12 febbraio 2011

La tenacia del del popolo egiziano ha costretto Mubarak alla fuga, ora democrazia e libertà. No ad una tutela militare e statunitense

La fuga di Mubarak verso Sharm el Sheik, senza i famigliari ma con molti bagagli, è la conseguenza - positiva e sperata da settimane - della tenacia e della permanente mobilitazione della piazza egiziana, che non ha raccolto l'invito minaccioso dell'esercito a smobilitare (e a tornare al lavoro).
Ora i generali si appresterebbero a prendere in mano anche i poteri formali, oltre a quelli reali (politici e d economici) che già detengono. E' l'unica soluzione che l'establishment egiziano e i suoi numerosi protettori internazionali hanno trovato per tentare di impedire una dinamica insurrezionale che estrometta tutti i responsabili del regime. Gli attacchi ripetuti alle caserme in giro per il paese - oltre alla manifestazioni che continuano a occupare le piazze e gli scioperi annunciati e praticati - dicono che il passaggio di poteri parziale deciso da Mubarak non ha bloccato la protesta e per questo Usa e Ue hanno dovuto spingere l'esercito a fare il passo.
La gioia per la partenza di Mubarak, resa ancora più grande dal fatto che segua quella del dittatore tunisino Ben Ali e che coincide con una rivolta che soffia in tutto il nord Africa, non ci fa dimenticare le preoccupazioni di fronte al ruolo contro-rivoluzionario dell'esercito e al freno che Usa e Ue cercheranno di mettere alle rivolte (d'altra parte i golpe a bassa intensiatà ssembrano quelli preferiti dal "democratico" Obama, dall'Honduras ad Haiti...).
Ora speriamo che il Movimento 6 aprile e tutte le forze poltiche e sociali che si sono impegnate nelle mobilitazioni sapranno darsi un coordinamento e una direzione, insieme ai sindacati che organizzano gli scioperi, per impedire che l'esercito riporti la situazione sotto controllo dei soliti noti, amici degli Stati Uniti e di Israele.
La combinazione della lotta contro la crisi (la fame!) e per i diritti democratici deve sfociare al più presto in elezioni per un'Assemblea costituente, ma per arrivarci occorre un'autorganizzazione popolare che non deleghi nessuno (tantomeno l'esercito!) a gestire la transizione.
Sinistra Critica - e la sua rete internazionale - continua a sostenere la mobilitazione popolare e le forze politiche e sociali impegnate in una vera rivoluzione democratica e nella lotta per la giustizia sociale.
Esecutivo Nazionale Sinistra Critica