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Secondo le stime ufficiali (Onu, Nato, Crocerossa, Human Rights Watch) dieci anni di guerra in Afghanistan hanno provocato finora la morte di almeno 67 mila esseri umani: 15mila civili afgani (almeno il doppio secondo stime indipendenti, di fatto è impossibile un calcolo realistico), 38mila guerriglieri talebani, 10mila militari afgani, 2.600 soldati Nato (e 20mila feriti e mutilati) e 1.800 contractors.
L'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) ha calcolato che i combattimenti in Afghanistan hanno provocato solo negli ultimi cinque anni 730mila sfollati, pari a una media di 400 al giorno. Ad oggi sono ancora sfollate oltre 350mila persone.
Nonostante 40 miliardi di dollari di aiuti versati dalla comunità internazionale dal 2001 a oggi, le condizioni di vita della popolazione afgana non solo non sono migliorate, ma sono peggiorate rispetto all'inizio della guerra: la povertà assoluta è salita dal 23 al 36 per cento della popolazione, l'aspettativa di vita è scesa da 46 a 44 anni (Italia: 81 anni), la mortalità infantile è aumentata dal 147 al 149 per mille (Italia: 3 per mille), il tasso di alfabetizzazione è sceso dal 31 al 28 per cento (Italia:98 per cento).
Come denunciato da innumerevoli inchieste, rapporti ufficiali ed esperti del settore - non ultimo da Pino Arlacchi, vice presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con l'Afghanistan - la quasi totalità degli aiuti internazionali è finita nelle tasche dei corrotti governanti di Kabul o è tornata indietro sotto forma di profitti alle aziende occidentali di sicurezza e consulenza e di stipendi degli operatori stranieri delle organizzazioni internazionali e delle Ong. Alla popolazione afgana sono arrivate solo le briciole.
Non stupisce che dopo dieci anni gli afgani, inizialmente ben disposti nei confronti degli stranieri e del governo da essi finanziato e difeso, siano oggi completamente disillusi e apertamente contrari sia all'occupazione straniera (a causa dei crimini di guerra e degli abusi delle forze Usa e Nato), sia al regime di Karzai (dominato da signori della guerra e della droga che sono saliti al potere con sfacciati brogli e che lo esercitano in maniera mafiosa e autoritaria).
In dieci anni di occupazione, la produzione di oppio in Afghanistan ha surclassato quella dell'epoca talebana. Quando il Mullah Omar bandì la coltivazione nel 2000 erano coltivati a papavero 82mila ettari. Nel 2007 erano saliti 193 mila; oggi sono 123mila (un calo da sovrapproduzione imposto dalle regole di mercato). Oggi inoltre l'Afghanistan esporta direttamente eroina (400 tonnellate l'anno) e la consuma (350mila tossicodipendenti e conseguente esplosione dell'Aids). Il business mondiale dell'eroina vale 70 miliardi di dollari l'anno.
L'Italia schiera sul fronte di guerra afgano 4.300 soldati. Finora i caduti italiani sono stati 45, centinaia i feriti. La missione militare in Afghanistan costa ogni anno circa 800 milioni di euro, pari a oltre 2 milioni al giorno. Dal 2001 a oggi la guerra in Afghanistan è costata agli italiani quasi 4 miliardi di euro.
Per la cooperazione allo sviluppo dell'Afganistan l'Italia ha speso molto molto meno: 160 milioni di euro negli ultimi cinque anni pari al 6 per cento di quanto speso nello stesso periodo per la missione militare.