Le ultime vicende di Berlusconi ripropongono, ancora una volta e all'ennesima potenza, l'utilizzo maschile del potere per comprare i corpi di giovani donne. La vera questione, che purtroppo in troppi, anche a sinistra, evitano di affrontare è quella dell'immagine maschile delle donne che emerge dallo stillicidio di scandali che segnano da tempo il dibattito pubblico.
Quella che va in scena è la rappresentazione estrema di una concezione, ben più diffusa, che associa all'esercizio del potere maschile la pretesa di servirsene per comprare, utilizzare ed esibire il corpo delle donne. Ciò che colpisce, però, nelle prime espressioni di indignazione e mobilitazione lanciate in questi giorni contro il capo del governo e il suo comportamento, è proprio l'assenza di questa denuncia. Si rischia di prendere la scorciatoia, ben più comoda, di continuare a prendersela con l'anello debole del sistema, le donne “per male” del capo, per evitare di affrontare il cuore dello scandalo e chiamare in causa, oltre a Berlusconi, l'insieme della politica maschile e dei suoi esponenti. Non crediamo giusto, quindi, associarci a campagne che si riducano a una presa di distanza dalle cattive ragazze per portare in piazza quelle perbene, evitando di denunciare l'essenza stessa del patriarcato e della violenza maschile che alimenta l'intera vicenda. Questo tipo di impostazione trova sostenitori troppo convinti tra i molti uomini che, pure in questi giorni, non hanno speso una parola, sui giornali o nel dibattito politico, per denunciare il sessismo di Berlusconi, scivolando invece in battute misogene sulle donne di cui si serve.
Vogliamo manifestare contro i rapporti sociali di genere che fanno di Berlusconi un esemplare della maggioranza degli uomini italiani, contro la misoginia che lo caratterizza. Non vogliamo cavarcela dicendo che non siamo come quelle che si mettono in fila per il bunga-bunga. Preferiamo denunciare che pochi, soprattutto nelle istituzioni, hanno detto “Esistono altri uomini”.
Quella che va in scena è la rappresentazione estrema di una concezione, ben più diffusa, che associa all'esercizio del potere maschile la pretesa di servirsene per comprare, utilizzare ed esibire il corpo delle donne. Ciò che colpisce, però, nelle prime espressioni di indignazione e mobilitazione lanciate in questi giorni contro il capo del governo e il suo comportamento, è proprio l'assenza di questa denuncia. Si rischia di prendere la scorciatoia, ben più comoda, di continuare a prendersela con l'anello debole del sistema, le donne “per male” del capo, per evitare di affrontare il cuore dello scandalo e chiamare in causa, oltre a Berlusconi, l'insieme della politica maschile e dei suoi esponenti. Non crediamo giusto, quindi, associarci a campagne che si riducano a una presa di distanza dalle cattive ragazze per portare in piazza quelle perbene, evitando di denunciare l'essenza stessa del patriarcato e della violenza maschile che alimenta l'intera vicenda. Questo tipo di impostazione trova sostenitori troppo convinti tra i molti uomini che, pure in questi giorni, non hanno speso una parola, sui giornali o nel dibattito politico, per denunciare il sessismo di Berlusconi, scivolando invece in battute misogene sulle donne di cui si serve.
Vogliamo manifestare contro i rapporti sociali di genere che fanno di Berlusconi un esemplare della maggioranza degli uomini italiani, contro la misoginia che lo caratterizza. Non vogliamo cavarcela dicendo che non siamo come quelle che si mettono in fila per il bunga-bunga. Preferiamo denunciare che pochi, soprattutto nelle istituzioni, hanno detto “Esistono altri uomini”.
Coordinamento femminista di Sinistra Critica
Organizzazione per la sinistra anticapitalista