11 settembre 2010

"A noi interessano le lotte per un'opposizione sociale"

LA FIERA DEL LEVANTE
da bari.repubblica.it

di GIANNI DE GIGLIO (Sinistra Critica)

Poco importa se la Fiera del Levante non sia stata inaugurata da Belusconi rispetto invece alla necessità di costruire un’opposizione sociale radicale per resistere concretamente alla crisi e prospettare una via d’uscita da essa a favore dei lavoratori e delle lavoratrici.

Infatti il problema è che, nonostante il logoramento nel centro destra, Berlusconi gode ancora di un forte consenso sociale e, nell’incertezza della crisi politica, l'offensiva contro lavoratori e lavoratrici prosegue senza esitazioni. La Fiat con l’appoggio di Confindustria ne ha approfittato per chiudere la partita con il contratto nazionale. L'ipotesi di riforma dello Statuto dei lavoratori, l'attacco al Pubblico impiego, si pensi alla scuola, fanno da battistrada. La crisi del governo Berlusconi non è accompagnata da nessuna crisi degli assetti dominanti, anzi!

In questo scenario l'opposizione politica parlamentare, ma anche quella extraparlamentare, è del tutto inadeguata. La confusione e l'incertezza del Pd sono espressioni soprattutto della piena internità di quel partito ad attuare politiche economiche compatibili con le proposte avanzate da Tremonti e avvallate dall’Ocse ed UE: competitività delle imprese mediante ristrutturazioni aziendali, maggiore flessibilità dei salari, ossia licenziamenti e precarietà a favore dei profitti, e rientro dal deficit affossando quello di cui è rimasto dello stato sociale.

All'inconsistenza e alle vere complicità dell'opposizione di centrosinistra ormai è definitiva l’involuzione delle principali forze sindacali, dalla Cisl e Uil, asservite alla logica di impresa e agli interessi confindustriali, e alla Cgil che cerca di rincorrere questa politica mettendo in forte difficoltà la stessa Fiom.

Lo strumento più efficace per rispondere a questi attacchi rimane l'unità delle lotte, della ricomposizione sociale, a partire dai migranti intesi come parte integrante del nuovo proletariato, dell'individuazione di una piattaforma unitaria con l'obiettivo di far pagare la crisi a chi l'ha provocata: attacco ai profitti e alla rendita, nuove rigidità del lavoro, regolarizzazione del lavoro precario, nuovi e più avanzati diritti, civili e sociali, difesa ecologica del territorio, controllo pubblico su gangli essenziali dell'economia e sui beni comuni. La manifestazione del 16 ottobre può diventare un primo appuntamento in questa direzione.

Sinistra Critica è pienamente interna a battaglie sociali in cui siano i soggetti sociali i reali protagonisti, in cui le strutture di movimento restino i luoghi decisionali e i soggetti titolari della vertenza. Per questo lavoriamo con i comitati e il Forum per l’acqua sia per il referendum che per continuare il processo di ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese. Non ci convincono, invece, movimenti astratti, che nulla hanno a che fare con esperienze di organizzazione democratica interna: politicanti che continuano a teorizzare la fine della classe lavoratrice che, qui a Bari come in tutta Italia, nulla hanno ottenuto, se non alleanze ed appoggi istituzionali col centro sinistra.

Ecco come le forze politiche della sinistra cosiddetta radicale, sia nella versione “Opa sul Pd” di Vendola sia nella versione “si, ma…” della Federazione della Sinistra, si dichiarano a parole per un’alternativa, ma nei fatti avallano la formula proposta dal Pd: un “alleanza democratica” che includa di tutto e di più: dall’Udc di Casini a tutti coloro, che appoggiano a pieno la “ristrutturazione” Fiat di Marchionne, il ritorno al nucleare o l’ingresso dei privati nella gestione dell’acqua pubblica, come avanzato dallo stesso Chiamparino, sindaco di Torino.

Senza ambiguità, doppi giochi è necessario continuare a costruire, seppur nella sua fragilità, la prospettiva di una Sinistra Anticapitalista che abbia alcune coordinate semplici: la propria esternità dalla coalizione di centro sinistra; un programma radicale di uscita dalla crisi; una prospettiva orientata al futuro, priva del residualismo che ancora permea gran parte delle sinistre “radicali” italiane. E’ necessaria una soluzione politica innovativa; la capacità di attrazione di movimenti sociali, comitati di lotta, soprattutto di nuove generazioni più disponibili a una resistenza sociale e a un'ipotesi di alternativa.

Reputiamo che l'assenza a Bari di Berlusconi abbia un'importanza secondaria rispetto alla necessità di costruire questo processo per ribadire, ancora una volta, che le nostre vite valgono più dei loro profitti.