Sinistra Critica sulla manifestazione del 14 maggio
Le rivoluzioni e le rivolte che si sono aperte in tutto il Mediterraneo e in Medio Oriente rappresentano finalmente una ventata di aria fresca, un evento storico di portata globale, un’opportunità affinché non solo le dittature arabe entrino in una salutare crisi che possa definitivamente spazzarle via, ma che gli interessi occidentali nel mantenimento dello status quo venga smascherato e combattuto.
Anche se le forze della controrivoluzione – interne ed esterne al mondo arabo – stanno cercando di chiudere alla svelta la porta aperta dalle rivolte di massa e popolari, nulla sarà comunque più come prima. Le donne e gli uomini, soprattutto giovani, in Tunisia e in Egitto hanno mostrato a tutte/i che “si può fare”, che la rivoluzione è possibile.
Nemmeno Israele e la Palestina sono rimasti indenni. Il governo israeliano è fortemente preoccupato che possano cambiare gli equilibri nella regione, che le popolazioni arabe possano essere protagoniste del proprio destino e che si affermi la democrazia: niente favorisce meglio gli interessi sionisti dei regimi autocratici, che proclamano ogni giorno la loro solidarietà ai palestinesi e agiscono come stretti alleati dell’ordine statunitense ed europeo nella regione, ovviamente favorevole agli interessi israeliani e degli stessi regimi arabi, ordine che costringe i palestinesi all’occupazione permanente, all’espropriazione delle loro terre, e persino all’oblio.
Per questo la Nato è intervenuta in Libia, non certo per proteggere la popolazione civile o aiutare un processo di trasformazione democratica, ma per frenare ogni possibile cambiamento radicale e mantenere il controllo sulle dinamiche economiche e politiche della regione. Per questo l’occidente rimane alla finestra di fronte alla repressione del regime siriano, che garantisce anch’esso in qualche modo un equilibrio necessario a Israele e l’occidente.
Noi stiamo dalla parte delle rivolte, delle manifestazioni, del protagonismo arabo. Un protagonismo che si è mostrato anche in Cisgiordania e Gaza, grazie soprattutto alle/ai giovani del “movimento 15 marzo” che hanno manifestato la loro voglia di protagonismo, la loro protesta contro dinamiche politiche bloccate e troppo spesso concentrate sulla competizione tra Hamas e Fatah che sulla resistenza all’occupazione. Hanno manifestato la loro voglia di una rivoluzione anche in Palestina. Questo vento nuovo ha portato all’accordo tra Hamas e Fatah che potrebbe finalmente riaprire una stagione positiva per l’unità palestinese, anche se allo stesso tempo potrebbe tagliare fuori le sinistre laiche e progressiste e i movimenti della società civile. L’unità palestinese è importante perché può rilanciare l’iniziativa contro l’occupazione e la resistenza all’espropriazione. Il compito del movimento internazionalista di solidarietà è quello di sostenere questa resistenza, di sostenere la partecipazione e il protagonismo palestinese, di contribuire alla denuncia e all’isolamento politico del governo israeliano – in particolare attraverso il consolidamento della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro lo stato sionista.
Sinistra Critica parteciperà alla manifestazione del 14 maggio per contribuire alla visibilità di questa solidarietà internazionalista con la Palestina, e saluta l’iniziativa del Convoglio Restiamo Umani che in questi giorni porterà a Gaza l’abbraccio e la solidarietà di tante/i, con la Palestina e Vittorio Arrigoni nel cuore, perché il suo esempio e il suo ricordo sono un continuo stimolo all’iniziativa per la fine dell’occupazione e per la giustizia in Palestina.
Le rivoluzioni e le rivolte che si sono aperte in tutto il Mediterraneo e in Medio Oriente rappresentano finalmente una ventata di aria fresca, un evento storico di portata globale, un’opportunità affinché non solo le dittature arabe entrino in una salutare crisi che possa definitivamente spazzarle via, ma che gli interessi occidentali nel mantenimento dello status quo venga smascherato e combattuto.
Anche se le forze della controrivoluzione – interne ed esterne al mondo arabo – stanno cercando di chiudere alla svelta la porta aperta dalle rivolte di massa e popolari, nulla sarà comunque più come prima. Le donne e gli uomini, soprattutto giovani, in Tunisia e in Egitto hanno mostrato a tutte/i che “si può fare”, che la rivoluzione è possibile.
Nemmeno Israele e la Palestina sono rimasti indenni. Il governo israeliano è fortemente preoccupato che possano cambiare gli equilibri nella regione, che le popolazioni arabe possano essere protagoniste del proprio destino e che si affermi la democrazia: niente favorisce meglio gli interessi sionisti dei regimi autocratici, che proclamano ogni giorno la loro solidarietà ai palestinesi e agiscono come stretti alleati dell’ordine statunitense ed europeo nella regione, ovviamente favorevole agli interessi israeliani e degli stessi regimi arabi, ordine che costringe i palestinesi all’occupazione permanente, all’espropriazione delle loro terre, e persino all’oblio.
Per questo la Nato è intervenuta in Libia, non certo per proteggere la popolazione civile o aiutare un processo di trasformazione democratica, ma per frenare ogni possibile cambiamento radicale e mantenere il controllo sulle dinamiche economiche e politiche della regione. Per questo l’occidente rimane alla finestra di fronte alla repressione del regime siriano, che garantisce anch’esso in qualche modo un equilibrio necessario a Israele e l’occidente.
Noi stiamo dalla parte delle rivolte, delle manifestazioni, del protagonismo arabo. Un protagonismo che si è mostrato anche in Cisgiordania e Gaza, grazie soprattutto alle/ai giovani del “movimento 15 marzo” che hanno manifestato la loro voglia di protagonismo, la loro protesta contro dinamiche politiche bloccate e troppo spesso concentrate sulla competizione tra Hamas e Fatah che sulla resistenza all’occupazione. Hanno manifestato la loro voglia di una rivoluzione anche in Palestina. Questo vento nuovo ha portato all’accordo tra Hamas e Fatah che potrebbe finalmente riaprire una stagione positiva per l’unità palestinese, anche se allo stesso tempo potrebbe tagliare fuori le sinistre laiche e progressiste e i movimenti della società civile. L’unità palestinese è importante perché può rilanciare l’iniziativa contro l’occupazione e la resistenza all’espropriazione. Il compito del movimento internazionalista di solidarietà è quello di sostenere questa resistenza, di sostenere la partecipazione e il protagonismo palestinese, di contribuire alla denuncia e all’isolamento politico del governo israeliano – in particolare attraverso il consolidamento della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro lo stato sionista.
Sinistra Critica parteciperà alla manifestazione del 14 maggio per contribuire alla visibilità di questa solidarietà internazionalista con la Palestina, e saluta l’iniziativa del Convoglio Restiamo Umani che in questi giorni porterà a Gaza l’abbraccio e la solidarietà di tante/i, con la Palestina e Vittorio Arrigoni nel cuore, perché il suo esempio e il suo ricordo sono un continuo stimolo all’iniziativa per la fine dell’occupazione e per la giustizia in Palestina.