Dal movimento degli Indignados e di
Occupy WS nasce un appello alla mobilitazione contro il pagamento del
debito che inizi simbolicamente il 13 Ottobre, due giorni
prima dell'anniversario della morte di Thomas Sankara. Riportiamo la
traduzione dell'appello nella speranza che anche in Italia si innesti
una dinamica di opposizione al pagamento del debito ampia e plurale, che
sia in grado di connettersi ai grandi movimenti che dalla Grecia agli
Stati Uniti stanno ormai irrompendo sulla scena internazionale in
maniera costante.
Alle istituzioni finanziarie internazionali abbiamo da dire una sola cosa: non vi dobbiamo NIENTE!
Ai nostri amici, salle nostre famiglie, alle nostre comunità,
all'umanità e alla natura che rende la nostra vita possibile, noi
dobbiamo tutto.
Agli abitanti di questo mondo diciamo: unitevi alla resistenza, non avete nulla da perdere fuorchè i vostri debiti.
Il 13 ottobre nella Settimana internazionale di Azione contro il Debito ci mobiliteremo in diverse città del mondo: Barcellona, Madrid, Messico, Parigi, New York..
La risposta dello Stato alla crisi economica e finanziaria è stata la
stessa ovunque: tagli alla spesa e misure di austerità con il pretesto
della riduzione del deficit e del risanamento di un debito pubblico che è
risultato diretto di decenni di politiche neoliberiste. Quelle stesse
politiche neoliberali che per decenni in America Latina, Asia e Africa
hanno sottratto risorse economiche e naturali e sfruttato vite umane e
che sono oggi imposte anche in Europa e nel Nord America.
I governi asserviti alla finanza stanno usando questo pretesto per
ridurre ulteriormente la spesa sociale, i salari e le pensioni, per
smantellare e privatizzare i servizi sociali, per deregolamentare le
leggi sul lavoro e per aumentare le tasse della maggioranza, mentre
incentivi e sgravi fiscali sono concessi a grandi imprese, ai ricchi,
all'1%.
La campagna per assoggettare il mondo al debito pubblico e privato è un attacco ben calcolato alla possibilità stessa
di democrazia. E' un aggressione alle nostre case, alle nostre
famiglie, ai nostri servizi sociali, alle nostre comunità e al fragile
ecosistema del pianeta. Tutto ciò viene distrutto dalla produzione
infinita necessaria a ripagare i creditori, i quali non hanno fatto
nulla per monopolizzare il benessere che ci chiedono di produrre per
loro.
Di fronte a questi attacchi coordinati alle nostre conquiste sociali,
la lotta di resistenza si sta organizzando in giro per il mondo: ci
sono scioperi nazionali generali e i movimenti degli "indignados" sono in crescente attività. In Islanda la popolazione ha rifiutato di pagare il debito di Icesave
al Regno Unito e all'Olanda. In Equador la popolazione ha costretto il
governo ad un Audit sul debito che ha permesso al paese di non pagare
milioni di dollari di debito. In Argentina, Brasile, Bolivia, Zimbabwe,
Mali, Burkina Faso, Indonesia e Filippine, e in tanti altri paesi, le
popolazioni hanno resisto e si sono opposte al pagamento del debito per
decenni. In Spagna e in Portogallo dal 15 settembre enormi
manifestazioni contro il debito hanno raccolto più di un milione di
persone e un movimento su larga scala sta crescendo circondando il
Parlamento di Madrid per richiedere un processo Costituente.
Noi di Occupy/ Real Democracy Now / 15 M/ Movimento contro il Debito
chiamiamo ad una lotta di resistenza e di ripudio del debito pubblico e
privato. La lotta al debito include: lottare per un'istruzione pubblica
gratuita, per un'assistenza sanitaria gratuita, per la difesa delle case pignorate
e per la richiesta di un aumento dei salari, nonchè fornire mutuo
soccorso. Ma è anche un primo passo per costruire una nuova economia
basata sui principi di eguaglianza, solidarietà e cooperazione e non
sull'avidità, l'accumulazione e la competizione.
In Europa così come in Egitto e Tunisia, imparando dai nostri
colleghi in America Latina, nell'Africa sud-Sahariana e in Asia, le
iniziative per un audit cittadino sul debito pubblico
analizzano quanta parte del debito pubblico è illegittimo, odioso o
insostenibile, e va quindi cancellato. Pagare questi creditori vuol dire
rubare ciò che di diritto appartiene alle popolazioni; i pagamenti
continueranno così ad essere causa della chiusura di scuole e ospedali,
di tagli alle pensioni, e così via. E il debito alimenterà altro debito.
Noi non siamo debitori, quindi noi non pagheremo! Noi non siamo un
prestito. Leggi sbagliate hanno permesso questo debito. Riscriviamole
assieme.