominciate con il 1° maggio globale e proseguite con la ripresa de l@s indignad@s in Spagna e in altri paesi.
In un dibattito politico segnato dai risultati elettorali dei diversi paesi europei (Francia, Grecia, Germania, ma anche Italia) – che puniscono chi sta governando applicando le politiche di austerità e in generale i partiti tradizionali (ovunque cresce l’astensione e il voto a liste che posso essere in modi diversi considerate “di protesta”) – la ripresa delle mobilitazioni di piazza, il “Take the square!”, assume un significato ancora più interessante e importante: decine di migliaia di donne e uomini, soprattutto giovani, in Europa dichiarano di non voler delegare a nessuno le decisioni sulle proprie vite. Democrazia reale, welfare, diritti per lavoratrici e lavoratori, smilitarizzazione della politica e dei territori – tutte istanze che oggi partono e mettono al centro la protesta contro il capitale e i mercati (non solamente finanziari) e il rifiuto di pagare la loro crisi e il loro debito.
Francoforte è importante anche perché potrebbe rilanciare un processo di collegamento tra i movimenti europei direttamente sul piano della mobilitazione, dopo la crisi dell’esperienza dei forum sociali europei – crisi dovuta anche, se non soprattutto, alla difficoltà e scarsa capacità di sviluppare lotte sociali a livello continentale e connessioni tra i movimenti esistenti.

08 maggio 2012

Tosi, condottiero gialloblù

Il commento di Sinistra Critica Verona sulle elezioni amministrative
Tosi contro tutti
Il sindaco uscente Flavio Tosi si conferma con un ampio margine di voti, nell'ambito di una tornata elettorale con una chiara valenza nazionale. Sicuramente per la fase politica, per l'importanza della città ma anche per le dinamiche riguardanti la crisi della Lega Nord. Tosi è riuscito a costruirsi un'immagine mediaticamente e socialmente efficace e un partito sostanzialmente personale, di cui molto si è parlato anche fuori dalle mura scaligere, che gli ha consentito di uscire rafforzato dalla crisi del partito padano.

Il Tosi di oggi è diverso da quello di cinque anni fa. Il ruolo di sindaco sceriffo gli è stato stretto fin da subito. Nei 5 anni di governo alla guida della città ha costruito rapporti economici e finanziari di tutto rispetto: ha coltivato l'alleanza con la Compagnia delle Opere, ovvero CL, è diventato il sindaco delle grandi opere, aprendo cantieri su cantieri: il Traforo, l'inceneritore di Ca' del Bue, i parcheggi in pieno centro storico, i progetti sull'area di Verona sud e la ristrutturazione di altre importanti zone della città. Il sindaco è entrato anche nella vicenda Unicredit attraverso la fondazione Cariverona - che di Unicredit è uno dei principali azionisti - e ha avuto la mano pesante sulle aziende partecipate - Agsm, Amia, Atv - piazzando i suoi uomini dappertutto e aprendo quindi la conflittualità con quelli che cinque anni fa erano i suoi alleati. Tra i maggiori finanziatori delle sue campagne elettorali appare la Mazzi Costruzioni, da quarant'anni protagonista degli appalti cittadini. Technital, la società artefice del progetto del traforo delle Torricelle, pochi giorni prima delle elezioni si è incaricata di spiegare ai cittadini quanto importante e opportuna sia quest'opera, in realtà devastante, costosa ed utile solo a chi ci guadagna, invitando indirettamente al voto per Tosi.
Il successo del riconfermato sindaco, già condannato in via definitiva per propaganda razzista, assorbe certamente anche i voti dell'estrema destra che cerca di far leva sulla crisi in atto. Da un lato lascia quasi a secco Forza Nuova e la lista ad essa alleata (Identità Scaligera), dall'altro ospita direttamente all'interno della propria civica il leader locale di Casa Pound, Marcello Ruffo, in cordata con l'assessore alle pari opportunità (!) Di Dio, esplicitamente sostenuto dai "fascisti del nuovo millennio" e un paio di candidati della ex Fiamma Tricolore. Per non parlare di Andrea Miglioranzi, ex Gesta Bellica e Veneto Fronte Skinhead, che della lista civica di Tosi è il segretario. Sta facendo carriera: è passato in una società della Fiera, è nel CdA della municipalizzata Agsm, se ne parla addirittura come assessore o vice sindaco ed è diventato normale che uno come lui sia lì nella stanza dei bottoni.

