19 febbraio 2012

Siria: contro il regime di Assad, contro ogni intervento militare

di Piero Maestri
Domenica 19 febbraio a Roma ci sarà una manifestazione organizzata dal “Consiglio Nazionale Siriano – Italia”, che si propone – esplicitamente con la piattaforma fatta circolare “La cessazione immediata delle violenze in Siria; le dimissioni del presidente Assad e del suo staff...; Elezioni libere; il rifiuto totale di qualsiasi intervento militare in Siria; la difesa anche internazionale dei civili....” Questa sarebbe una piattaforma per noi condivisibile, ma nasconde posizioni che l’organizzazione proponente in realtà afferma nelle sue prese di posizioni internazioni.
Il Cns-Italia è infatti un diretto riferimento del Cns interno alla Siria, del quale è espressione anche l’”Esercito dei Siriani liberi”) che si contrappone militarmente alle forze armate del regime (con metodi spesso decisamente condannabili per il coinvolgimento di civili), e il Cns non rifiuta l’intervento militare esterno, anzi lavora per facilitarlo e sollecitarlo.
Per questo non possiamo aderire alla manifestazione – che consideriamo legittima, in quanto espressione di una parte dell’opposizione siriana, che rappresenta una fetta dei cittadini siriani anche in Italia.
Ma allo stesso tempo rifiutiamo la falsa alternativa per cui chi aderisce al corteo (come la Tavola della Pace) rappresenterebbe il “pacifismo con l’elmetto”), mentre chi si è dissociato (sulla base dell’appello promosso da Peacelink) rappresenterebbe il “pacifismo radicale” che coerentemente rifiuta qualsiasi intervento militare.
Non abbiamo alcun motivo per difendere la scelta di chi ha deciso di partecipare – e nemmeno ci interessa più di tanto criticarne la scelta, viste le prestazioni per noi negative mostrate in questi anni dalla Tavola della Pace - ma troviamo altrettanto sbagliato continuare a mettere sullo stesso piano le “violenze del regime” e le violenza e della “cosiddetta” opposizione, e considerare un passo verso l’intervento la richiesta di dimissioni di Assad.
La caduta di Assad e del suo regime è la condizione per una nuova Siria,
che naturalmente non è scontato nasca dalle attuali opposizioni, ma che non potrà vedere la luce fino a quando continuerà il dominio del partito Baath. Se Assad se ne fosse andato un anno fa, il popolo siriano si sarebbe risparmiato altri lutti e violenze.
Condividiamo la posizione del “Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico” - nato nel mese di giugno in Siria e composto dalla maggior parte delle forze politiche laiche e intellettuali con una lunga storia di opposizione al regime – e i suoi 4 No: no alla violenza, no alla repressione, no al settarismo, no all’intervento militare esterno. Non possiamo però decidere noi quali forme debba assumere la lotta dell’opposizione siriana.
Pur non aderendo alla manifestazione, abbiamo deciso di essere presenti con l’appello che molte/i di noi hanno promosso: “Basta con la repressione in Egitto e in Siria, libertà per i popoli arabi; Contro ogni intervento militare straniero diretto e indiretto nella regione” .
In questo modo vogliamo aprire il confronto con i siriani in Italia che si oppongono al regime di Assad e affermare con forza anche con loro il nostro rifiuto di ogni intervento militare esterno e di una (probabile più che eventuale) partecipazione delle forze armate italiane.
Esprimiamo anche la nostra solidarietà ai giovani siriani che la scorsa settimana hanno tentato di occupare l’Ambasciata siriana di Roma – che subiranno un processo per direttissima in marzo: il loro è un gesto di opposizione non violenta che va considerato tale e non un reato.

* Portavoce di Sinistra Critica