18 febbraio 2012

Ristrutturare, rivedere o cancellare il debito?

Dichiarazione dell'OKDE-Spartacos sezione greca della Quarta Internazionale


Tratto da http://www.internationalviewpoint.org del febbraio 2012


Traduzione di Francesco Cannarozzo


Sin dall' inizio della crisi del debito pubblico greco, tre diverse richieste sono state avanzate dai movimenti della sinistra e dei lavoratori: quelle di ristrutturare (e quindi ridurre), di rivedere, o di cancellare il debito. Questa non è solo una questione di slogan, ma implica anche differenti strategie politiche. OKDE-Spartakos, così come ANTARSYA, hanno optato per la terza scelta, nonostante le contraddizioni da questa implicate.

La prima richiesta è stata presentata dal Synaspismos (e quindi dalla maggiorparte di SYRIZA) e, in una versione più conservatrice, dalla sinistra democratica di Fotis Kouvelis. Il concetto è quello di negoziare con i creditori in modo di cancellare parte del debito, così che questo possa diventare ancora una volta sopportabile. Nondimeno, ciò è all'incirca quello che sta succedendo proprio ora, su iniziativa del governo e dell'unione europea, essendo ovvio che l' intero debito non potrà mai essere risanato. Per questo, i creditori preferiscono perdere parte del loro profitto che perderlo tutto, simultaneamente venendo ricompensati con nuove e più benevole condizioni per futuri investimenti (bassi stipendi, rapporti di lavoro deregolati, eccetera). Questo tipo di negoziato è un progetto esplicitamente borghese, ed è il solo vero processo di “ristrutturazione”. Per questo la proposta di ristrutturare il debito ha presto perso credibilità come componente di una risposta favorevole ai lavoratori, ed ha posto i partiti che ne erano a favore in una situazione piuttosto imbarazzante.


C' è bisogno di discutere di più sulla richiesta di istituire una commissione di revisione, che dovrebbe controllare i contratti di debito, e dimostrare quale parte di esso è “odioso”. L' obbiettivo basilare di questo comitato sarebbe di rivelare alle masse che il debito che sono costrette a pagare non è né giusto né legittimo. Basandosi su questo concetto, un anno e mezzo fa alcuni economisti greci, assieme a dei politici provenienti dalla sinistra ed ex-membri del pasok (come il deputato Sofia Sakorafa) pubblicarono un' appello per la costituzione di una commissione per la revisione del debito (ele). Questa proposta è ad oggi in uno stato molto meno embrionale di quanto lo fosse, e sembra che qualche cosa sia stata fatta nella direzione di formare davvero tale comitato. Comunque, è sempre importante esaminare nel dettaglio l' idea basilare.


Un processo di revisione del debito potrebbe essere combinato o meno con la richiesta di cancellare il debito, ma non è a questa equivalente. Nel nostro caso, l' originale chiamata per l' ELE lasciava aperta questa domanda. Comunque, questo non è stato l' unico problema per questa iniziativa. La grande questione è da quale punto di vista partire: controllare se il debito è legittimo in accordo alle leggi nazionali e internazionali, e, se così, cancellare parte di esso? O, al contrario, rifiutare che i lavoratori lo paghino, che sia formalmente corretto o meno?


Ci sono 5 ragioni principali per cui contestiamo che la commissione greca per la revisione (ELE) possa essere la punta di diamante di una risposta anticapitalista alla crisi e appoggiamo invece la cancellazione del debito:

1. Il debito pubblico Greco non é dello stesso tipo di quello del terzo mondo. Economicamente, non è imposto da paesi stranieri imperialisti che saccheggiano il paese e traggono profitto da uno scambio diseguale dato dal differente tasso di produttività. Anche se uno scambio diseguale sicuramente gioca un suo ruolo. Il debito è il prodotto di una strategia di sviluppo scelta deliberatamente dalla classe borghese greca la quale è annoverabile peraltro tra gli imperialisti. Questa strategia molto aggressiva, che include un eccessivo prestito pubblico e l' invasione economica dell'Europa dell'est con l' aiuto del cambio favorevole dell'euro, ha fallito e viene punita dalla competizione inter-capitalista per chi deve sopportare il fardello della crisi. Inoltre, è sempre più ovvio che la crisi greca del debito non è data da un qualche tipo di specificità nazionale, ma è parte della crisi internazionale della struttura del capitalismo, una crisi di super-accumulazione in ultima analisi, che colpisce per primi (ma non esclusivamente) i nodi più deboli come la Grecia. Tecnicamente, non ci sono contratti che un ipotetica commissione potrebbe in pratica controllare, poiché il debito pubblico, a differenza di quanto accade nel terzo mondo, è stato portato avanti attraverso bond governativi, non attraverso prestiti (almeno prima del memorandum). Quindi, se c' è qualcosa da rivelare riguardo il debito, non sono certo scandali, ma la sua stessa struttura profondamente speculativa che funziona come un meccanismo che accentua lo sfruttamento di classe. In ogni caso, questo compito non è portato a termine dalla revisione, ma dall'analisi politica marxista, dal lavoro politico, e, ovviamente, dalla lotta.