L'opposizione
I risultati puniscono chiaramente l'inconsistente e ambigua opposizione del PD (si veda ad esempio la posizione sul traforo) e la sua responsabilità per le politiche lacrime e sangue del governo Monti. La Federazione della Sinistra, tutta proiettata nella dinamica elettoralista, ha scelto la "solita" lista con il dichiarato proposito di ritornare in consiglio comunale. Non ha messo in discussione nulla della politica che il PD ha fatto a livello locale e tanto meno a livello nazionale. Il risultato è che Prc e PdCI non raggiungono l'1% e la campagna elettorale non ha innescato alcun meccanismo di partecipazione.
Crolla il PdL lacerato dalla guerra intestina, mentre emerge con prepotenza il populismo, a tratti preoccupante e becero, del Movimento 5 Stelle. Grillo prende più voti di Berlusconi e fa eleggere tre consiglieri. La campagna dei grillini è stata un taglia e cuci di slogan evidentemente efficaci, ma vuota dal punto di vista politico: di lavoro e crisi non si parla se non in termini individuali o di green economy, il conflitto capitale/lavoro è un relitto del passato, sulla cittadinanza si pensa che è follia far votare i figli dei migranti nati in Italia, sulle donne le sviste sono rivelatrici: "il telelavoro è importante perché riduce l'inquinamento e perché tiene le donne a casa" ha detto il candidato sindaco a 5 stelle nel corso di un'assemblea cittadina. Anche sulla questione ambientale, nei confronti della quale sembrano essere sensibili, non si ravvedono nell'angusto orizzonte grillino analisi interessanti, nella misura in cui non si ragiona sul rapporto tra ambiente e produzione industriale, e quindi tra territorio e modello economico. Su questo appare timida anche la lista civica Piazza Pulita, che raccoglie alcuni comitati cittadini – No Traforo, No Inceneritore, il Carpino, ... - e si attesta sul 2,4% risultando più una lista dei “leader” che un progetto in grado di mettere collettivamente in discussione alcune scelte politiche e la debolezza dell'opposizione.
Oltre il centrosinistra la candidatura di Ibrahyma Barry per il PdAC. Una candidatura di propaganda, di una realtà di fatto assente a Verona, nella cui lista ci sono appena quattro residenti nella città scaligera e che non pone certo le premesse per la costruzione di un'opposizione sociale e politica.

Crisi, la grande assente
In questo quadro la grande assente è stata la crisi economica: poco o nulla se ne è parlato in campagna elettorale. Nonostante le molte vertenze aperte sul territorio, questa assenza non stupisce visto il bassissimo livello di conflittualità esistente in città, determinato anche dal ruolo concertativo dei sindacati, Cgil in testa. In tale contesto incide profondamente la fine del modello della piccola impresa che ha fatto "grande" il Nordest.
La crisi a Verona non produce conflitto né autorganizzazione. Chi la patisce è isolato e non comunica con chi ha vicino. Nemmeno all'interno dello stesso sindacato si è in grado di aprire delle vertenze comuni tra le molte situazioni di crisi aziendale. Quello che, nel corso della campagna elettorale, è stato detto sulla crisi – che è evidentemente una crisi di sistema – sono parole d'ordine generiche e banali: "bisogna uscirne insieme". Non una parola su chi l'ha provocata, né su chi ci guadagna e su chi la paga, né sulle politiche europee di austerity.

