10 aprile 2011

E' ancora il 6 aprile

di Manuele Bonaccorsi e Marianna De Lellis
www.ilmegafonoquotidiano.org

La logica è sempre la stessa, quella dell’emergenza, iniziata due anni fa, la notte del 6 aprile 2009: poteri straordinari, commissari straordinari, ordinanze di urgenza, decreti commissariali. Per un anno L’Aquila è stata governata così, dal proconsole Guido Bertolaso, mettendo il turbo a un miliardo di euro di appalti, quelli del Piano C.a.s.e., le new town rivendute in decine di conferenze stampa e trasmissioni tv da Berlusconi e i suoi ministri. Anche oggi L’Aquila vive su ordinanze e decreti, firmati dal nuovo commissario Gianni Chiodi e i dai suoi collaboratori, Antonio Cicchetti (vice commissario) e Gaetano Fontana (responsabile della struttura tecnica di missione), tutti di nomina strettamente governativa. Solo che lo snellimento burocratico rivendicato da Bertolaso oggi è diventato un pletora di norme, spesso in contraddizione tra loro, incomprensibili, aggrovigliate (tanto che il commissario ha dovuto creare un “testo unico” dei suoi 51 decreti nati su altrettante ordinanze, piene di rimandi e modifiche). La burocrazia ha preso il sopravvento, e a due anni dal sisma la ricostruzione vera, quella “pesante”, che riguarda le case gravemente danneggiate, non è ancora iniziata. Né è prossima a partire. A giugno dovrebbero scadere i tempi per la presentazione delle domande di ricostruzione ma tutti sanno che la scadenza sarà prorogata, almeno fino a dicembre 2011. Quanto al centro storico, uno che se ne intende, il presidente dell’Ordine degli ingegneri, la mette così: «Siamo all’asilo e voi volete parlare dell’università...».

Tra norme incomprensibili, regole che cambiano in corsa, rimpalli di responsabilità, a L’Aquila non si sa chi deve fare cosa. E due anni dopo il sisma ci sono ancora 38.078 cittadini assistiti, una montagna di macerie misurata in un range tra 3,6 e 4,2 milioni di tonnellate, raccolte al ritmo di 600 al giorno: ci vorranno 20 anni per rimuoverle, senza contare i calcinacci prodotti dai lavori di ristrutturazione degli edifici, circa 15mila, rimasti in piedi per miracolo. Una recente ordinanza commissariale ha assegnato il compito di rimuoverle a Vigili del fuoco ed esercito, dando pieni poteri a un soggetto attuatore di nomina commissariale, suscitando le ire del Comune: «Ci hanno tolto tutta la governance della ricostruzione, vogliono creare una situazione ingovernabile », ha ribattuto l’assessore all’Ambiente Alfredo Moroni.

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