La condanna per attività antisindacale della Fiat e’ una vittoria parziale della dignità del lavoro contro Marchionne e i suoi complici politici e sindacali: la Fiom resta in fabbrica e anche il diritto di sciopero è confermato.
Ma il respingimento da parte del giudice della contestazione della validità degli accordi separati che tolgono diritti ai lavoratori rappresenta un colpo duro e conferma il generale clima negativo che influenza inevitabilmente anche la magistratura del lavoro. E non c'è dubbio che la firma di Susanna Camusso all'accordo del 28 giugno, sbandierato in tribunale dalla Fiat e dai sindacati complici Fim-Uilm-Fismic e Ugl, abbia costituito una pugnalata alle spalle del ricorso della Fiom e rischia ulteriormente di pesare nel ricorso in appello annunciato dai legali del Lingotto proprio sulla parte della rappresentanza.
Solo la mobilitazione di tutto il mondo del lavoro e di tutte le opposizioni politiche e sociali può far saltare la gabbia costruita dalla Fiat, dal governo e dai sindacati di regime: le nuove regole imposte a Pomigliano e a Mirafiori e il contemporaneo 'patto sociale' firmato anche dalla Cgil che consente la deroga del contratto nazionale di lavoro costituiscono violazione di diritti indisponibili di lavoratori e lavoratrici e vanno cancellati. Il lavoro senza diritti non è lavoro ma schiavitù. Ma, appunto, non basta ricorrere in tribunale. Occorre ricostruire i necessari rapporti di forza. Per quanto riguarda la fabbrica bisogna puntare all’unità di tutte le forze del ‘No’: non si può pensare che resti fuori e senza diritti anche quella parte combattiva dei lavoratori organizzata dai sindacati di base.
Sinistra Critica- Organizzazione per sinistra anticapitalista
Ma il respingimento da parte del giudice della contestazione della validità degli accordi separati che tolgono diritti ai lavoratori rappresenta un colpo duro e conferma il generale clima negativo che influenza inevitabilmente anche la magistratura del lavoro. E non c'è dubbio che la firma di Susanna Camusso all'accordo del 28 giugno, sbandierato in tribunale dalla Fiat e dai sindacati complici Fim-Uilm-Fismic e Ugl, abbia costituito una pugnalata alle spalle del ricorso della Fiom e rischia ulteriormente di pesare nel ricorso in appello annunciato dai legali del Lingotto proprio sulla parte della rappresentanza.
Solo la mobilitazione di tutto il mondo del lavoro e di tutte le opposizioni politiche e sociali può far saltare la gabbia costruita dalla Fiat, dal governo e dai sindacati di regime: le nuove regole imposte a Pomigliano e a Mirafiori e il contemporaneo 'patto sociale' firmato anche dalla Cgil che consente la deroga del contratto nazionale di lavoro costituiscono violazione di diritti indisponibili di lavoratori e lavoratrici e vanno cancellati. Il lavoro senza diritti non è lavoro ma schiavitù. Ma, appunto, non basta ricorrere in tribunale. Occorre ricostruire i necessari rapporti di forza. Per quanto riguarda la fabbrica bisogna puntare all’unità di tutte le forze del ‘No’: non si può pensare che resti fuori e senza diritti anche quella parte combattiva dei lavoratori organizzata dai sindacati di base.
Sinistra Critica- Organizzazione per sinistra anticapitalista