Gaza - Infopal. Il ricercatore specializzato nelle questioni dei prigionieri 'Abd en-Naser Farwana ci ricorda che il totale degli arresti di palestinesi dall'inizio dell'anno è di 1.451, con una media di 12 al giorno. Farwana, che è un ex prigioniero, sottolinea che la maggior parte degli arresti si è verificata in Cisgiordania; solo 28 nella Striscia di Gaza, oltre a 25 pescatori che sono stati trattenuti per un lasso di tempo.
La città di al-Quds (Gerusalemme) è quella che nel mese di marzo ha assistito ad un aumento sostanziale degli arresti, dopo gli scontri avvenuti a seguito dell'inaugurazione della sinagoga Hurva ('delle rovine') nei pressi della moschea al-Aqsa. Gli arresti non si limitano certo ai maschi, ma riguardano anche donne (9) e ragazzini (oltre 100).
Il periodo indagato è quello tra il 1 gennaio e il 30 aprile, pertanto ci sta che vi siano palestinesi che nello stesso lasso di tempo sono stati arrestati più d'una volta, ma che ogni volta sono stati registrati come 'nuovo arresto'. Farwana evidenzia come il ritmo degli arresti, negli scorsi quattro mesi, si sia intensificato: gennaio, 377; febbraio, 322; marzo, 478; aprile, 274.
Questi arresti sono avvenuti nella maniera 'tradizionale': irruzioni nelle case, sequestro delle persone direttamente in strada o sul posto di lavoro, ma anche durante scontri (come quelli avvenuti ad al-Quds), oppure ai checkpoint; ma si ricordino anche i pescatori di Gaza, arrestati in mare aperto. Tutte queste situazioni sono accompagnate da danni psicologici e morali, e talvolta da aggressioni fisiche.
Farwana ci ha spiegato che non tutti coloro che vengono arrestati diventano detenuti: molti restano agli arresti per un certo numero di giorni, quindi coloro la cui detenzione viene prolungata sono una minoranza rispetto a quelli che poi vengono rilasciati dopo un breve periodo di fermo. Ciò si riflette in una diminuzione del totale dei prigionieri palestinesi che attualmente si trovano nelle carceri israeliane: sono 7.000, in base agli ultimi dati disponibili, e vi è da attendersi che il loro numero scenda nei prossimi mesi.
Farwana ha anche ricordato che le autorità occupanti, attraverso i loro addetti nelle prigioni, "hanno intensificato le loro scandalose violazioni e le loro misure oppressive contro i diritti dei prigionieri, in maniera particolarmente grave negli ultimi mesi, ed è così che si spiega l'aumento del numero dei prigionieri allontanati verso Gaza". Farwana si aspetta che il livello di queste violazioni salga nel prossimo periodo: vanno infatti elevandosi le voci di coloro che chiedono provvedimenti restrittivi nei confronti dei prigionieri, il che accrescerà di certo le sofferenze sia dei prigionieri che dei loro familiari, pertanto si renderà necessaria un'immediata mobilitazione in loro favore.
Durante il periodo indagato, inoltre, vi è stata anche la morte del prigioniero Ra'id Mahmoud Ahmad Abu Hammad, 31 anni, della cittadina di al-'Ayzariyyeh (al-Quds), avvenuta dentro la sua cella in cui veniva tenuto in isolamento nel carcere di Bi'r as-Sab' (Beersheba), dopo aver trascorso circa 5 anni di una condanna a 10 anni. Con la morte di Ra'id il numero dei "martiri" palestinesi nelle carceri israeliane è salito così a 198.
www.infopal.it
La città di al-Quds (Gerusalemme) è quella che nel mese di marzo ha assistito ad un aumento sostanziale degli arresti, dopo gli scontri avvenuti a seguito dell'inaugurazione della sinagoga Hurva ('delle rovine') nei pressi della moschea al-Aqsa. Gli arresti non si limitano certo ai maschi, ma riguardano anche donne (9) e ragazzini (oltre 100).
Il periodo indagato è quello tra il 1 gennaio e il 30 aprile, pertanto ci sta che vi siano palestinesi che nello stesso lasso di tempo sono stati arrestati più d'una volta, ma che ogni volta sono stati registrati come 'nuovo arresto'. Farwana evidenzia come il ritmo degli arresti, negli scorsi quattro mesi, si sia intensificato: gennaio, 377; febbraio, 322; marzo, 478; aprile, 274.
Questi arresti sono avvenuti nella maniera 'tradizionale': irruzioni nelle case, sequestro delle persone direttamente in strada o sul posto di lavoro, ma anche durante scontri (come quelli avvenuti ad al-Quds), oppure ai checkpoint; ma si ricordino anche i pescatori di Gaza, arrestati in mare aperto. Tutte queste situazioni sono accompagnate da danni psicologici e morali, e talvolta da aggressioni fisiche.
Farwana ci ha spiegato che non tutti coloro che vengono arrestati diventano detenuti: molti restano agli arresti per un certo numero di giorni, quindi coloro la cui detenzione viene prolungata sono una minoranza rispetto a quelli che poi vengono rilasciati dopo un breve periodo di fermo. Ciò si riflette in una diminuzione del totale dei prigionieri palestinesi che attualmente si trovano nelle carceri israeliane: sono 7.000, in base agli ultimi dati disponibili, e vi è da attendersi che il loro numero scenda nei prossimi mesi.
Farwana ha anche ricordato che le autorità occupanti, attraverso i loro addetti nelle prigioni, "hanno intensificato le loro scandalose violazioni e le loro misure oppressive contro i diritti dei prigionieri, in maniera particolarmente grave negli ultimi mesi, ed è così che si spiega l'aumento del numero dei prigionieri allontanati verso Gaza". Farwana si aspetta che il livello di queste violazioni salga nel prossimo periodo: vanno infatti elevandosi le voci di coloro che chiedono provvedimenti restrittivi nei confronti dei prigionieri, il che accrescerà di certo le sofferenze sia dei prigionieri che dei loro familiari, pertanto si renderà necessaria un'immediata mobilitazione in loro favore.
Durante il periodo indagato, inoltre, vi è stata anche la morte del prigioniero Ra'id Mahmoud Ahmad Abu Hammad, 31 anni, della cittadina di al-'Ayzariyyeh (al-Quds), avvenuta dentro la sua cella in cui veniva tenuto in isolamento nel carcere di Bi'r as-Sab' (Beersheba), dopo aver trascorso circa 5 anni di una condanna a 10 anni. Con la morte di Ra'id il numero dei "martiri" palestinesi nelle carceri israeliane è salito così a 198.
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