26 gennaio 2011

Giorno della Memoria 27 gennaio 2011

Vuoto di memoria

Oltre dieci anni orsono, nel luglio del 2000, l’Italia, aderendo ad una proposta internazionale, istituì la Giornata della Memoria, che si celebra anche in altre nazioni europee, tra cui la Germania e la Gran Bretagna. A Verona, dove il centrodestra ha governato per 10 anni con la sindaca Sironi e i suoi assessori fascisti e dal 2007 governa con il leghista Tosi, le celebrazioni ufficiali, con consegna di medaglie agli ex deportati e/o partigiani e relativo discorso, hanno presentato e presentano sovente un inquietante, doppio aspetto di “vuoto di memoria”.
Da una parte (il pubblico) ci si dimentica cosa hanno fatto e fanno le “autorità” nei restanti 364 giorni dell’anno, dall’altra si finge di esaltare il valore della memoria, salvo poi negarlo nelle pratiche della vita politica quotidiana. Quest’anno le celebrazioni ufficiali, stando al programma diffuso, saranno aperte dalla prefetta Stancari, rappresentante di un governo attualmente in sfacelo, e dal sindaco Flavio Tosi, già condannato in via definitiva per propaganda razzista contro gli zingari, una delle popolazioni vittima dello sterminio nazista. Di quella condanna all’epoca si disse fiero e i primi atti del suo mandato si concretizzarono nello sgombero del centro sociale “La Chimica” e nella chiusura del campo rom di Boscomantico, le famiglie rom disperse in provincia, a carico, si presume, di associazioni, gruppi, comunità di ispirazione cattolica.
Nel dicembre 2007 Tosi non mancò di portare i suoi saluti ai camerati del corteo organizzato dalla destra radicale locale, amichetti dei protagonisti di alcuni recenti fatti di violenza che hanno regalato a Verona l’onore dei titoli nazionali e di quelli che recentemente ci hanno minacciato via mail per l’iniziativa di pulizia dei muri da scritte e cartelli neofascisti. Nel 2008 fu eletto a rappresentare il Comune all’Istituto storico per la Resistenza Andrea Miglioranzi, capogruppo della lista del sindaco in consiglio comunale, di ex Fiamma tricolore, chitarrista del gruppo nazirock Gesta Bellica, già condannato per violenza su un antifascista, poi dimessosi in seguito al battage mediatico sulla sua scandalosa elezione.
Non abbastanza note le amicizie storiche di Tosi, seppur ultimamente rinnegate, con integralisti cattolici vari e preti negazionisti di dubbia fama (ma noi ce lo ricordiamo firmare la mozione contro i diritti degli omosessuali oppure durante la messa riparatrice organizzata dagli integralisti contro la manifestazione gay lesbica e trans del 26 febbraio 2005, con la maglietta che recitava "Noi Romeo e Giulietta voi Sodoma e Gomorra"). Infine le ordinanze e i divieti, da quelli folkloristici, non mangiare panini vicino ai monumenti, non girare a petto nudo o in bikini, a quelli meno folkloristici, il divieto per i senzatetto di stazionare in centro storico, il divieto di suonare per strada dopo le 22 (bar di Piazza Erbe esclusi ma lì il sindaco è di casa), fino agli ultimi recenti rifiuti di incontrare i cittadini che si oppongono alla realizzazione del traforo delle Torricelle e dell’inceneritore di rifiuti di Ca’ del Bue, con relative rumorose assenze in consiglio comunale durante la presentazione del progetto del traforo.
E che dire dell’insediamento di suoi fedelissimi non solo sulla poltrona di importanti assessorati – l’assessore Enrico Corsi è uno dei suoi compagni di merenda nella condanna per propaganda razzista, insieme a Barbara Tosi, attuale capogruppo della Lega in consiglio comunale - ma a capo di qualsivoglia società, istituzione, azienda, dalla Fondazione Arena alle partecipate Agsm, Amia eccetera? Fatti e comportamenti che nulla hanno a che vedere con i valori trasmessi dalla memoria che oggi si va a celebrare, né tantomeno con la democrazia e la costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza.
Ci chiediamo e chiediamo ai cittadini di Verona con quale faccia oggi il sindaco Tosi si presenterà a fare il suo discorsetto e magari consegnare qualche medaglia agli ex deportati. Certo ormai, dopo le sue decine di apparizioni in tv, la lezione mediatica l’ha imparata per bene e del resto ha un buon maestro, il suo addetto stampa, peraltro profumatamente pagato, che gli avrà scritto anche il discorso per oggi. Il sindaco forse pensa che basti appendere il ritratto del presidente della Repubblica o dichiararsi a favore dell’Unità d’Italia per dimostrare di essere democratico, mentre offrire ai cittadini “panem et circenses”, pista del ghiaccio in Bra abbinata ai saldi in centro piuttosto che le frequenti fiere gastronomiche di dubbia utilità (e spesso qualità), dimostrerebbe la sua buona amministrazione. In realtà, per non rinnegare la Memoria e i valori condivisi che oggi si celebrano, Tosi dovrebbe rinnegare se stesso. Tutti gli uffici stampa del mondo e le testate giornalistiche compiacenti non basteranno a cancellare la memoria della storia cittadina che questa amministrazione sta scrivendo. Non è una bella pagina, nulla di eroico da trasmettere ai nipoti, nulla di umanamente grande da celebrare. Lo diciamo con amarezza perché anche noi viviamo in questa città e vorremmo vederla davvero, come diceva quella canzone partigiana scritta da Italo Calvino, più umana, più giusta, più libera e lieta. Per questo chiediamo alle autorità presenti e a tutte le persone che terranno dei discorsi di non dimenticare che la Giornata della Memoria è stata istituita per ricordare tutte le vittime dei campi di concentramento nazisti e che tutte queste soggettività vanno nominate.
Senza memoria non c’è futuro.
Antifascit* Verona

“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (art. 1, legge 20 luglio 2000, n. 211).