Tunisi, 17 Marzo 2011, Nena News – Emna Aouadi ricopre alte responsabilità nella UGTT, l’Unione Generale del Lavoratori Tunisini, il più grande sindacato tunisino : è membro dell’Ufficio nazionale della Commissione delle Donne e Segretario di un sindacato di base dell’insegnamento nelle scuole primarie. Bérénice Michard, l’ha incontrata a Tunisi, alla Conferenza Nazionale delle Donne per l’Uguaglianza e la Cittadinanza, organizzata il 13 marzo dalle principale associazioni femministe tunisine.
DI BERENICE MICHARD*
Quale ruolo ha giocato l’UGTT nella ‘rivoluzione’ tunisina ?
L’UGTT ha sostenuto e accolto la rivolta attraverso i suoi attivisti, le associazioni regionali e settoriali. La maggior parte dei manifestanti tra il 17 dicembre e il 14 gennaio si sono diretti verso la sede dell’UGTT, perché non vi erano altre strutture dove fosse permesso andare: i partiti politici, le associazioni, le organizzazioni sociali erano tutte circondate; l’UGTT è stato il rifugio per giovani, sindacalisti, militanti, disoccupati…E’ dalle sedi dell’UGTT che é partita la gran parte dei cortei e manifestazioni. Il 13 gennaio abbiamo lanciato lo sciopero generale a Sfax, Jendouba, Kerouane, Gabbès… e il 14 gennaio a Tunisi. Poi ci siamo radunati davanti al ministero degli Interni fino a sera, fino alla caduta di Ben Ali.
Da molto tempo l’UGTT è a fianco della società civile nelle manifestazioni e nelle comunicazioni, in particolare con la Lega Tunisina dei Diritti dell’Uomo. Durante le proteste del bacino minerario di Gafsa-Redeyef nel 2008, abbiamo organizzato dei comitati di sostegno ai prigionieri e alle loro famiglie ed è grazie alle nostre pressioni che sono stati liberati nel 2009.
Quale é il ruolo della Commissione della Donna lavoratrice all’interno di UGTT ?
La sua funzione è di tipo consultivo, e non è indipendente. All’interno del sindacato le donne sono presenti, anche nei posti di responsabilità delle sezioni regionali e settoriali, ma nessuna donna è nell’esecutivo nazionale, composto da 13 uomini! Le donne sono più numerose nei settori tessile, turistico, nell’elettronica, nell’insegnamento, quello sanitario e delle pulizie…Mentre nel settore privato, soprattutto nei subappalti, la sindacalizzazione è molto più difficile, a causa della precarietà e della paura di essere licenziate. Il nostro ruolo è di migliorare le condizioni delle donne nel lavoro, attraverso l’informazione, la formazione, azioni di sostegno alle lavoratrici in lotta e la realizzazione di ricerche sulla loro realtà.
Quale ruolo gioca la Commissione Donne de l’UGTT nel movimento femminista ?
Siamo in contatto con la società civile per uno scambio di idee e esperienze, con lo scopo di compiere azioni per le lavoratrici. Abbiamo festeggiato l’8 Marzo con le associazioni e realizzato attività nel corso di diversi giorni: una tavola rotonda sulla partecipazione femminile nella rivoluzione, con una mostra e il 12 marzo abbiamo organizzato una marcia sul viale Bourghiba e alla fine un concerto. I nostri slogan sono stati “uguaglianza e parità”, per alcune anche la laicità, ma non tutte hanno lo stesso approccio: bisogna capire che all’interno di UGTT coesistono diverse correnti di pensiero, perché l’UGTT per lungo tempo è stato un “rifugio” per gli attivisti perseguitati, quindi parliamo di un mosaico vario di opinioni, senza però gli islamici.
Come considerate di contribuire a questo periodo di transizione?
L’UGTT ha già una grande esperienza di democrazia alle spalle. Abbiamo dato spazio a tutte le opinioni e i movimenti – tranne quello islamico – abbiamo un’esperienza nelle elezioni, in qualità di osservatori, nella costituzione di liste e nell’organizzazione di campagne. Si tratta di una vera pratica democratica e siamo certamente coloro con più esperienza nel settore delle elezioni, cosa che è una scommessa in vista delle elezioni del 24 luglio. L’UGTT è un’organizzazione conosciuta in tutte le regioni, con una legittimazione perché ha partecipato all’indipendenza dei paese in tutti i periodi più recenti.
L’UGTT ha sempre giocato e continuerà a giocare un ruolo in due sensi : sia sociale che nazionale. Un « fardello nazionale » che il sindacato esercita in tempo di crisi, come nell’ultimo periodo : la pressioni dell’UGTT hanno fatto cadere i due governi Ghannouchi e portato alla dissoluzione di un governo illegittimo. E’ possibile che siano attivisti dell’UGTT a formare delle liste indipendenti, se i partiti politici non riusciranno ad accordarsi e a rafforzarsi prima delle elezioni.
Come donna sindacalista, come vedi il futuro ?
Sono molto preoccupata per i diritti delle donne, perchè esiste la minaccia di un ritorno dell’RCD (Rassemblement Constitutionnel Démocratique) e degli islamisti, ma in contesto che non è il loro. Un contesto di modernità, di uguaglianza tra i sessi, di protezione del Codice dello Statuto personale. Ma come donna lavoratrice, credo nella modernità, quella difesa da Tahar Haddad[1]. Le elezioni del 24 luglio rappresentano una grande sfida. Faccio appello a tutte le persone democratiche e ai giovani che hanno sventolato e chiesto a gran voce libertà, uguaglianza, dignità e democrazia, a difendere la rivoluzione, a recarsi alle urne scegliendo coloro che rappresentano un progetto di società tunisina moderna, aperta, democratica, in linea con il suo patrimonio storico: una modernità che ingloba la laicità, il comunismo…faccio appello alle donne perché siano vigili, perché non si fidino di chi vuole riportarle indietro e riportare la donna al focolare.
Infine come sindacalista, faccio appello agli uomini e alle donne ad attivarsi e lavorare duro per la difesa e la messa in pratica degli slogan rivoluzionari. Occorre avere un contatto diretto con la gente, discutere, negoziare alleanze sulla base di un minimo comune democratico, con coloro che rispettano i diritti umani e l’uguaglianza tra donne e uomini, che hanno preso parte alla rivoluzione gli uni affianco alle altre. Le donne hanno il diritto di godere dei frutti di questa rivoluzione.
Quale é il messaggio che vuoi inviare all’Europa ?
Vorrei dire a coloro i quali sono stati sordi fino ad oggi che devono adesso stare affianco del popolo tunisino. Non abbiamo paura degli islamisti, non agiteremo questo spettro : possiamo discutere, confrontarci, forse convincerli. Il popolo che ha sconfitto Ben Ali il 14 gennaio e detto no alla dittatura è capace di fare lo stesso con ogni altra dittatura…Soprattutto le donne tunisine sono pronte, a difendere le loro conquiste per migliorarle, come hanno fatto in questa rivoluzione. Abbiamo un appuntamento con la Storia ! Nena News
*Bérénice Michard,Politologa, ex-coordinatrice area Maghreb per l’ONG spagnola ACSUR Las Segovias.
Traduzione dall’articolo in originale francese di Barbara Antonelli.