23 febbraio 2011

Tunisia, la lotta per difendere la rivoluzione

Dopo la cacciata di Ben Ali si è aperto lo scontro tra chi vuole approfondire la rivoluzione del 14 gennaio e chi cerca di riorganizzare le vecchie forze. La proposta di un'Assemblea costituente e di un "congresso" formato da comitati popolari e forze sociali

da Solidarités

La rivoluzione tunisina è la prima del 21° secolo. La sua onda d'urto ha scosso tante dittature e governi occidentali, anche se non ha rovesciato il vecchio regime e tanto meno l'apparato statale neocoloniale che lo sostiene. E’ stata l’espressione di una diffusa avversione alla dittatura che ha alimentato lo scontento di diverse categorie, almeno fino al 14 gennaio. Da allora conosce una polarizzazione sempre più forte tra il campo della rivoluzione e quello della contro-rivoluzione.

Il secondo campo lotta per preservare le sue istituzioni e la sua costituzione. Gli agenti delle potenze occidentali, i naufraghi del vecchio regime e gli islamisti con la complicità delle frange liberali del movimento democratico cercano di disinnescare la rivolta sociale. Il governo di "unità nazionale" provvisorio (GUNP) è formato da ex membri del potere di Ben Ali, il cui primo ministro (dal 1999) è stato l’architetto delle politiche neoliberali dettate dalle istituzioni finanziarie imperialiste.

Oltre ai tre ministri del movimento democratico, che fanno ogni sforzo per dare legittimità a questo governo, gli altri sarebbero "tecnocrati neutrali" al servizio della democrazia. Arrivati dalla Francia, i laureati delle “Grandi Scuole” e proprietari di capitali che operano nel saccheggio della Tunisia, sono stati reclutati da Hakim Karoui, ex consigliere di Jean-Pierre Raffarin (primo ministro francese, 2002-2005). L'unico scopo del Governo provvisorio di “unità nazionale” è far deragliare qualsiasi tentativo di stabilire una democrazia politica e sociale.

Al contrario, la rivoluzione è sostenuta dal Fronte del 14 gennaio, che include la sinistra anti-capitalista, i nazionalisti arabi e gli indipendenti di sinistra. Due altre organizzazioni ancora non riconoscono il Governo provvisorio: il Congresso per la Repubblica (CPR) e il Forum Democratico del Lavoro e della Libertà (FDLT). La dinamica avviata dal Fronte del 14 gennaio è portatrice di una speranza (all'incontro del 13 febbraio a Tunisi hanno partecipato oltre 8000 persone). Attraverso la diffusione dei comitati locali e regionali, con la convergenza degli attivisti sindacali e le associazioni più combattive, ha annunciato una prospettiva politica che può aprire lo spazio per un cambiamento radicale.

Il Fronte propone un Congresso Nazionale per difendere la rivoluzione che sia espressione dei comitati popolari, di tutte le forze politiche, sociali e sindacali presenti nelle lotte che vada verso un’assemblea costituente per redigere una costituzione democratica per soddisfare le aspirazioni di emancipazione nazionale e sociale. Questo processo che risponde alle aspirazioni popolari vuole rompere con la dipendenza e riorganizzare l'economia sulla base dei bisogni essenziali delle classi lavoratrici, in particolare quelli delle donne, sulla socializzazione delle banche e la cancellazione dell’odioso debito accumulato dalla dittatura.
(traduzione di Felice Mometti)