08 luglio 2010

Strage di Ustica: 30 anni senza sapere cosa è successo

Scheda a cura di Francesco "baro" Barilli
Sono le 21,00 circa del 27 giugno 1980 quando un DC9 della società Itavia, decollato da Bologna in direzione Palermo, scompare dalle rilevazioni radar, inabissandosi fra le isole di Ponza e Ustica. La tragedia, nella quale trovano la morte 81 persone fra passeggeri ed equipaggio, viene inizialmente spiegata con un cedimento strutturale del velivolo; una tesi che verrà sostenuta ufficialmente per molto tempo, anche di fronte a fatti e testimonianze che col tempo andranno a disegnare uno scenario molto più inquietante.
Uno scenario che verrà compiutamente descritto solo nel 1999 dal Giudice Rosario Priore, che scriverà: "l'incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento. Il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto". Una descrizione semplice ed esaustiva del quadro generale, ma che purtroppo non chiarisce i dettagli su "chi" provocò l'abbattimento dell'aereo, né sul "perché" dell'abbattimento. E di questa mancata chiarezza sono stati accusati diversi esponenti dell'Aeronautica Militare Italiana, che avrebbero taciuto informazioni in loro possesso o ne avrebbero fornite altre - errate - alle autorità. Ed è proprio questa mancanza di informazioni ad aver impedito al Paese di conoscere la verità sulla strage di Ustica: chi abbattè un nostro aereo civile, nel corso di una battaglia aerea svoltasi nei nostri cieli senza che nessuno abbia mai dato una spiegazione? A causa di questi depistaggi ed insabbiamenti non si è mai arrivati ad un processo a carico dei responsabili della strage. Si è però arrivati ad un processo a carico di 4 generali dell'Aeronautica Militare proprio per quelle azioni di depistaggio. Un processo che si è concluso nell'aprile 2004 con una sentenza che può sembrare deludente, a 24 anni dalla tragedia di Ustica, una sentenza in buona parte frutto dell'impossibilità di racchiudere in un dibattimento processuale, passato tanto tempo, una vicenda tanto complessa; una sentenza invece che conferma le accuse e lo scenario di guerra che aveva tracciato il giudice Priore nella sua ordinanza. Infatti a Lamberto Bartolucci, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica del tempo, viene riconosciuto di aver omesso di riferire alle autorita' politiche i risultati dell'analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino - conosciuti nell'immediatezza della tragedia - e ancora a Lamberto Bartolucci e Franco Ferri di aver fornito informazioni errate alle autorita' politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei militari nella caduta dell'aereo civile nell'informativa scritta del 20 dicembre 1980. Questo è il chiaro riconoscimento sia dello scenario complessivo sia del fatto che le autorità militari hanno ostacolato la ricerca della verità, qualunque essa fosse. È una sentenza importante che va attentamente considerata e che non giustifica assolutamente i canti di gioia che qualcuno, soprattutto in ambiente militare, ha voluto intonare. In altre parole questa sentenza ci dice che i vertici militari hanno potuto esaminare immediatamente i dati radaristici e venire a conoscenza in tempo reale di tutte quelle tracce di presenze aeree, evidenze che non manifestavano certo un cielo sgombro intorno al volo del DC9, nè assenza totale di traffici militari prima e dopo l'incidente. Poi, dopo sei mesi dalla notte della tragedia, in una comunicazione ufficiale al Governo, lo Stato Maggiore dell'Aeronautica (che ha avuto nel frattempo ampie possibilità di operare indagini e controlli approfonditi) persiste nel comunicare notizie non corrispondenti al vero e in grado di deviare il corso delle indagini, perché escludendo ogni altra possibilità fa apparire il cedimento strutturale l'unica causa possibile della tragedia. Dunque i vertici dell'Aeronautica Militare hanno operato per nascondere la verità sulla vicenda di Ustica. Questo è il senso profondo della recente sentenza della corte d'Assise di Roma che riconosce i gen. Bartolucci e Ferri, al vertice dell'Arma al momento della tragedia, responsabili di alto tradimento con atti diretti a turbare le attribuzioni del Governo, pur mandandoli assolti perché nel frattempo (sono passati da allora 24 anni) il reato è andato prescritto. Quanto stabilito dalla corte d'Assise di Roma torna a dare a tutti nuove responsabilità e rende evidente che la Magistratrura non può da sola rispondere alla esigenza di verità che questa vicenda ancora impone. La vicenda di Ustica deve dunque rimanere, alla luce anche di questa sentenza, una grande questione di dignità nazionale, perché un aereo civile è stato abbattuto, 81 cittadini innocenti hanno perso la vita, la nostra sovranità è stata sfregiata e nessuno ci ha dato spiegazioni.
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