Verona, Italia, Europa
Le osservazioni sull'assenza della crisi dal dibattito politico cittadino ci riportano, in conclusione, a spendere ancora poche parole sul nesso, secondo noi palese, tra assenza di un progetto politico programmaticamente alternativo che non si candidi a cogestire la crisi del capitalismo a nessun livello, né locale né nazionale, e il reale pericolo di una uscita a destra da tale situazione. L’unanime “silenzio-assenso” cittadino attorno al tema ricalca quello dell’unità nazionale ed europea, tutta costruita attorno alla volontà di salvare i grandi profitti economico-finanziari. Il crearsi di una grande coalizione nazionale attorno al governo tecnico infatti, oltre a smascherare ulteriormente la subalternità del Pd e dei suoi alleati ai grandi poteri finanziari e la loro impossibilità oggettiva di rappresentare un’alternativa, lascia un ampio spazio politico alle destre radicali e neofasciste che possono così presentarsi come le uniche forze anticrisi.
Questa dinamica è riscontrabile generalmente in tutta Europa come ci dimostrano i risultati del Fronte Nazionale in Francia e del partito neo nazista Alba Dorata in Grecia. Il risultato delle elezioni greche segnala però anche, e questo è un dato estremamente significativo, il grande e importante successo della coalizione della sinistra radicale Syriza che supera il Partito Socialdemocratico Greco (Pasok), mostratosi completamente subalterno a BCE e FMI e rifiutando alleanze di governo che comporterebbero la rinuncia della propria autonomia programmatica e politica. Cosa, purtroppo, che non possiamo dire anche del Front de Gauche francese. Ciò ci preoccupa molto in quanto conosciamo direttamente, sia a livello nazionale che cittadino, la ricaduta negativa che subiscono le forze di sinistra quando praticano scelte governiste malgrado sia chiara la natura neoliberista e conservatrice delle forze con cui ci si allea.
Tornando a Verona, siamo di fronte ad un fenomeno strano: la crescita sostanziale e non formale della destra neofascista, alleata con Tosi nel nuovo partito travestito da lista civica, trappola ben congegnata nella quale molti sono caduti. Il carattere “localista” del discorso tosiano, intriso di retorica sulla “buona ed efficiente amministrazione”, consente al sindaco rieletto di collocarsi virtualmente fuori dal quadro politico generale, per non dire al di sopra di esso, risultando leader di lotta e di governo, referente al contempo dei fascisti del terzo millennio e del potere finanziario e delle banche. Se l'estrema destra scaligera ottiene da Tosi posizioni di potere, allo stesso tempo perde il proprio spazio politico fagocitato dal monopolio tosiano. Raggiunge il potere con una scorciatoia: portare voti a Tosi in cambio di poltrone. D'altra parte il populismo sorvola scientificamente sulle contraddizioni oggettive per imporre un immaginario di falsi miti in cui la delega al sovrano assomiglia decisamente ad un atto di fede.

Un’uscita a sinistra
Di fronte a tale quadro, per disinnescare la miccia della crisi sociale e del radicamento dell’estrema destra, per uscirne quindi a sinistra, ci pare quanto mai necessario approfondire i nostri sforzi nella costruzione del conflitto e dell’opposizione sociale e politica alle politiche liberiste di austerity del governo Monti-Napolitano, che con la scusa de pagamento del debito pubblico attuano le politiche neoliberiste del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e dell'Unione Europea rubando diritti, salari, pensioni e futuro a giovani, lavoratori, pensionati, donne e migranti. È inoltre urgente e non rinviabile il ragionamento su un diverso modello economico alternativo e anticapitalista.
Opporsi alle politiche di austerity, centrali in questa fase storica, ed alle conseguenze sociali, economiche e politiche, implica l'inconciliabilità tra una sinistra alternativa e anticapitalista – potenzialmente centrale in questa fase storica – e la socialdemocrazia riformista, necessariamente subordinata all'umore dei mercati e ai bisogni delle banche e non più praticabile perché sempre più esigue sono le risorse da redistribuire.
In tal senso Verona, vista da sinistra, è all'anno zero. C'è da ricostruire praticamente tutto. A partire dall'analisi della crisi che colpisce duramente anche nella città scaligera, dall'assenza di qualsiasi risposta sociale, politica o sindacale, dal progressivo smembramento e indebolimento del ceto medio, dalla critica su come il centrosinistra ha governato nell'unica occasione che ha avuto a disposizione con la giunta Zanotto.
Per questo Sinistra Critica ritiene necessario approfondire i propri sforzi, a partire dalla partecipazione alla campagna Rivolta il Debito, nella costruzione di un'opposizione sociale, politica e culturale, che vada ben oltre le anguste logiche elettoralistiche. Il patto di stabilità ed il vincolo di bilancio introdotto in costituzione con il volto favorevole del Partito Democratico e che rischia di colpire mortalmente le amministrazioni locali, così come la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni sono misure frutto delle politiche di contrasto del debito decise dal passato governo di centrodestra e dall'attuale governo tecnico. Collegare la campagna di Obbedienza Civile, magari condotta in forma autorganizzata con l'autoriduzione della bolletta, alla proposta di audit sul debito da declinare anche su scala locale, significherebbe innanzitutto far crescere e politicizzare queste battaglie aprendo la strada alla costruzione di una diffusa sensibilità anticapitalista che nasca e cresca nel sociale in forma autorganizzata e che sappia individuare i veri responsabili della crisi. Convinti che la democrazia realmente partecipativa, la giustizia sociale, la sconfitta del razzismo e di questo sistema economico, siano pratiche quotidiane e non obbiettivi da rimandare alla “società futura” né tanto meno da rinchiudere strumentalmente in una campagna elettorale.

