Bari, 15.06.2011
Non è bastato l'ottimo risultato referendario registrato in Puglia, e frutto soprattutto del grande lavoro del Comitato Pugliese Acqua Bene Comune, a convincere il governo regionale della necessità di fermarsi ed ascoltare i movimenti, prima di approvare la legge per la ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese. La legge in questione, era stata partorita nel 2009 da un tavolo tecnico congiunto tra Regione Puglia e Comitato Pugliese. Quella portata in aula ieri, però, non è il testo originale, invece moderato e annacquato da emendamenti scritti dall'assessore Amati. Il Comitato ha provato ad evitare ciò, ma da quattro mesi a questa parte, il governo ha rifiutato ogni tipo di incontro con il movimento, andando dritto per la propria strada. Ieri invece è stata votata una legge, contenente alcuni articoli ancora molto ambigui, che non chiariscono se ci sarà la trasformazione della ragione sociale da S.p.a. ad “organismo di diritto pubblico”, ed il passaggio di AQP S.p.a. e delle società controllate (Aseco S.p.A., Pura depurazione S.r.l., AQP POT S.r.l.) e quindi di tutti i lavoratori attualmente impiegati in queste società al nuovo assetto giuridico (se si avesse avuto più tempo, il Comitato Pugliese avrebbe potuto sottoporre l'intero articolato ai giuristi del Forum Nazionale).
Questa legge inoltre consegna alla popolazione pugliese un acquedotto saldamente in mano ai partiti, con tutti i dirigenti, dal presidente al direttore generale, nominati direttamente dal presidente della Regione, sentita la giunta (leggi: spartizione di poltrone), in controtendenza con il principio di gestione partecipata di un bene pubblico come l'Acquedotto. In più nega il principio fondamentale del diritto al quantitativo minimo di 50 litri d'acqua giornalieri sancito persino dall'Onu. Infatti, l'assessore Amati ha chiarito che non si può creare un fondo per il diritto all'acqua, per mancanza di soldi. Questa cosa pensiamo fosse chiara anche l'anno scorso, ma evidentemente appariva poco conveniente dirla in campagna elettorale.
Riteniamo che la campagna mediatica della Regione Puglia che si sta attuando in queste ore, raccolta dalla maggior parte dei media nazionali e locali, sia mistificatrice rispetto ai reali contenuti della Legge approvata, che non corrisponde ad una concreta gestione pubblica e partecipata dell'Acquedotto più grande d'Europa.
Come Sinistra Critica continueremo a essere parte integrante del movimento e dei Comitati che, in prima persona e con una partecipazione diretta, restano gli unici luoghi reali di democrazia, fuori dalla propaganda e dalla campagna informativa fuorviante promossa dal Governo regionale. Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista
Non è bastato l'ottimo risultato referendario registrato in Puglia, e frutto soprattutto del grande lavoro del Comitato Pugliese Acqua Bene Comune, a convincere il governo regionale della necessità di fermarsi ed ascoltare i movimenti, prima di approvare la legge per la ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese. La legge in questione, era stata partorita nel 2009 da un tavolo tecnico congiunto tra Regione Puglia e Comitato Pugliese. Quella portata in aula ieri, però, non è il testo originale, invece moderato e annacquato da emendamenti scritti dall'assessore Amati. Il Comitato ha provato ad evitare ciò, ma da quattro mesi a questa parte, il governo ha rifiutato ogni tipo di incontro con il movimento, andando dritto per la propria strada. Ieri invece è stata votata una legge, contenente alcuni articoli ancora molto ambigui, che non chiariscono se ci sarà la trasformazione della ragione sociale da S.p.a. ad “organismo di diritto pubblico”, ed il passaggio di AQP S.p.a. e delle società controllate (Aseco S.p.A., Pura depurazione S.r.l., AQP POT S.r.l.) e quindi di tutti i lavoratori attualmente impiegati in queste società al nuovo assetto giuridico (se si avesse avuto più tempo, il Comitato Pugliese avrebbe potuto sottoporre l'intero articolato ai giuristi del Forum Nazionale).
Questa legge inoltre consegna alla popolazione pugliese un acquedotto saldamente in mano ai partiti, con tutti i dirigenti, dal presidente al direttore generale, nominati direttamente dal presidente della Regione, sentita la giunta (leggi: spartizione di poltrone), in controtendenza con il principio di gestione partecipata di un bene pubblico come l'Acquedotto. In più nega il principio fondamentale del diritto al quantitativo minimo di 50 litri d'acqua giornalieri sancito persino dall'Onu. Infatti, l'assessore Amati ha chiarito che non si può creare un fondo per il diritto all'acqua, per mancanza di soldi. Questa cosa pensiamo fosse chiara anche l'anno scorso, ma evidentemente appariva poco conveniente dirla in campagna elettorale.
Riteniamo che la campagna mediatica della Regione Puglia che si sta attuando in queste ore, raccolta dalla maggior parte dei media nazionali e locali, sia mistificatrice rispetto ai reali contenuti della Legge approvata, che non corrisponde ad una concreta gestione pubblica e partecipata dell'Acquedotto più grande d'Europa.
Come Sinistra Critica continueremo a essere parte integrante del movimento e dei Comitati che, in prima persona e con una partecipazione diretta, restano gli unici luoghi reali di democrazia, fuori dalla propaganda e dalla campagna informativa fuorviante promossa dal Governo regionale. Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista