26 ottobre 2012

Noi choosy? Ci vediamo sabato tutte/i a Roma!

La ministra Fornero, oltre a definire i giovani dei selettivi, schizzinosi, li invita a trovare ed accettare subito un lavoro, per poi guardarsi attorno, ma standoci già dentro, senza aspettare un'offerta migliore.
Sappiamo bene che la Fornero conosce tanti dati ufficiali che confermano l'aumento della precarietà. Ad esempio l'Unioncamere ha stimato che, su 152 mila nuovi posti nel 2^ trimestre del 2012, solo il 34% sarà a tempo indeterminato, mentre i contratti a tempo determinato saranno il 56,3%, a cui va aggiunto un altro 6,4% di apprendistato e il 3,3% di altre forme contrattuali. Nel 1^ trimestre 2012, invece, senza considerare i licenziamenti diretti, le uscite dalle imprese saranno quasi 230 mila e di queste quasi la metà per mancati rinnovi ai dipendenti a tempo determinato.
Un altra indagine, pubblicata da Repubblica, evidenzia lo stesso. Tra gli under 35 si è passati dal 20% del 2004 al 39 del 2011 con contratti cosiddetti atipici, e nel primo trimestre 2012 si sarebbe già sfondato il muro del 40%. Un giovane su due con meno di 24 anni è precario, circa il 23% tra i 25 e i 34 anni. Poi c'è una distinzione all'interno del precariato: degli oltre 3,5 milioni di precari italiani nel 2011 (il 15,5% degli occupati totali) i lavoratori a termine involontari (che vorrebbero cioè un contratto a tempo indeterminato) sono circa 2,2 milioni; i lavoratori part-time involontari sono oltre 1,1 milioni, quasi l'80% donne.Questi numeri possono ben bastare per smontare l'ennesima dichiarazione surreale della Fornero; la quale sa anche bene che tutto ciò è il frutto di riforme e leggi che dagli anni 90 in poi si sono susseguite in Italia. Dal pacchetto Treu sotto il governo Prodi nel '96, a cui è seguita la legge Maroni del 2003 e una serie di accordi tra governo, confindustria e sindacati confederali, come ad esempio il collegato lavoro del 2010, fino alla sua ultima riforma su pensioni e mercato del lavoro risalente a qualche mese fa.
Dietro i dati ci sono vite di milioni di persone, giovani e non solo, ormai costretti ad accettare qualsiasi lavoro, a prescindere dalle condizioni salariali, contrattuali, se corrispondenti o meno al proprio titolo di studio. Lavorare presso un ristorante, in un pub oppure in un call center senza contratto o a chiamata, ormai è consuetudine. Addirittura per molti si entra nel mercato del lavoro ancora prima di laurearsi o diplomarsi, perché nel frattempo si è smantellato anche il diritto allo studio, si sono aumentate le tasse.
Lavorare da assistente sociale in una cooperativa con un contratto a progetto per qualche mese oppure da commessa con contratto part-time intermittente, quando in realtà si lavora più di 40 ore settimanali significa vivere sotto il ricatto occupazionale. Altroché, nel frattempo ci si può “guardare attorno per trovare qualcosa di meglio”. E se la Fornero vuole mettere contro giovani e lavoratori over 35 deve ben sapere che queste condizioni di lavoro accomunano tutti: i precari di un ipermercato con gli stagisti di una multinazionale insieme ai lavoratori dell'Ilva, della Irisbus, dell'Alcoa e così via, costretti a rincorrere un reddito per sopravvivere, per pagarsi l'affitto di casa, l'aumento delle bollette, il trasporto e la sanità, ormai a pagamento a causa della loro privatizzazione.
Tutto questo la Fornero, il governo Monti, artefici delle politiche di austerity in voga in tutta Europa, lo sanno bene. Ma a loro non basta, devono continuare a denigrare, a rimarcare che anche quelle minime garanzie ancora esistenti sul posto di lavoro vanno definitivamente abbattute, per favorire un processo di provvisorietà permanente di lavoro e di vita.
Senza accanirci troppo contro di lei, siamo sempre più che convinti che “ci vorrebbe una bella botta...una rivoluzione!” Così verrebbero travolte anche le sue parole, ma soprattutto le sue leggi e quelle precedenti, insieme a tutti coloro che hanno smembrato in questi ultimi anni quelle garanzie e rigidità nel mondo del lavoro conquistate qualche decennio fa con scioperi, mobilitazioni, lotte permanenti, grazie ad un movimento di classe, intransigente di fronte alla necessità di vivere dignitosamente.
Anche e soprattutto per questo sabato 27 ottobre tutte e tutti a Roma per il NoMontiDay!
 
Sinistra Critica Bari.