Editoriale di AteneinRivolta verso il 15 ottobre
Era fine settembre dell'Anno 2008 quando la crisi dei mutui Subprime partendo dagli U.S.A. ha travolto il resto del globo. Non c'è voluto molto prima che la crisi economica venisse a bussare alla porta del "bel paese" chiedendo il conto (salato) di anni di sprechi, di speculazioni, di sfruttamento, di politiche scellerate che da sempre svendono i diritti dei cittadini per i profitti di pochi (soliti noti).
La storia non cambia, il metodo è sempre lo stesso: a pagare sono sempre i soliti, chi lavora, chi produce, chi rivendica una vita libera e dignitosa, ed ecco tagli all'università con la legge 133 del 2008 e successiva riforma Gelmini, ecco l'attacco di Marchionne ai diritti degli operai, ecco le solite facilonerie nei confronti degli impiegati della funzione pubblica.
"Niente di nuovo sul fronte occidentale" direbbe Erich Maria Remarque, ma è davvero tutto come sempre? Nient'affatto! non contenti i signori dell'economia mondiale si sono buttati a capofitto - sempre con i soldi dei cittadini - nei mercati finanziari, ed ecco l'imminente catastrofe dinnanzi ai nostri occhi: l'Europa è a rischio default, a cominciare dalla Grecia, la cosiddetta "crisi del debito" si sta espandendo a macchia d'olio, e così anche l'Italia è entrata nell'esclusivo club dei P.I.I.G.S. (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda).
Sono anni ormai che subiamo la retorica del debito, “abbiamo speso troppo”, “bisogna stringere la cinghia”, “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità” e poi il più eloquente “bisogna tagliare!”. Noi studenti li conosciamo bene questi tagli: in tre anni l’università (triennio 2008 – 2011) ha visto una decurtazione del FFO pari al – 12.95%, scompaiono le borse di studio - se mai ci fossero davvero state - i servizi vengono tagliati, le tasse aumentano, per non parlare di quello che accade al di fuori del mondo accademico. L’ultima manovra finanziaria varata quest’estate ha tolto dalle tasche dei cittadini 43 miliardi di euro! E, ovviamente, questi soldi andranno tutte alle banche e in maniera indiretta alle multinazionali. Ci troviamo a pagare doppiamente un debito che non abbiamo contratto noi: lo paghiamo una volta perché ogni anno fette di P.i.l. sempre più ampie vengono sottratte a chi produce per fare gli interessi dei banchieri e lo paghiamo una seconda volta perché ora, dopo che questi ultimi hanno creato la bolla di speculazioni finanziarie, hanno deciso di salvarsi con soldi che non gli appartengono.
Questo debito non l’abbiamo contratto noi e dunque IL LORO DEBITO NON LO PAGHIAMO! Con questo spirito ci accingiamo ad affrontare le giornate di mobilitazione che abbiamo davanti! Si comincia il 12 ottobre davanti la Banca d’Italia in occasione del convegno internazionale "L'Italia e l'economia mondiale, 1861-2011" al quale parteciperanno il Presidente della Repubblica Napolitano e Mario Draghi, per restituire al mittente la lettera firmata da Draghi-Trichet e contestare la manovra finanziaria dettata dalla BCE.
Si continua il 15 ottobre nella giornata internazionale contro il debito, riprendendoci le strade e facendo sentire la nostra voce contro la dittatura finanziaria imposta dalla Troika formata da BCE, FMI e Commissione Europea.
Pensiamo che queste date siano solo un inizio di mobilitazione che dovrà necessariamente andare oltre, innescare una dinamica di mobilitazione permanente imparando dagli esempi greci e spagnoli.
Per questo il 15 ottobre è necessario andare oltre un corteo rituale, oltre una semplice sfilata che si concluda a San Giovanni. Vogliamo scendere in piazza per rimanerci, accamparci e porre un problema al potere, fino a quando questo governo non se ne sarà andato. Oggi scegliamo di non lanciare un luogo e un orario per l’accampamento perché vogliamo che questa non sia una proposta di parte né un accampamento di qualcuno.
Ne siamo consapevoli, non basterà una giornata di lotta per ribaltare la logica del debito e dell'usura a cui tutti e tutte noi siamo sottoposti. Sentiamo la necessità di costruire spazi pubblici larghi e di movimento che puntino a intrecciare i conflitti e le vertenze, quelle già in campo e quelle che si apriranno, in un'ottica radicale di ribaltamento dei ricatti che subiamo da troppo tempo. Per farlo dobbiamo superare i tentativi troppe volte praticati di semplici sommatorie di organizzazioni sociali o politiche.
Il tempo delle scorciatoie è finito! Davanti a noi non abbiamo i 100 metri ma una maratona, un percorso politico e sociale tutto da inventare!
Noi siamo il 99%, loro solo l'1%!
Noi il loro debito non lo paghiamo!
AteneinRivolta - Coordinamento Nazionale dei Collettivi