La politica di guerra – guidata da governi europei e Stati uniti, con la preziosa collaborazione dei governi “moderati” di Arabia saudita, Emirati arabi, Qatar... – ha due facce in questi giorni: da una parte i bombardamenti sulla Libia e le altre misure militari, dall’altra la repressione di profughi e migranti, con il corollario di una retorica razzista sparsa a piene mani.
Le persone che si rivoltano e rivendicano libertà e democrazia, ipocritamente sostenute una volta che da sole hanno sconfitto i regimi appoggiati dagli stessi governi occidentali, una volta arrivati da questa parte del Mediterraneo sono considerati clandestine, illegali, destinate ad essere rinchiusi in tendopoli precarie, pronte ad essere identificati per decidere nel frattempo che fare di loro: espellerli per rispedirli da dove sono arrivati oppure riconoscergli lo status temporaneo di profugo, magari per qualche mese o anno… oppure renderli funzionali alle esigenze dell'economia di mercato dell’occidente “democratico”, con qualche posizione precaria, “clandestina”, ricattabile.
Il governo italiano è come sempre in prima fila nelle politiche di “respingimento” – fin dai tempi della nave affondata militarmente (D’Alema presidente del consiglio), fin dai respingimenti in mare contro ogni norma internazionale, per arrivare agli accordi con i dittatori (i “pazzi” come Gheddafi, o più presentabili come Ben Alì) perché facessero il lavoro sporco per l’Italia e l’Unione europea, attraverso la costruzione di campi di concentramento sul suolo africano e il pattugliamento marino.
Oggi gioca con la vita e la dignità delle persone, creando la “emergenza” Lampedusa per poter gridare all’invasione, per poter ribadire la parola d’ordine “fuori dalle balle” (come dichiara il sempre elegante Umberto Bossi), per poter giustificare l’intervento militare e allo stesso tempo una rinnovata presenza di controllo del Mediterraneo. La visita elettorale di Berlusconi rappresenta oggi l’ennesima presa in giro del “partito del fare” che vuole buttare fumo in faccia a lampedusane/i e opinione pubblica italiana.
Emergenza? Come ci indica il Forum dei diritti economici e sociali tunisino “la Tunisia ha affrontato questa emergenza, basandosi sui propri mezzi e attraverso una campagna di solidarietà attivata soprattutto dai cittadini tunisini senza nessuna lamentela e senza chiedere alcun aiuto alla comunità internazionale, ai cittadini, agli Stati o agli organismi internazionali”.
Il nostro deciso no alla guerra e all’intervento militare è anche un deciso sostegno alle rivoluzioni arabe – associandoci alle richieste che dall’interno di quei paesi chiedono l’interruzione dell'attuazione degli accordi sulle questioni migratorie, accordi stipulati con gli ex-regimi dittatoriali contro i diritti dei loro stessi cittadini - e un impegno di lotta contro lo “status” di clandestino riconoscendo a tutte/i la libertà di circolazione, affinché scompaia una volta per tutte il permesso di soggiorno a tempo vincolato al contratto di lavoro. Solo così alla reale cittadinanza si unisce la rottura col meccanismo che consente lo sfruttamento di manodopera a basso costo, da utilizzare come merce, ad uso e consumo di chi estorce lavoro altrui per arricchirsi sempre più. È una battaglia contro la precarietà della cittadinanza dei migranti imposta dall’Europa, per il riconoscimento del permesso di soggiorno per tutti, non temporaneo e ad intermittenza.
Per quanto riguarda l’attuale “emergenza” italiana vogliamo che i migranti imprigionati a Lampedusa e in altre tendopoli e simili precarie sistemazioni siano lasciati liberi di trasferirsi nelle altre regioni italiane dove si possano offrire loro condizioni di vita che rispettino la dignità umana, e protezione secondo quanto stabilito dalle leggi internazionali.
Il movimento contro la guerra che con lentezza sta riprendendo la parola e le piazze – in particolare con le molte iniziative del prossimo 2 aprile a cui partecipiamo con convinzione - dovrà costruire anche un’iniziativa di solidarietà con le/i migranti e contro le politiche razziste del governo italiano e dell’Unione europea.
Intanto i circoli di Sinistra Critica si rendono disponibili all’accoglienza e all’attivazione di reti di sostegno e protezione per i migranti che riusciranno sfuggire a queste prigioni neo-coloniali
Esecutivo nazionale Sinistra Critica