05 marzo 2012

Come si fa ad allearsi con Bersani?


ilmegafonoquotidiano.it
Il Pd è tra i più accaniti sostenitori dell'Alta velocità in Val di Susa. Bersani lo ripete senza ambiguità. Cosa serve ancora a un settore importante della sinistra per prenderne atto e costruire davvero un'alternativa?

E ora come la mettiamo con il Pd? Quelli che sostengono da anni che con questo partito non ci sono più rapporti possibili - almeno per chi pensa a una trasformazione della società, a una critica al moderno capitalismo, sia pure per un riformismo forte, per chi ha a cuore l'ambiente e l'ecologia oltre che i diritti sociali e civili - vengono sempre tacciati di scarso senso della realtà. "Non ci sono alternative", non c'è altro da fare, comunque attorno a quel partito ci sono delle energie ancora importanti da sollecitare e organizzare. E' la strategia politica che sostiene il progetto di Nichi Vendola e di chi guarda a lui con interesse e che motiva atteggiamenti e scelte anche di altri soggetti diversi. Si pensi a come un'area importante e socialmente vitale dei centri sociali si leghi le mani in ipotesi elettorali vincolate al Pd (come con Zingaretti a Roma); oppure al dibattito, certamente molto più complesso, della Fiom che non può tradursi mai in una rottura con la Cgil. E altri esempi si potrebbero fare.
Eppure, a ogni passaggio che conta, di fronte ai fatti epocali della politica, il Pd si dimostra per quello che è: un partito espressione di un grumo di interessi forti dell'economia e della società italiana, attento ai movimenti della borghesia che conta, delle cancellerie più importanti, degli strati sociali dominanti. E' stato così quando ha governato - tassa per l'Europa, guerra in Afghanistan, cuneo fiscale per le imprese, riforma delle pensioni, precarietà, controllo dei salari - ed è così nel sostegno al governo Monti. Il Tav in Val di Susa è l'ultimo esempio di una lunga catena di casi esemplari. E c'è poco da commentare, basta leggere l'articolo di Repubblica pubblicato di seguito in cui si dà conto del dibattito interno al partito di Bersani e all'ostilità manifesta con quanto si sta muovendo in quella Valle.
Però è utile leggere anche l'appello, che pubblichiamo più sotto, con cui un settore importante di sinistra - da don Ciotti ad Airaudo, da De Magistris a Emiliano, dall'Arci al manifesto - rivendica le ragioni dei Notav, chiede, giustamente, una moratoria ma lo fa con un approccio che sembra lasciare aperta la possibilità di un'ulteriore mediazione ("chiediamo molto di meno di quanto fatto con le Olimpiadi a Roma" si scrive). Un approccio che, in ultima istanza, sembra giustificarsi per la volontà di non rompere del tutto con il Pd lasciando aperta ancora la strada della mediazione elettorale e quindi dell'alleanza politica.
In questo schema si è perso negli ultimi venti anni un tempo più che prezioso e che sarà difficile recuperare anche se non è mai troppo tardi per cominciare. Invece di costruire con pazienza, incuranti dei dati elettorali, un'area esplicita e riconoscibile di sinistra alternativa, legata ai movimenti, in grado di costruire un altra visione della società, di affermarla con atti politici ed esperienze esemplari - che pure ci sono state -, si è perso tempo nella rincorsa di un pezzo dell'establishment. Che oggi dichiara con nettezza - vedi Bersani durante la trasmissione di Santoro - che sta dall'altra parte e che, se serve, non esiterà a sostenere la repressione dello Stato. Chi oggi si dispone a costruire alleanze di vario tipo con Bersani e i suoi, non può nascondersi questo quadro e non può non vedere che finirà, come è già successo ad altri prima, "strapazzato e abbandonato".

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