07 maggio 2012

A Francoforte, contro i divieti

Il governo della città (Dipartimento dell’Ordine Pubblico di Francoforte) ha vietato ogni manifestazione dal 16 al 19 maggio per motivi di ordine e pubblica sicurezza. Tutte le componenti di Blockupy, da Il ad Attac, stanno contestando il divieto e ricorrendo a mezzi legali per impedire che il blocco diventi effettivo.
Appello internazionale: nessun divieto per Blockupy a Francoforte
In un comunicato stampa diffuso nel pomeriggio di venerdì 4 maggio il Dipartimento per l'ordine pubblico della Città di Francoforte ha annunciato che saranno vietate tutte le iniziative previste dalla coalizione di movimenti, gruppi e associazioni "blockupy Francoforte" per le giornate di protesta dal 16 al 19 maggio prossimi. Fino ad oggi i legali di quanti hanno notificato più di quindici diverse iniziative hanno ricevuto informazioni dalle autorità solo su una singola richiesta, e anche su questa con grave ritardo.
Tutto questo avrebbe l'obiettivo di impedire completamente le proteste contro il regime della crisi, che comporta un pesante attacco alle condizioni di vita di milioni di persone in Europa. Durante le giornate d'iniziativa, la coalizione sta infatti preparando proteste contro la politica di austerità dei governi europei e della troika costruito dalla Banca Centrale Europea, dalla Commissione europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Sono state previste attività quali manifestazioni, raduni, veglie e assemblee.
Questo divieto è un fatto tanto scandaloso quanto unico nella storia della Repubblica Federale e un aperto insulto al diritto di manifestare garantito dalla Costituzione tedesca.
Chiediamo che la protesta contro le politiche della crisi possa svolgersi anche nel distretto finanziario di Francoforte e di fronte alla sede della BCE, coerentemente con la giurisprudenza adottata da tempo in casi simili dal Tribunale amministrativo federale. Come democratici siamo estremamente colpiti dalla natura illegittima e non democratica di questo provvedimento. Stiamo perciò chiedendo un immediato ritiro di questo divieto totale.
Ciò che è potuto accadere al Cairo in piazza Tahrir Square, alla Puerta del Sol di Madrid o a New York in Central Park, deve essere possibile anche a Francoforte.
Per aderire all'appello qui

06 maggio 2012

BLOCKUPY FRANKFURT! 16/19 maggio 2012


>>> partecipazione da Verona // info: ridverona@gmail.com


#BLOCKUPY FOR GLOBAL CHANGE!

