12 giugno 2010

Cuba, guerra alla droga: i dubbi dell'Havana su Washington

di Alessandro Grandi
Il Lider Maximo punta il dito contro Obama e chiede quali siano i risultati della lotta alla droga statunitense

Il vecchio leone Fidel Castro che ha combattuto non solo per la liberazione del suo popolo dal tiranno ma anche per la libertà dell'intero continente americano, ruggisce ancora nonostante il ruolo nel branco non sia più lo stesso di qualche anno fa. E non perde occasione per mettere davanti al fatto compiuto, spesso un fatto che va contro il buonsenso o la convivenza civile fra popoli, il numero uno dell'amministrazione americana, Barack Obama.
Questa volta il nodo della questione si chiama droga. Non importa se si tratti di cocaina, oppio, marijuana o eroina. La cosa importante è, secondo Castro, la responsabilità statunitense, e perché no anche quella britannica, dell'invasione delle droghe nel continente americano.
Fiumi di polvere bianca ricavati dalla pianta della coca per mezzo di processi chimici che rendono la sostanza molto dannosa per il fisico e la mente dell'uomo, hanno invaso tutti i paesi del continente. E hanno dilaniato le vite di intere generazioni di giovani. Che fare dunque se non una vera e propria guerra alla droga? Castro non ha dubbi: "Bisogna chiedere alla grande potenza (gli Usa) che ha quasi mille basi militari e sette flotte navali scortate da portaerei nucleari, oltre a centinaia di aerei da combattimento, mezzi con i quali tiene il mondo sotto una sorta di tirannia, che ci spieghi come farà a risolvere il problema della droga".
E se è vero che solo le forze cubane sono state in grado di intercettare 44 imbarcazioni di grandi dimensioni cariche di droga e almeno 4 aerei, ci si chiede come le forze messe in campo da Washington negli ultimi anni non siano state in grado di produrre un risultato soddisfacente nell'annosa battaglia contro il narcotraffico.
Nel frattempo, l'isola snocciola con orgoglio e soddisfazioni cifre che farebbero invidia ai più importanti stati del pianeta, in primis gli Usa. Dal 2008, infatti, la polizia di Castro ha sequestrato 1800 chili di sostanze stupefacenti. Cuba non produce cocaina. Forse qualche pianta di marijuana. Tutte le droghe presenti sull'isola arrivano da fuori. L'area marittima (ma anche lo spazio aereo) nei pressi dell'isola caraibica sono però da sempre usati come zona di passaggio delle sostanze stupefacenti. Spesso accade, però, che i trafficanti siano costretti ad abbandonare in mare alcuni carichi di droga. Altre volte li abbandonano apposta, ben chiusi per evitare alla sostanza di essere bagnata dall'acqua, nell'attesa che qualche compare li vada a recuperare. Tante volte però arrivano prima le forze di sicurezza. Questa tempestività ha consentito alle forze cubane di sequestrare nel 2007 ben 2.127 kg di sostanze stupefacenti e nel 2008 1.01 kg. Droga che probabilmente sarebbe stata destinata al mercato Usa che tutti i gironi vede la "nascita" di almeno 5 mila nuovi cocainomani.
Non solo. L'ex presidente cubano racconta che l'oppio, per molto tempo, fu usato dai sudditi di sua maestà come moneta per pagare le pregiate merci che arrivavano dalla Cina. Con conseguenze inimmaginabili e danni incalcolabili per la popolazione.
Ovvia, poi, l'arringa difensiva finale nei confronti delle tradizioni che hanno fatto grande il continente. Castro infatti, ha chiesto che sia difeso il diritto dei boliviani, ad esempio, a continuare la coltivazione della pianta della coca, usata da migliaia di anni dalle popolazioni andine.
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