18 luglio 2010

Matrimoni e divorzi tra marxismo e femminismo

di Cinzia Arruzza
La storia dei rapporti tra movimento delle donne e movimento operaio è stata costellata da alleanze, incontri mancati, aperte ostilità, innamoramenti e disinnamoramenti. Nato nel crogiuolo delle rivoluzioni borghesi, il femminismo si è incontrato ben presto con le mobilitazioni e le rivoluzioni sociali. Queste hanno di volta in volta creato un nuovo spazio di apertura democratica che ha permesso alle donne di conquistare diritti sino ad allora sconosciuti, di prendere la parola e di partecipare attivamente alla vita politica e allo spazio pubblico. All’interno di questi squarci aperti nella cappa asfissiante della loro oppressione millenaria, le donne hanno imparato a organizzarsi in quanto donne e a lottare autonomamente per la loro emancipazione. Questo processo, tuttavia, non è stato esente da contraddizioni, al contrario si è a volte scontrato con la sottovalutazione e la diffidenza delle organizzazioni del movimento operaio tradizionale e della nuova sinistra. Gli esiti sono stati controversi, dal tentativo faticoso di mantenere aperto un difficile rapporto a veri e propri divorzi.
Questa complessa dinamica si è riflessa anche nel campo della teoria. Cercando di volta in volta di offrire delle risposte ai problemi che venivano sollevati dalle lotte e dai processi di soggettivazione delle donne, le pensatrici femministe hanno offerto risposte molto divergenti alla questione del rapporto tra genere e classe e tra patriarcato e capitalismo. Si è tentato quindi di interpretare il genere usando gli strumenti della critica dell’economia politica, di fare dell’oppressione di genere un’estensione del rapporto di sfruttamento tra Capitale e forza lavoro, oppure di leggere i rapporti tra uomini e donne in termini di antagonismo di classe, o ancora di affermare la priorità dell’oppressione patriarcale rispetto allo sfruttamento capitalista. Si è provato a interpretare il rapporto tra capitalismo e patriarcato in termini di intreccio tra due sistemi autonomi o invece di leggere il modo in cui il capitalismo ha sussunto e profondamente modificato l’oppressione patriarcale.
Questo piccolo libro vuole essere una breve e accessibile introduzione alla questione delle relazioni tra movimenti delle donne e movimenti sociali e del rapporto tra genere e classe. Nei primi due capitoli vengono brevemente ricostruite alcune delle esperienze storiche che hanno segnato un momento importante sia nel processo di organizzazione e di emancipazione delle donne, sia nell’incontro e nello scontro di questo processo con il movimento operaio. Gli ultimi due capitoli, invece, forniscono una breve panoramica del dibattito teorico attorno al nodo del rapporto tra oppressione sessuale e di genere e sfruttamento, provando a mettere in luce i problemi che emergono dalle diverse concezioni proposte e che rimangono ancora oggi insoluti. Né la parte storica né quella teorica di questo volume vogliono offrire una ricostruzione esaustiva degli eventi storici e dei momenti teorici, ma solo alcuni esempi e alcune chiavi di accesso a una questione estremamente complessa e tuttora aperta. Non si tratta di una ricostruzione imparziale. Chi scrive parte, infatti, da alcune convinzioni e da alcune esigenze.
La prima è che sia oggi più che mai urgente pensare teoricamente il rapporto tra oppressione di genere e sfruttamento e, soprattutto, il modo in cui il capitalismo ha integrato e profondamente modificato le strutture patriarcali. Da un lato, infatti, l’oppressione delle donne è un elemento strutturante della divisione del lavoro e rientra quindi direttamente tra i fattori attraverso cui il capitalismo non solo rafforza il suo dominio in termini ideologici, ma organizza continuamente lo sfruttamento del lavoro vivo e la sua riproduzione. Dall’altro, la sussunzione delle logiche patriarcali sotto il capitalismo, ha portato a una loro profonda trasformazione, dalla famiglia, alla posizione della donna rispetto alla produzione, le relazioni tra i sessi, le identità sessuali...
Leggere questo complesso intreccio è assolutamente necessario per un marxismo che voglia essere all’altezza delle trasformazioni e delle crisi in atto, in un contesto, peraltro, in cui la globalizzazione sta portando a una femminilizzazione crescente della forza lavoro e a un’ulteriore trasformazione delle relazioni tra i sessi. Anziché schiacciare il genere sulla classe, fiduciosi che la liberazione dallo sfruttamento porterà automaticamente anche alla liberazione delle donne e alla decostruzione dei ruoli sessuali, oppure obliterare la classe facendo dei discorsi ideologici di costruzione del genere il nemico principale, sarebbe necessario provare a pensare la complessità della società capitalista e dei suoi intrecci di rapporti di sfruttamento, dominio e oppressione, evitando semplificazioni poco utili, per quanto rassicuranti.
La seconda convinzione (ed esigenza) è strettamente legata alla prima: a uno sforzo di comprensione teorica deve seguire un tentativo di organizzazione e azione politica che provi a superare la distanza creatasi tra movimento femminista e lotta di classe. A partire dal superamento della vecchia dialettica delle “priorità”, in base alla quale il dialogo o lo scontro tra i due doveva necessariamente risolversi nell’asserzione della priorità della classe sul genere o del genere sulla classe.
Non si tratta solo di una questione teorica, ma anche organizzativa e di agenda politica. Il modo in cui la comprensione dello stretto intreccio tra capitalismo e oppressione delle donne si possa tradurre in processi di soggettivazione e in capacità di costruire organizzazioni e spazi politici in cui le donne possano sentirsi a casa loro rimane un problema sempre aperto, la cui soluzione avrà bisogno di sperimentazioni “sul campo”. Ciò che sarebbe necessario acquisire sin da subito, tuttavia, è la disponibilità a ritornare sui fondamenti, non solo teorici, ma anche politici e organizzativi, del nostro agire politico e del nostro impegno nella lotta per l’emancipazione universale, per aprire un laboratorio permanente di interrogazione e sperimentazione.