02 maggio 2011

Tunisia: sindacato e processo rivoluzionario

Solidali e internazionalisti Delegazione della Union syndicale Solidaires in Tunisia. 15 aprile 2011

Tra il 27 marzo e il 2 aprile, una delegazione della
Union syndicale Solidaires si è recata in Tunisia. Ne facevano parte compagni di SUD-PPT [Poste], di SUD-Education [Scuola] di SUD-Rail [Ferrovie] e della Segreteria nazionale. La delegazione stava nel quadro della rete sindacale euro-mediterranea. Erano quindi presenti anche rappresentanti della CGT spagnola, della CUB italiana e della SNAPAP algerina, come pure una delle organizzazioni europee con le quali collaboriamo, la LAB del Paese Basco. La delegazione era accompagnata da un responsabile dell’associazione svizzera Solifonds, su richiesta dello Snapap.

Abbiamo constatato un grande cambiamento riguardo alla democrazia. Oggi, la maggior parte delle persone discute apertamente per strada delle proprie convinzioni politiche. È la fine di un regime dittatoriale che reprimeva severamente le mobilitazioni, il sindacalismo autentico, le associazioni e organizzazioni politiche che si opponevano al potere. Le manifestazioni sono autorizzate, anche se la repressione poliziesca può essere molto violenta, come abbiamo visto nella Casba il 1° aprile. Tuttavia, il sentimento generale, sia de* militanti incontrat*, come di ciò che si può vedere o leggere da «visitatori», è che a parte quello, non è cambiato quasi niente, in particolare sul piano economico-sociale. È quanto ci hanno detto, in forme un po’ diverse per la veemenza, ma identiche sul fondo, i sindacalisti della sinistra dell’UGTT (insegnanti, postini, ferrovieri, varie strutture interprofessionali), il segretario generale aggiunto dell’UGTT, il segretario generale della CGTT, i rappresentanti di 10 dei partiti politici che costituiscono il fronte del 14 gennaio, e in varie regioni i Comitati locali per la salvaguardia della rivoluzione, come pure i giovani che abbiamo incontrato, in particolare i/le disoccupat* laureat*, ecc. I giovani e la sinistra sindacale hanno avuto una parte fondamentale nel processo rivoluzionario, e ognuno di questi due gruppi ritiene che il proprio apporto è stato il più importante.

Negli ambienti militanti incontrati c’è un certo unanimismo sui seguenti punti:

  • Un numero enorme di responsabili del «vecchio regime» rimane al suo posto: nel governo, nei ministeri, nelle imprese. Il FMI, la Banca Mondiale sono sempre molto presenti … e non messi in discussione dai governi che si sono succeduti dopo il 14 gennaio. Anche se gli insegnanti del bacino di Gafsa, prima condannati, sono stati amnistiati e reintegrati nella Funzione pubblica, non hanno riavuto i loro posti. I telefoni dei militanti continuano ad essere intercettati…
  • Pochissime cose sono cambiate in due mesi in campo economico e sociale. Da notare tuttavia le misure prese per ridurre il fenomeno del subappalto. Il 2 aprile, il governo ha annunciato un piano di rilancio molto socialdemocratico (creazione di posti di lavoro nella Funzione Pubblica, e aiuti agli imprenditori privati affinché assumano…). È in particolare per denunciare questo che i giovani, sempre molto attivi, hanno lanciato l’appello al sit-in «Casba III» venerdì 1° aprile (sit-in represso violentemente per ordine di un ministro degli interni superstite del vecchio regime).
  • La maggior parte delle persone che abbiamo incontrato ritiene che l’organizzazione islamista Ennahdha sta diventando una delle principali forze politiche del paese: realizza un importante lavoro sul terreno, utilizza le moschee per fare passare le proprie idee e dispone di molto denaro. Ennahdha potrebbe essere una delle prime forze politiche in seguito alle prossime elezioni. C’è poi un dibattito nella sinistra sul posizionamento dei fondamentalisti. * Alcuni valutano che Ennahdha ha avuto una reale evoluzione: separazione della moschea dallo Stato, uguaglianza di diritti tra uomini e donne, ecc. Ritengono che i media esagerano il pericolo fondamentalista che, a forza di essere gonfiato, si rafforza giocando sull’insufficienza di cambiamenti dopo il 14 gennaio.. * Altri, in particolare le associazioni di donne, valutano che Ennahdha ha un doppio linguaggio e che finirà per allinearsi sui fondamentalisti «puri e duri» che moltiplicano gli atti violenti. Quest* temono in particolare una rimessa in discussione dei diritti delle donne.
  • La maggior parte de* nostr* interlocut/rici/ori ci hanno dichiarato la loro volontà di un rinvio delle elezioni all’autunno. Ritengono che se si tenessero a luglio, i partiti di sinistra, che stanno appena uscendo dalla clandestinità, non avranno avuto il tempo di organizzarsi e i vincitori saranno Ennahdha e gli ex benalisti riorganizzati sotto forma di «nuovi» partiti. In effetti queste due correnti sono attualmente le sole a essere strutturate e a disporre di importanti mezzi materiali e finanziari. Ritengono che una scadenza troppo corta per preparare l’elezione di una Assemblea Costituente non permetterebbe un vero dibattito democratico, in particolare sulle forme di scrutinio, l’elaborazione dei programmi, ecc. Alcun* sottolineano che il dibattito sulla data delle elezioni non deve mascherare un dibattito ancora più importante: in assenza di un cambiamento rapido nei rapporti sociali e nelle strutture amministrative,si rischia di vedere rafforzarsi un sentimento del genere: «in definitiva non fanno niente per noi».
Il ruolo decisivo dell’autorganizzazione
In tutta la Tunisia le istituzioni locali sono state spazzate via, il che ha posto in seguito grossi problemi per gli abitanti nella vita di ogni giorno. Nelle città di provincia che abbiamo visitato, sono state create istituzioni locali provvisorie con un forte coinvolgimento della popolazione. Il più sovente, le strutture locali dell’UGTT hanno avuto una parte determinante nel processo. La forma e la composizione di tali istituzioni locali provvisorie sono in generale basate sui rapporti di forza tra militanti politici e sindacali, alcuni dei quali non erano sempre molto autonomi dal vecchio potere. A Redeyef, città del bacino minerario insorta e repressa nel 2008, l’amministrazione comunale è stata rovesciata dalla popolazione a gennaio. Si sono svolte numerose assemblee con la partecipazione di centinaia di abitanti che hanno designato con il metodo del consenso un consiglio provvisorio di 9 persone, a partire da una lista iniziale di 20 nomi, stabilita dall’Unione locale dell’UGTT. Sono state istituite commissioni per gestire gli affari correnti. A Thala non c’è più un consiglio comunale. È stato costituito un Consiglio per la salvaguardia della rivoluzione. I giovani continuano ad avere voce in capitolo: sono i giovani insorti, che avevano incendiato il commissariato, a mantenere l’ordine in città. Il Comitato di Biserta, contrariamente a molti altri, funziona sotto forma di Assemblee Generali alle quali partecipano da 500 a 1000 persone. Si colloca in una logica sia di contropotere che di autorganizzazione della società da edificare. A Biserta è l’AG che ha deciso i 25 nomi che compongono l’istituzione locale provvisoria.
Una rivoluzione a metà strada
Con la caduta di Ben Alì è stato compiuto un passo enorme, ma le vecchie strutture dello Stato restano in piedi, e niente di fondamentale è cambiato in termini di rapporti sociali ed economici. Perché una nuova società venga alla luce, l’essenziale rimane da fare, e le forze reazionarie operano con molta energia affinché ciò non avvenga. I giovani hanno un ruolo importante. Vigilano a che il processo non venga interrotto e sono pronti a mobilitarsi di nuovo a questo fine. È ciò di cui si può essere certi, ad esempio, dalle nostre interviste a Thala e dal movimento nella Casba il 1° aprile. Alcuni compagni di Biserta si esprimono così: «in Tunisia c’è stata un’insurrezione, ora ci vuole la rivoluzione». È dovere del sindacalismo che difendiamo sostenere quell* che vogliono andare in questa direzione.