Convocazione transnazionale alla mobilitazione a Francoforte, 16-19 maggio.Solidarietà Internazionale nella nostra lotta comune
Stiamo convocando proteste di massa a Francoforte questo maggio contro il regime di crisi dell'Unione europea. Siamo attivisti che rappresentano una moltitudine di movimenti e di lotte di diversi paesi europei e non solo, movimenti che sono aumentati in questi ultimi mesi e anni per protestare contro l'assalto alle nostre libertà, al lavoro e ai mezzi di sussistenza che si è intensificato ferocemente durante questa crisi globale. Abbiamo unito insieme e condiviso le nostre lotte ed esperienze, e ci siamo resi conto che, in una moltitudine di forme locali, stiamo combattendo la stessa battaglia. Come mai prima, i nostri movimenti stanno iniziando a rafforzarsi l'un l'altro: un'opposizione vera e transnazionale sta cominciando ad emergere.
Subito dopo i giorni di azione a livello mondiale, 12 e 15 Maggio, dove protesteremo nei nostri territori, la nostra lotta transnazionale si unirà a Francoforte, il centro europeo del capitalismo globale e il luogo in cui ha origine il disagio e la miseria che la dittatura dei mercati ha causato per milioni di persone.
Stiamo protestando contro il diffuso impoverimento e la negazione dei diritti democratici che si verificano nell'Eurozona come parte di una crisi sistemica globale.
In particolare nella periferia dell'UE stiamo vivendo le conseguenze drammatiche di quella politica spinta dai governi di Germania e Francia e promulgata da istituzioni rappresentative del capitalismo globale: la BCE, FMI, UE, e i loro governi tecnocratici imposti. Milioni di noi sono stati impoveriti e spinti alla miseria dall'austerità e dai programmi di adattamento strutturale, dalla negazione dei diritti dei lavoratori e dalla svendita e privatizzazione dei servizi pubblici, quali l'istruzione, la sanità e il walfare. Siamo sperimentando il saccheggio delle risorse umane e naturali da istituzioni apparentemente democratiche!
Questi processi sono solo il segno più evidente della precarizzazione del lavoro e della vita vissuta in tutta Europa e oltre. Le nostre rivolte sociali, che attraversano le frontiere interne dell'UE, sono espressione di indignazione che agisce fuori ogni forma di politica rappresentativa. Con il fallire della democrazia rappresentativa, noi la lasciamo alle nostre spalle, creando le nostre pratiche democratiche nelle lotte quotidiane contro sfruttamento.
Stiamo vivendo la migrazione globale come un altro chiaro segno del rifiuto di questo sistema transnazionale di sfruttamento, dei suoi confini di regime e delle guerre violente. Stanno devastando la nostra terra e il nostro sostentamento di base. La situazione è urgente: siamo di fronte ad un disastro climatico provocato dall'uomo!
Eppure, in Europa e nel mondo, stiamo anche sperimentando la nascita di movimenti politici che mettono alla prova lo sfruttamento di tutti i giorni la gente e la terra, la frammentazione sociale, la precarizzazione e il razzismo che pretende di dividerci e quindi indebolirci. Creando connessioni tra questi movimenti e rendendoci visibili e potenti, stiamo tentando di praticare una vera democrazia in questo momento.
A Francoforte, abbiamo la possibilità di creare realmente questi collegamenti, e di potenziare le lotte locali a livello transnazionale. Ci sarà il blocco del centro nevralgico del capitalismo globale, imparando da quello che abbiamo visto da OccuparyOakland e dal movimento negli Stati Uniti, che a sua volta ha appreso dalle rivoluzioni in tutto il Nord Africa, in Medio Oriente e dal movimento degli Indignados dell'Europa meridionale. Uniamo i nostri movimenti per continuare la lotta! Non perdiamo questa occasione di imporre l'ordine del giorno per reinventare il nostro futuro comune!
Il 17 maggio occuperemo i parchi e le piazze principali del centro città con le nostre tende per creare spazi di discussione e di scambio. Il 18 maggio avanzeremo da diversi punti verso il quartiere finanziario: la nostra idea è quella di bloccare totalmente la BCE e tutte le alte importanti istituzioni finanziarie a Francoforte per bloccare lo svolgimento della loro attività. Il 19 maggio mostreremo la nostra grandezza in una manifestazione di massa per far sapere che non consentiremo alle nostre società di essere distrutte dalle istituzioni finanziarie.
FOR A TRANSNATIONAL MOVEMENT TO END PRECARITY AND IMPOVERISHMENT! FOR INTERNATIONAL SOLIDARITY, FREEDOM and REAL DEMOCRACY NOW!
#BLOCKUPY FRANKFURT!
Mercoledì 16/5
- Inizia la riunione del Consiglio direttivo (BCE)
- Prima protesta e le azioni di disturbo in città
- Primo incontro sui campi
- Sera: Rave contro la Troika
Giovedì 17/5
- Occupazioni nelle piazza e assemblee ed eventi all'esterno
- Formazione e preparazione delle azioni di venerdì
- Installazione di migliaia di tende nelle piazze delle banche
- Azioni tematiche e creative
- Cabaret + concerti nelle piazze
- Collegamenti in diretta a siti web in tutto il mondo occupato
Venerdì 18/5
- Dalle ore 6:00: azione di disobbedienza di massa: blocchi tematici nella città
- Il distretto finanziario pieno di attivisti
- Evening Party presso lo stabilimento
- Blocco della BCE
Le prime ore del mattino saranno animate da azioni da diversi punti della città, piccoli cortei che si muoveranno tutti fino a incontrarsi nella piaza € Towers (Willy Brandt Platz).
Sabato 19/5
- Ora di pranzo: Grande manifestazione internazionale
- Sera: networking, incontri e dibattiti internazionali