04 maggio 2011

Nichi e la "nuova narrazione" su Israele


di Cinzia Nachira
Nichi Vendola ha una caratteristica predominante: il tempismo. A poco più di 15 giorni dall’assassinio di Vittorio Arrigoni non si è chiesto se fosse o meno il caso di incontrare l’ambasciatore israeliano Meir. Non si è nemmeno posta la stessa domanda riguardo ai grandi cambiamenti che sono in corso in Medio Oriente e nel Maghreb. Avrebbe dovuto tenere conto del fatto che l’Egitto del post-Mubarak ha annunciato la riapertura totale del valico di Rafah, di fatto annullando l’efficacia dell’assedio cui la popolazione civile della Striscia di Gaza è sottoposta fin dal 2006, per volontà di Israele e della cosiddetta “comunità internazionale”. Inoltre, avrebbe fatto bene a ricordare che Fatah e Hamas, dopo quattro anni di divisione geografica e politica (entrambe conseguenze dirette della politica israeliana), il 27 aprile hanno raggiunto un’intesa per superare la divisione politica.
Forse, se avesse riflettuto su questi tre elementi, avrebbe capito (spes ultima dea) che incontrare ora l’ambasciatore israeliano significa dare un segnale negativo di controtendenza rispetto al vento di libertà che sta soffiando sul Mediterraneo. Le conseguenze del suo gesto le pagheremo tutti e tutte. C’è, poi, giusto bisogno di rimarcare l’infondatezza tutt’altro che innocente di alcune affermazioni che hanno segnato quella stretta di mano. La sua dichiarazione che: “[…] c’è una gamma assai variegata e ricca di possibilità di relazioni. Israele è un Paese che ha fatto investimenti straordinari sin dalla sua nascita, sull’innovazione. Un Paese che ha trasformato aree desertiche in luoghi produttivi e in giardini, un Paese che si confronta col tema mondiale del governo del ciclo dell’acqua, dell’energia, dei rifiuti con pratiche di avanguardia. Penso che la possibilità di sviluppare reciprocamente le attività turistiche e la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale siano altri elementi importanti di una relazione che con la mia visita in Israele può raggiungere un punto di svolta”.
Neanche Theodor Herzl, il fondatore del sionismo politico, avrebbe trovato una formula più fine per nascondere il carattere colonialistico e razzista dello Stato di Israele. Ci ha pensato, nel 2011, Nichi Vendola. È sconcertante come sia possibile che oggi, mentre gli aerei da guerra della NATO (compresi quelli italiani) decollano dalle basi pugliesi per aggredire la Libia, proprio Vendola rivendichi la “riappropriazione” delle radici ebraiche della Puglia. La nostra regione è un crogiuolo di culture che nei secoli si sono integrate e mescolate e certamente non saremo noi a negare che tra queste c’è quella ebraica. Noi, però, sappiamo che la cultura ebraica ha poco o nulla a che vedere con la creazione dello Stato israeliano ad opera dei colonialisti sionisti ed europei a spese del popolo palestinese e dei popoli arabi della regione. Noi difendiamo la cultura ebraica, per il buon motivo che identificarla con lo Stato di Israele significa negare semplicemente il suo valore positivo inserendola a pieno titolo nel contesto colonialistico ed esclusivistico. Vendola ignora o, peggio, vuole ignorare che “i deserti trasformati in giardini” sono le terre da cui un milione di palestinesi sono stati cacciati manu militari, che le fonti di acqua che fanno “fiorire i deserti” sono sottratte con la forza ai palestinesi. Il Presidente della regione ignora che Israele ha deviato il corso del fiume Giordano, condannando a una morte lenta il fiume e le terre circostanti. Per cui è più appropriato affermare che Israele è un grande creatore di deserti dove c’erano terre fiorenti. Oggi, grazie a Israele, la valle del Giordano è pressoché desertica.
Le dichiarazioni di Nichi Vendola sono eticamente, culturalmente e politicamente sconcertanti, non degne di una persona che sostiene di voler essere parte di quella battaglia improba, ma inevitabile, per rendere questo mondo vivibile per tutti gli esseri umani che lo popolano e la cui stragrande maggioranza vive in condizioni di povertà assoluta, per consentire ad una minoranza di poter “far fiorire i deserti”. La Puglia, per la sua posizione geografica, è una regione mediterranea a pieno titolo e noi sentiamo il bisogno di dire ai popoli mediterranei, che stanno lottando per la loro libertà, che le dichiarazioni di Vendola, come la NATO, come il Presidente Napolitano che avalla la guerra NATO, non ci rappresentano. Lo diciamo anche al popolo israeliano, invitandolo caldamente a comprendere che i sostenitori incondizionati del governo israeliano che rifiuta tutti i tavoli negoziali sono in realtà i nemici più pericolosi del suo futuro. Noi rivendichiamo per tutti popoli del Mediterraneo, nessuno escluso, la volontà di essere protagonisti di un’alternativa vera. L’unica soluzione che possa portare la regione mediterranea ad una pace giusta ed equa.