2. Non è davvero un problema convincere i lavoratori e gli oppressi in Grecia che il debito è ingiusto. La maggior parte ne é già convinta, e la riluttanza dei partiti di sinistra nel parlare di cancellazione per non “spaventare” le masse è risultata essere insensatamente conservatrice, se non addirittura ipocrita. E' indicativo di questo il fatto che la proposta di smettere di pagare il debito immediatamente e di combattere per la sua cancellazione (eccetto per la parte costituita dai fondi pensione) è stata tra le prime ad essere votata nell'assemblea popolare di massa in piazza syntagma durante i movimenti degli “indignati”, anche se allora era stata proposta solamente dalla “sinistra estrema”(primariamente da ANTARSYA). Secondo sondaggi recenti, più di un terzo della cosiddetta opinione pubblica vuole la cancellazione del debito, una percentuale che è ovviamente molto più alta nella classe lavoratrice. Questi sono numeri molto importanti, data la brutale propaganda lanciata dal governo greco e dai mass media, che non smette mai di urlare che un default del debito pubblico significherebbe il disastro totale per tutti. A dimostrazione di questo c'è anche la vicenda del partito comunista che dopo aver screditato la proposta per più di un anno, ha ora cambiato la sua posizione e l' ha adottata, senza spaventare le masse o perdere la sua popolarità. Il vero problema non è spiegare alle masse che non dovrebbero pagare il debito (lo sanno già) ma indicarle come possono veramente evitare di pagarlo, come possono imporre la sua cancellazione e come possono difendersi dalla vendetta della borghesia internazionale e nazionale in caso riuscissero a cancellarlo.


Naturalmente le cose sono piuttosto diverse nell'ottica di una campagna internazionale di solidarietà. In questo caso potrebbe senza dubbio essere cruciale dimostrare quanto profittatore e disastroso è il debito per i lavoratori greci, in modo di convincere chi non ne è immediatamente vessato a essere solidale. Non serve a niente colpevolizzare i militanti che firmano per la commissione di revisione dall'estero – dal loro punto di vista questo potrebbe essere un valido modo di esprimere solidarietà .Nondimeno, come tattica all'interno del paese, una richiesta di revisione comporterebbe un sostanziale passo indietro.


3. Il caso greco è completamente diverso da quello Ecuadoregno, al quale ci si riferisce normalmente come un valido esempio dei risultati della revisione. In Ecuador è stato il governo progressista stesso a prendere l' iniziativa di formare una commissione di revisione e controllare i contratti riguardanti i prestiti pubblici – in quel caso esistevano tali contratti. Quel governo è stato il risultato di movimenti di massa e lotte di classe, anche se simultaneamente si è dimostrato lo specchio dei loro limiti. Al contrario, sia il governo presente “di unità nazionale” che il precedente governo PASOK in Grecia sono gli strumenti principali della brutale guerra che la borghesia ha dichiarato ai lavoratori. Questo governo sta agendo “in nome e per conto” del capitale con nessuna intenzione di accettare il minimo compromesso di classe. Sappiamo bene come lo stato ed i capitalisti greci siano determinati a garantire che i creditori non perdano il loro denaro. Un default sul debito minaccerebbe tutta la loro strategia di sviluppo, così come i loro interessi immediati, in quanto molti sono loro stessi creditori (più di un terzo del debito è trattenuto da banche greche). Quindi, è assurdo chiedere a un governo del genere di dare il suo permesso, o i “poteri necessari” come è espresso nel testo originale dell'appello ad una commissione di revisione, per controllare i contratti di debito. Questo implicherebbe avere una necessità comune con il governo, qualcosa come una “questione nazionale”, o una lotta nazionale contro stranieri “saccheggiatori” della nostra terra. Al contrario, il nostro obiettivo principale adesso è quello di provare alle masse in rivolta che il “nostro “ governo non deve essere solo incolpato di assoggettamento eccessivo ai banchieri stranieri, ma di essere uno snodo attivo fondamentale nell'attacco che stiamo subendo, e che per questo dovrebbe essere rovesciato. Del resto l' ammontare di denaro che il governo Coreano si è rifiutato di pagare in quanto debito odioso, rappresenta meno del 5% del debito pubblico greco attuale. Il sistema finanziario mondiale poteva tollerare quella perdita, ma non può nel caso della Grecia.


