di Guido Viale
il manifesto 14/12/2012

Se quella ristrutturazione fosse stata fatta
tre anni fa, allo stesso costo, l'economia greca sarebbe ancora in piedi
e l'euro e l'Unione europea non ne avrebbero subito i contraccolpi che
hanno spinto l'intero continente (Germania compresa: anche lì la crisi è
alle porte) verso il cosiddetto double dip : cioè una ricaduta nella
crisi molto peggiore della prima.
Ma chi sono i responsabili di questa
situazione? Sapientoni come Trichet, Draghi e Monti che vivono solo di
spread e denaro e non sanno niente del sangue che scorre nelle vene e
nei corpi della gente che governano; o, meglio, che amministrano.
Nessuno di loro aveva previsto la crisi: né la prima né la seconda. E
Monti, dopo il primo memorandum della Troika che aveva messo la Grecia
alle corde, sosteneva che quel paese aveva finalmente imboccato la
strada della ripresa. Così, diventato Presidente del Consiglio, ha
lavorato e ancora lavora per fare imboccare all'Italia la stessa strada;
sostenendo, naturalmente, che sta salvando il paese.
Ma è molto interessante il meccanismo di
questo secondo default della Grecia. Il governo greco ha ricomprato una
grande quantità di propri titoli di debito (ormai considerati carta
straccia) pagandoli meno di un terzo del loro valore di emissione. Per
farlo ha utilizzato fondi concessi dall'Esfs (il cosiddetto "fondo
salvastati") che a sua volta li ha avuti in prestito dalla Bce. Questi
fondi sono garantiti da tutti gli Stati dell'eurozona, i cui debiti
pubblici sono così aumentati in misura proporzionale ai rispettivi Pil. E
fin qui, niente di male: solidarietà, si potrebbe dire. Ma a chi sono
finiti i fondi con cui il governo greco ha ricomprato quei titoli? In
parte alle banche greche, sull'orlo del fallimento per le operazioni
speculative che hanno messo in atto negli anni passati.
Per questo il Governo greco si appresta a
sostenerle con un'altra tranche di un nuovo prestito concesso dalla
Troika, utilizzando anche in questo caso fondi dell'Esfs. Con questa
operazione, da un lato le banche ci perdono, perché rivendono a 10
quello che avevano comprato a 30 (ma che in realtà non valeva più
niente). Dall'altro vengono ricompensate con denaro fresco, che non
saranno mai più in grado di restituire (pronte, magari, a utilizzarlo in
nuove operazioni speculative).
Ma in parte a rivendere al governo greco quei
titoli sono stati degli hedge fund (fondi speculativi) che li hanno
comprati da chi ancora li deteneva per niente, o quasi, sicuri di
poterli rivendere a un prezzo molto più alto, anche se inferiore al loro
valore nominale, una volta che la Troika avesse imposto al Governo
greco di ricomprarli. Si tratta di quegli stessi hedge fund che con le
loro manovre governano come vogliono i cosiddetti "mercati", per lo più
con operazioni "allo scoperto": cioè vendendo titoli che non hanno
ancora o comprandoli senza avere il denaro per pagarli, giocando sulle
oscillazioni degli spread che essi stessi provocano con queste
operazioni.
In sostanza il circuito è questo: il governo
Monti, e prima di lui quello Berlusconi, mettono alla fame pensionati,
lavoratori, studenti e disoccupati per ridurre la spesa pubblica e
pagare gli interessi sul debito. La Bce da un lato finanzia a costo zero
le banche che comprano quel debito, ricavandone lauti interessi;
dall'altro finanzia, sempre a costo zero, l'Esfs, il quale finanzia il
governo greco, il quale ricompra i propri titoli a un prezzo che fa
guadagnare somme astronomiche agli speculatori che li hanno acquistati a
pochi euro. Per la proprietà transitiva della finanza, quello che Monti
- e il Monti che verrà dopo di lui, e il Berlusconi che è venuto prima
di lui - sottrae a lavoratori, disoccupati e pensionati finisce, dopo un
giro tortuoso, nelle tasche degli speculatori che lo usano per mettere
alle corde il paese.
Si tratta di un meccanismo ben collaudato.
L'Argentina, che ha appena varato una legge che vieta qualsiasi forma di
speculazione, cioè di impiego di danaro che non sia il finanziamento di
imprese produttive o di famiglie, è di nuovo sull'orlo del default ,
nonostante che la sua economia abbia ripreso a "girare", anche grazie
alla rivolta popolare contro le politiche recessive adottate in passato.
Perché? Perché è stata messa in mora - e rischia il sequestro di fondi e
beni delle sue imprese, per esempio conti correnti per finanziare il
normale commercio internazionale, o navi e aerei, con il loro carico,
che sbarchino o atterrino all'estero da un tribunale degli Stati Uniti.
Questo ha dato ragione a una serie di hedge fund che hanno rivendicato, e
intendono ottenere, il pagamento integrale, al loro valore originario
più gli interessi, dei titoli del debito argentino (i cosiddetti Tango
bond) in loro possesso: titoli che hanno ricomprato a costo quasi zero
da risparmiatori che non avevano accettato, perdendo così l'intero
valore del loro investimento, una transazione proposta anni fa dal
governo dell'Argentina.
Se ne ricava che senza una ristrutturazione
del nostro debito pubblico, fatta prima che questa ci venga imposta,
come alla Grecia, solo come misura per salvare banche in crisi e
ingrassare speculatori d'assalto, l'Italia non potrà adottare
autonomamente alcuna vera politica: né economica, né industriale, né
sociale, né culturale e nemmeno civile (saremo sempre ostaggio anche del
Vaticano, che di finanza, alta e bassa, se ne intende parecchio). E
meno che mai si potrà promuovere un programma di conversione ecologica,
necessario per ristabilire nel mondo giustizia sociale e sostenibilità
ambientale. È questa la discriminante fondamentale tra chi si è
aggregato al carro del centrosinistra, che è anche quello di Monti, e
chi capisce che un mondo diverso può nascere solo da una netta
contrapposizione di tutti i paesi dell'Europa mediterranea alle norme e
ai vincoli con cui la finanza internazionale ha imbrigliato e sta
condannando a morte l'economia e la convivenza civile di un intero
continente.