di Matteo Pucciarelli (Repubblica.it)
ROMA - Per qualcuno sarà la conferma di una sua ben nota attenzione ai temi sociali. Per altri, motivo per fare battute e dietrologie. Massimo Moratti, che quattro giorni fa era a Madrid con la Coppa dei Campioni tra le mani, questo pomeriggio era a Roma, alla presentazione del libro "I Mondiali della Vergogna" (edito da Edizioni Alegre, una casa editrice vicina a Sinistra Critica). Al tavolo dei relatori un altro ospite di eccezione, in quanto autore della prefazione del libro: il pm di Calciopoli Giuseppe Narducci.
Il libro, scritto dal giornalista argentino Pablo Llonto, parla della dittatura dei generali in Argentina e del mondiale vinto in casa nel '78 dalla Selección, in quella che fu una autentica prova di forza e di legittimazione per il regime.
Ma l'arrivo del presidente dell'Inter ha colto tutti di sorpresa, compreso l'ex deputato di Rifondazione Salvatore Cannavò, direttore editoriale di Alegre: "Non ci aspettavamo di vederlo, non conoscendolo personalmente non l'ho certo invitato. Anche se conosco la sua simpatia per movimenti come l'Ezln del subcomandante Marcos...". A fine presentazione saluti calorosi tra Moratti e Narducci, poi via insieme in ascensore e nulla di più. Ai giornalisti increduli di vederlo lì ha solo detto: "Oggi sono in ferie, per favore lasciatemi in pace".
Moratti non è stato il solo interista a interessarsi di Argentina e dittatura militare: il capitano Javier Zanetti ne aveva discusso intervistato proprio dal pm napoletano. Zanetti aveva cinque anni, quando l'Argentina dei generali vinse: "Non è facile dimenticare quello che è successo. Crescendo i miei genitori mi hanno raccontato di quello che stava succedendo allora, io ricordavo solo i festeggiamenti. Quel mondiale riuscì a nascondere quello che stava accadendo davvero nel paese". Per concludere: "La vicenda dei desaparecidos pesa ancora sulla nostra società, se c'è qualcuno che non conosce la verità su quanto è successo adesso ha gli strumenti per capire".
"I Mondiali della Vergogna" è un libro a metà tra sport e politica, che racconta la contraddizione di un paese tra i festeggiamenti per le vittorie e il dramma della repressione e delle migliaia di desaparecidos. Ma il calcio era anche consenso, il binomio tra vittoria e propaganda era occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare, con tutti i sospetti che sin ancora non sono stati fugati: dalla vittoria sospetta per 6 a 0 sul Perù, giusto lo scarto che serviva per la qualificazione alle voci sul doping dei padroni di casa. Fino all'incredibile omaggio al regime del presidente Fifa Joao Havelange che invece di consegnare la Coppa del Mondo ai vincitori lascia la vetrina ai tre generali Videla, Massera ed Agosti.
Infine, una curiosità. Zanetti ha confermato la sua simpatia, e quella del presidente interista Massimo Moratti, per il subcomandante Marcos e l'esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln), i guerriglieri del Chiapas. "Ne abbiamo parlato, su come possiamo aiutare gli zapatisti e quella zona del Messico. Abbiamo capito che bisogna aiutarli, e lo faremo, magari anche attraverso una partita che sia una festa: l'Inter contro gli esclusi del mondo". (27 maggio 2010)