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Negli istituti penitenziari italiani sono

Non solo: "la legge 199/2010 (cosiddetta 'svuota-carceri') è entrata in vigore il 16 dicembre 2010 e, in tre mesi e mezzo, ha consentito l'uscita dalle carceri con l'ammissione alla detenzione domiciliare di 1.788 detenuti (di cui 420 nel solo mese di marzo). Tra loro 430 sono stranieri e 106 donne (39 le straniere)". Le misure alternative alla detenzione rappresentano il principale strumento atto ad evitare un eccessivo affollamento degli istituti penitenziari e a favorire il reinserimento sociale dei detenuti, "ma sono fortemente depotenziate dalla legge 251/2005 (la 'ex-Cirielli'), che pone molte limitazioni alla loro applicazione nei confronti di condannati recidivi". La riprova - secondo Ristretti orizzonti - arriva dal confronto dei dati relativi all'esecuzione penale, interna ed esterna al carcere, negli anni precedenti alla "ex-Cirielli": nel 2003 i detenuti erano 56.081 mentre in misura alternativa c'erano ben 48.195 persone; nel 2004 i detenuti erano 56.064 e i condannati in misura alternativa 50.228; nel 2005 c'erano 58.817 detenuti e 49.943 persone in misura alternativa. In pratica, "la dimensione dell'esecuzione penale esterna (per effetto della 'ex-Cirielli' e di alcuni altri provvedimenti in materia di sicurezza), è tornata ad essere quella dei primi anni 90: nel 1994 c'erano 52mila detenuti e 13mila persone in misura alternativa, l'anno successivo rispettivamente 50mila e 15mila". Decisamente esigui anche i numeri dei condannati al lavoro di pubblica utilità (appena 41 in tutta Italia) e dei detenuti ammessi al lavoro esterno (423). Più consistenti quelli delle sanzioni sostitutive: 2.023 persone sono sottoposte alla libertà vigilata e 104 alla liberta' controllata. Le condizioni di disagio non riguardano solo i detenuti. Nell'ultima settimana, infatti, due agenti della polizia penitenziaria si sono tolti la vita a causa delle difficili condizioni di lavoro nelle carceri presso le quali prestavano servizio, a Caltagirone e Maome Lodè, in Sardegna.