Per la prima volta dalle dimissioni dell’ex raìs Hosni Mubarak, dozzine di agenti dell'odiata Sicurezza dello Stato hanno aggredito i dimostranti che protestavano contro la distruzione di documenti segreti. Oggi la presentazione del nuovo governo
Il Cairo, 7 marzo 2011, Nena News – Decine di spie in abiti civili appartenenti all’odiata Sicurezza dello Stato (Amn al Dawla), uno dei principali strumenti di oppressione del regime dell’ex presidente Hosni Mubarak, hanno attaccato con bottiglie molotov, bastoni e coltelli la folla che ieri sera cercava di entrare in una delle sedi del servizio di sicurezza per impedire la distruzione di documenti segreti. L’aggressione è stata molto violenta, i feriti si contano a decine e solo l’intervento dell’esercito, che ha dovuto sparare in aria per diversi minuti per disperdere le due parti, ha evitato conseguenze peggiori.
Da giorni migliaia di dimostranti della «rivoluzione del 25 gennaio» che lo scorso 11 febbraio ha costretto a dimettersi Mubarak, tentato di entrare nelle sedi della Sicurezza dello Stato per impedire la distruzione di decine di migliaia di file da parte degli agenti segreti. Questi ultimi temono l’avvio di inchieste da parte della magistratura – che si sta rendendo sempre più indipendente dall’esecutivo – in relazione ai gravissimi abusi (e torture) ordinati da Mubarak e il suo governo. Per questo gli agenti segreti stanno distruggendo i file. Il movimento rivoluzionario sta perciò tentando di salvare i documenti e sino ad oggi ha tentato, e in molti casi riuscendovi, ad entrare in 11 sedi della Sicurezza dello Stato, responsabile di corruzione diffusa, di prepotenze e di torture, di aver imposto nomi per la direzione di media, fino alle morti di persone detenute, grazie alle leggi d’emergenza che consentivano di non notificare gli arresti ai parenti e di trattenere all’infinito i «sospetti».
In questo clima di tensione altissima arriva oggila presentazione del nuovo governo di Essam Sharaf, successore di Ahmad Shafiq, l’ultimo premier scelto da Mubarak. Sharaf, almeno in apparenza, ha deciso di puntare sulla rottura con il passato, scegliendo come volevano gli egiziani nuovi ministri degli Esteri, della Giustizia e dell’Interno. Il nome più eccelente tra i silurati è quello di Ahmed Abul Gheit, alla guida della diplomazia egiziana dal 2004 e braccio destro di Mubarak nella linea di appoggio alle politiche israeliane nella regione, a cominciare dall’assedio di Gaza. Al suo posto è stato scelto Nabil Elaraby, ex giudice della Corte internazionale di giustizia, ex rappresentante permanente presso l’Onu e vicino all’Assemblea per il Cambiamento del riformista Mohamad ElBaradei.
Comincia male intanto l’incarico del nuovo ministro dell’Interno, Mansour El Essawy che accettanto il dicastero aveva affermato che la missione della Sicurezza dello Stato sarà limitata alla «lotta al terrorismo» senza interferire nella vita quotidiana dei cittadini. Ma dopo le violenze di ieri sera il suo compito si fa ancora più arduo. Intanto ieri sono cominciati a circolare i dettagli sull’organizzazione del referendum costituzionale indetto per il 19 marzo. Il voto sarà sorvegliato da 16.000 giudici, suddivisi in trenta commissioni. Il riformista Mohammed ElBaradei ha espresso forti riserve sul previsto referendum, affermando che non bastano gli emendamenti a pochi articoli della Costituzione per garantire la democrazia ma è necessario riscrivere l’intera Carta Costituzione perchè quella in vigore assegna troppi poteri al presidente. Nena News
Il Cairo, 7 marzo 2011, Nena News – Decine di spie in abiti civili appartenenti all’odiata Sicurezza dello Stato (Amn al Dawla), uno dei principali strumenti di oppressione del regime dell’ex presidente Hosni Mubarak, hanno attaccato con bottiglie molotov, bastoni e coltelli la folla che ieri sera cercava di entrare in una delle sedi del servizio di sicurezza per impedire la distruzione di documenti segreti. L’aggressione è stata molto violenta, i feriti si contano a decine e solo l’intervento dell’esercito, che ha dovuto sparare in aria per diversi minuti per disperdere le due parti, ha evitato conseguenze peggiori.
Da giorni migliaia di dimostranti della «rivoluzione del 25 gennaio» che lo scorso 11 febbraio ha costretto a dimettersi Mubarak, tentato di entrare nelle sedi della Sicurezza dello Stato per impedire la distruzione di decine di migliaia di file da parte degli agenti segreti. Questi ultimi temono l’avvio di inchieste da parte della magistratura – che si sta rendendo sempre più indipendente dall’esecutivo – in relazione ai gravissimi abusi (e torture) ordinati da Mubarak e il suo governo. Per questo gli agenti segreti stanno distruggendo i file. Il movimento rivoluzionario sta perciò tentando di salvare i documenti e sino ad oggi ha tentato, e in molti casi riuscendovi, ad entrare in 11 sedi della Sicurezza dello Stato, responsabile di corruzione diffusa, di prepotenze e di torture, di aver imposto nomi per la direzione di media, fino alle morti di persone detenute, grazie alle leggi d’emergenza che consentivano di non notificare gli arresti ai parenti e di trattenere all’infinito i «sospetti».
In questo clima di tensione altissima arriva oggila presentazione del nuovo governo di Essam Sharaf, successore di Ahmad Shafiq, l’ultimo premier scelto da Mubarak. Sharaf, almeno in apparenza, ha deciso di puntare sulla rottura con il passato, scegliendo come volevano gli egiziani nuovi ministri degli Esteri, della Giustizia e dell’Interno. Il nome più eccelente tra i silurati è quello di Ahmed Abul Gheit, alla guida della diplomazia egiziana dal 2004 e braccio destro di Mubarak nella linea di appoggio alle politiche israeliane nella regione, a cominciare dall’assedio di Gaza. Al suo posto è stato scelto Nabil Elaraby, ex giudice della Corte internazionale di giustizia, ex rappresentante permanente presso l’Onu e vicino all’Assemblea per il Cambiamento del riformista Mohamad ElBaradei.
Comincia male intanto l’incarico del nuovo ministro dell’Interno, Mansour El Essawy che accettanto il dicastero aveva affermato che la missione della Sicurezza dello Stato sarà limitata alla «lotta al terrorismo» senza interferire nella vita quotidiana dei cittadini. Ma dopo le violenze di ieri sera il suo compito si fa ancora più arduo. Intanto ieri sono cominciati a circolare i dettagli sull’organizzazione del referendum costituzionale indetto per il 19 marzo. Il voto sarà sorvegliato da 16.000 giudici, suddivisi in trenta commissioni. Il riformista Mohammed ElBaradei ha espresso forti riserve sul previsto referendum, affermando che non bastano gli emendamenti a pochi articoli della Costituzione per garantire la democrazia ma è necessario riscrivere l’intera Carta Costituzione perchè quella in vigore assegna troppi poteri al presidente. Nena News