I risultati dei ballottaggi per le elezioni dei sindaci confermano e addirittura rendono ancora più forti i segnali del primo turno di 15 giorni fa.
È una decisa sconfitta per Berlusconi e la destra italiana, che accelera una crisi cominciata ormai quasi un anno fa e che renderà sempre più difficile la permanenza del governo Berlusconi, che in ogni caso non potrà più mantenere l’equilibrio attuale.
È una sconfitta prima di tutto per Silvio Berlusconi, per le sue strategie comunicative, per la sua attuale incapacità di rimanere in sintonia con la società italiana e persino con il suo elettorato, che lo ha abbandonato soprattutto nelle grandi città. Una sconfitta che mette a nudo gli scontri interni al PdL e con l’alleato leghista, anch’esso in gran parte punito da questo voto (l’elezioni solo al secondo turno e con uno scarto non cos’ deciso del sindaco di Varese è un segnale importante).
Il centrosinistra si riaffaccia così come “alternativa” elettorale alla destra – e in esso il PD riesce a riguadagnare voti e credibilità (malgrado debba incassare la sconfitta della sua strategia a Napoli).
La vittoria di Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli mostrano con chiarezza che il “popolo di sinistra” ha scelto di tornare a votare e di farlo con maggiore partecipazione e speranza quando candidati e/o coalizioni rappresentano in qualche modo una novità ai soliti schemi del centrosinistra.
Queste settimane di campagna elettorale non hanno probabilmente rappresentato il segno che “il vento è cambiato”, ma hanno riacceso la speranza nella possibilità di battere Berlusconi e la destra: a Milano si vive un senso di “liberazione” per aver mandato a casa Moratti-DeCorato; a Napoli la parte migliore della città ha scelto di evitare di consegnare il governo ad una destra pericolosa, sconfiggendo anche la tendenza continuista del PD bassoliniano.
Sinistra Critica aveva scelto di partecipare a queste elezioni dove avavamo valutato ci fossero le condizioni per provare a mettere in campo proposte alternative alla destra e al centrosinistra social-liberista. In alcuni casi i risultati sono stati confortanti, in altri decisamente negativi. In ogni caso abbiamo scelto di partecipare al secondo turno dove si presentavano le condizioni per dare un colpo alla destra berlusconiana.
Questo non comporta in alcun modo che proveremo ora a salire sul carro del vincitore – come invece sembra fare una parte della borghesia milanese e non solo – ma che saremo ancor più attenti e conseguenti nella nostra opposizione a eventuali (probabili) politiche di privatizzazione, speculazione territoriale, riduzione dei servizi pubblici.
Le speranze di questi giorni non sembrano per il momento diventare una mobilitazione permanente; l’indignazione che soffia forte in altri paesi del Mediterraneo in Italia si serve per il momento dello strumento elettorale. Noi vogliamo lavorare per una mobilitazione politica e sociale che metta all’angolo Berlusconi e la destra e ponga la questione della necessità della trasformazione sociale.
Per questo siamo impegnate/i per affermare i SI ai referendum del 12/13 giugno.