Se l' Ecuador non è appropriato al confronto con la Grecia, figuriamoci quanto può esserlo un altro esempio menzionato dagli economisti dell'ELE: La Russia del 1998. Non è davvero necessario spiegare che in quel caso la cancellazione di una parte del debito pubblico fu un progetto borghese al 100%, riguardante le rivalità interimperialiste e non il bisogno del popolo o gli interessi dei lavoratori russi.


4. l' ELE dovrebbe essere un comitato puramente scientifico e tecnocratico supportato da “personalità” universalmente conosciute: non è una campagna né un fronte, e non include né sindacati, né organizzazioni politiche e sociali (“sarà indipendente dai partiti politici”, come è detto nell'appello). Una prima obiezione sarebbe che questo è un concetto piuttosto burocratico, non essendo chiaro come questo comitato di esperti potrebbe essere controllato dal movimento di massa. Comunque, questo non è il solo problema. La costruzione politica di ELE, come espresso nell'appello originale, non è per niente “neutrale”, come sperato dai più radicali dei suoi firmatari. E' piuttosto molto social-democratica. Praticamente, il suo obiettivo primario è quello di trovare una via d'uscita della crisi senza rompere le regole del capitalismo, ma gestendo il sistema.

Secondo il testo:

L' obiettivo della commissione sarà di fare luce sul perché si è incorsi nel debito pubblico, i termini per i quali questo è stato contrattato, e gli usi per i quali fondi sono stati prestati.

Sulla base di queste considerazioni, la Commissione farà raccomandazioni appropriate per amministrare il debito, soprattutto il debito che si dimostra essere illegale, illegittimo od odioso. Lo scopo della commissione sarà quello di aiutare la Grecia a prendere tutte le misure necessarie ad affrontare il fardello del debito”.


Questo tipo di retorica rinforza un patriottismo ingannevole, facendo in modo di “salvare la Grecia”, non i lavoratori e gli strati sociali deprivati e oppressi. Comunque sia in questa crisi non c' è modo di salvare la Grecia in generale, poiché non c' è modo di salvare sia i capitalisti che i lavoratori. Solo gli uni possono essere salvati, a totale discapito degli altri.


5. Gli argomenti tecnici riguardanti il debito sono utili, ma secondari e complementari. Semplicemente, la crisi del debito pubblico Greco non è un problema tecnico o una questione di logistica, ma un dilemma fondamentale di classe: chi la paga la crisi? Chi si prende il fardello del processo distruttivo da questa azionato? Il debito che i lavoratori e gli oppressi sono obbligati a pagare non è ingiusto perché viola la legislazione, ma poiché viola brutalmente i loro interessi e diritti di base. Se la discussione si restringe a problemi tecnici, è ovvio che la classe borghese e il governo, con tutti i loro specialisti, esperti, mass media e apparati di propaganda, avranno un marcato vantaggio. Quello che importa è il cuore politico della richiesta di controllare il debito: il diritto dei lavoratori di accedere a dati contenenti le finanze dello stato, del bilancio e dei fondi, o, in altre parole, il controllo dei lavoratori. Noi sosteniamo questa esigenza. Ma è esattamente una esigenza di transizione, non esaudibile nell'ambito del sistema capitalistico e dello stato borghese. E, certamente, non è per niente d' aiuto chiedere “poteri di requisizione” ad un governo borghese allo scopo di lottare per un obbiettivo del genere.
Il nostro disaccordo sia con la commissione per la revisione del debito sia con i vari programmi di sinistra per la ristrutturazione di esso è strategica, ma allo stesso tempo coinvolge le nostre più immediate priorità all'interno del movimento di massa. Non dovremmo accettare la prospettiva di essere tutti di fronte a un problema risolvibile come nazione, non importa quanto “progressista” possa essere la soluzione proposta. I lavoratori e gli strati sociali sfruttati hanno come scopo primario non quello di convincere il resto della nazione, ma di ricattarla con la lotta, lo sciopero, i blocchi della produzione eccetera, in modo di imporre la cancellazione del debito - sia esso illegittimo, illegale, odioso o meno. Loro non hanno paura dei nostri argomenti, hanno paura del nostro potere di minacciare la dominazione della classe borghese.