Lo stato del sindacalismo tunisino
Si assiste a un’ondata massiccia di sindacalizzazione: ci sarebbero più di 50.000 nuove adesioni in due mesi (30.000 delle quali a Tunisi), vale a dire un aumento totale superiore al 10%. A Benarous, città industriale nella periferia di Tunisi, gli iscritti all’Unione regionale dell’UGTT sono quasi raddoppiati, con un progresso del 10% nel settore pubblico e una moltiplicazione di 2,6 nel privato! C’è una posta in gioco importante nel prossimo congresso dell’UGTT (dicembre 2011). In particolare c’è una battaglia in corso sul rispetto dell’articolo 10 del regolamento interno, che prevede che i/le dirigenti non possano avere più di due mandati consecutivi. Se questo testo sarà applicato bene, ne dovrebbe risultare un rinnovamento completo della segreteria confederale. Su questo tema restiamo in contatto con le federazioni degli insegnanti e delle poste che contribuiscono a strutturare la sinistra dell’UGTT. L’UGTT ha antichi rapporti con le confederazioni internazionali tradizionali (CGT, FO,CGIL, Comisiones Obreras, ecc.). Uno degli attuali segretari generali aggiunti dell’UGTT ci ha dichiarato che la centrale voleva stringere rapporti anche con Solidaires. Invieremo una lettera ufficiale all’UGTT, chiedendo in particolare di essere invitati al loro prossimo congresso. La discussione con il segretario generale della CGTT conferma gli orientamenti molto vaghi di questa organizzazione, il cui asse principale sembra essere di offrire un’alternativa all’ UGTT. La CGTT prevede di tenere un congresso nel dicembre 2011. Può essere l’occasione di vederci più chiaro… Da notare che la stragrande maggioranza de* militanti della sinistra UGTT che abbiamo incontrato si oppone ferocemente alla costituzione di una nuova centrale. Vi oppongono la necessità di portare la rivoluzione fino al vertice dell’ UGTT per cambiarla dall’interno. Quest* militanti temono, se emergono altre organizzazioni, che la frantumazione sindacale indebolisca ancor più il movimento sociale e contribuisca alla sconfitta della rivoluzione. Per ess*: «non è il momento di dividersi, basta già la moltiplicazione delle organizzazioni politiche, il sindacalismo deve restare unito…». Questa situazione è comunque superata nei fatti poiché, oltre alla CGT, si sta creando una terza organizzazione sindacale, l’UTT, su impulso di un ex segretario generale dell’ UGTT totalmente corrotto…
Il rafforzamento dei nostri legami sindacali
In cantiere da due anni, il lavoro sui call center ha fatto un passo avanti decisivo: la riunione organizzata da SUD-PTT e il sindacato interessato dell’UGTT permetterà il consolidamento di rapporti duraturi. Una rete internazionale dei call center è in corso di costituzione in collegamento con il lavoro iniziato in Marocco e nel FSM. Si sviluppano i contatti tra SUD-Rail e la federazione dei ferrovieri dell’UGTT. L’incontro con uno dei responsabili nazionali, le visite in varie posti con militanti locali (stazione, depositi, officina) hanno permesso di stringere rapporti. Ci sono due obiettivi a breve termine: integrare quest* compagn* nella rete Rail Sans Frontières [Ferrovie Senza Frontiere], organizzare il lavoro comune con le/ i ferrovier* del Marocco e quell* dell’Algeria che dovrebbero tra poco creare un sindacato autonomo. Quando gli abbiamo chiesto quale tipo di sostegno potremmo dare, le/i nostr* interlocut/rici/ori ci hanno chiesto di promuovere la campagna per la cancellazione del debito estero della Tunisia. Proporremo ai partecipanti della rete che quello sia uno degli assi della rete sindacale euromediterranea. Un’altra proposta è quella del gemellaggio tra i sindacati o federazioni delle nostre organizzazioni con Comitati per la salvaguardia della rivoluzione in località precise della Tunisia. È da esaminare nella nostra Unione sindacale Solidaires e nel quadro della rete sindacale euromediterranea. Sviluppare i rapporti con le altre componenti del movimento sociale In un incontro con uno dei rappresentanti dell’Association Nationale Des Chômeurs Diplômés [Associazione Nazionale Dei Disoccupati Laureati] (ANDCM) abbiamo parlato della possibilità di organizzare un incontro tra i disoccupati laureati del Marocco, della Tunisia e dell’Algeria nel quadro della rete euromediterranea. Al di fuori delle strutture organizzate, sarà anche importante mantenere il contatto con quell* incontrat* «non inquadrat*», ad esempio le/ i giovani che si organizzano su Facebook, con le/i quali abbiamo avuto uno scambio e che hanno un discorso veramente politico.
Quest* chiedono molto scambi di informazioni e sostegno dall’estero.

Solidaires et internationalistes!, bollettino della commissione internazionale della Union syndicale Solidaires, Numero 35 ter – aprile 2011.
Si possono trovare materiali sull’attualità internazionale e il materiale della commissione internazionale di Solidaires, sul sito: http://www.solidaires.org/article 12...