05 maggio 2011

Tra concerti e concertazione, noi tifiamo rivolta!

verso lo sciopero generale del 6 maggio

Le nuove generazioni in generale e gli studenti in particolare, negli ultimi vent’anni hanno sistematicamente espresso un forte senso di disagio e di preoccupazione per il loro futuro, fino a giungere alla fase attuale nella quale il futuro non solo non è percepibile, ma nemmeno immaginabile.

Negli ultimi anni gli studenti si sono resi protagonisti di lotte che hanno avuto, il pregio di aver contribuito a colmare il vuoto politico causato dalla totale incomprensione delle grandi organizzazioni sindacali e politiche nei confronti delle problematiche giovanili e non solo, quali ad esempio la precarietà lavorativa.

L’attiva partecipazione degli studenti alle lotte dei lavoratori non si è limitata alla mera solidarietà, ma ha avuto un preciso scopo: da una lato evitare che la demolizione dei diritti sul posto di lavoro oggi, possa recludere ulteriormente l’accesso ad un futuro lavorativo certo, dall’altro esprimere chiaramente la necessità di un’unità reale tra tutti i soggetti che stanno pagando la crisi.

La rabbia dettata da una prospettiva di totale precarietà, sociale e lavorativa, ci ha fornito gli strumenti per un’analisi critica sulla fase che stiamo attraversando, per non esserne semplici spettatori, ma per cercare di determinarla. Ed è in quest’ottica che abbiamo partecipato a costruire la data del 16 ottobre, che avrebbe dovuto evolvere in una mobilitazione generale e generalizzata, in tempi ragionevoli e strategicamente utili per dare una significativa “spallata” alla leadership governativa, formata non solo dalla componente politica ma soprattutto degli interessi di confindustria.

La CGIL ha però preferito tergiversare senza alcuna motivazione apparente, cercando di raffreddare in tutti i modi le piazze e rifiutandosi di proclamare lo sciopero generale nel momento più alto del conflitto, quando la rabbia giovanile e studentesca esplodeva nella giornata del 14 Dicembre e la battaglia di resistenza di Mirafiori cominciava a nascere all’interno della fabbrica torinese.

Nonostante tutto abbiamo comunque scelto di partecipare allo sciopero del 6 Maggio, per portare la nostra visione critica di una data, che, se fosse stata aperta realmente a tutti i soggetti sociali, dagli studenti, agli abitanti di Terzigno, ai migranti, che hanno prodotto un reale conflitto in questo Paese, e se fosse stata convocata nel momento culminante delle mobilitazioni sociali, avrebbe potuto essere sicuramente un momento importante e decisivo. Come sappiamo tutto questo non è avvenuto e ad oggi ci ritroviamo nella situazione in cui non si ha la minimia certezza sulla riuscita dello sciopero, mentre all’orizzonte si profila un rafforzamento della vocazione concertativa della CGIL (come dimostra l’atteggiamento della FIOM al referendum tenutosi alla ex-bertone, dove il sindacato metalmeccanico ha scelto di appoggiare il Si).
Il nostro obbiettivo quindi rimane quello di costruire un percorso dal basso, che possa anche rendere evidenti le palesi contraddizioni della CGIL.

L’azione diretta dell’economia liberista nello scardinare sistematicamente ogni forma di tutela dei diritti sul lavoro, non ha come conseguenza la sola precarizzazione della vita, ma innesca un gioco al massacro tra i lavoratori che svendono la loro vita per paghe sempre più misere e tempi di lavoro sempre più lunghi, e proprio per questo risulta sempre più inaccettabile qualsiasi politica concertativa.

Per quel che ci riguarda questa non deve essere l’ennesima data isolata, ma la tappa di un percorso aperto, collettivo e determinato al recupero di quello spirito conflittuale che si era intravisto nei mesi scorsi.
Recupero necessario per cercare di ricucire e riavvicinare i lembi del tessuto sociale che sono stati, nel tempo, lacerati con concetti quali imprenditore di se stesso, lavoratore indipendente, collaboratore esterno e tutta quella lunga serie di definizioni che servono solo a nascondere la realtà dei fatti: lavoratore precario a tempo indeterminato!

Finchè non vedremo ritornare sui tavoli di contrattazioni quelle garanzie che sono state svendute, continueremo a riempire le piazze e le strade, con quell’autodeterminazione che ci contraddistingue, continueremo a bloccare scuole e università.

NON SI PLACA IL VENTO DELLA RIVOLTA!