The Guardian, Wafa'. "Gli hanno sparato da molto vicino, sono stati giustiziati (...). Sui corpi delle nove vittime, sono stati ritrovati trenta colpi di arma da fuoco. A cinque hanno sparato in testa". Queste sono le conclusioni di Yalcin Buyuk, vice presidente del Consiglio medico forense turco.
A Ibrahim Bilgen, 60 anni, hanno sparato quattro colpi: tempia, petto, fianco e schiena.
A Fulkan Dogan, 19 anni, cittadino statunitense, hanno sparato a circa 50 cm di distanza: faccia, schiena, testa, due volte nelle gambe.
Quattro colpi sono stati sparati su due delle vittime.
Cinque corpi hanno riportato spari al cranio e alla schiena.
La media calcolata: i soldati israeliani hanno sparato a una persona al minuto. C'è chi è stato assassinato a distanza ravvicinata, qualcun altro è stato preso di mira, cosicché gli hanno sparato in mezzo agli occhi. Numerosi sono i feriti, mentre sei attivisti risultano dispersi.
Questi risultati rappresentano un altro imperativo: pretendere da Israele che si sottoponga a un'indagine internazionale.
Le modalità con cui i commando israeliani hanno consumato il loro crimine suggeriscono idee fin troppo studiate, premeditate e selettive. Israele, come di consueto, risponde con la propria ironia assassina: "Il fatto che i nostri soldati abbiano sparato un elevato numero di pallottole non significa che non si trovassero effettivamente in pericolo; la loro resta auto difesa". Affianco all'indignazione per l'attacco dello scorso lunedì in acque internazionali e oltre ai timori che accompagnano il viaggio della "Rachel Corrie", i risultati delle autopsie infuocano ulteriormente il clima generale delle società civili nel mondo. E già si organizzano manifestazioni di condanna in varie città davanti ambasciate e consolati di Israele.
Il dott. Haluk Ince, presidente del Consiglio medico forense di Istanbul, ha dichiarato che solo in un caso si è estratto un unico colpo di arma da fuoco (sparato in fronte), mentre sul resto delle vittime sono stati rilevati numerosi colpi. I proiettili rinvenuti su tutti i corpi erano di 9 mm di calibro. "Tutti i proiettili erano intatti. Ai fini dell'autopsia, questo è un dato rilevante perché se il proiettile penetra in modo diretto resta intatto. Quindi hanno sparato direttamente alle vittime, con l'intenzione di assassinare".
In un'intervista rilasciata al sito di informazione israeliano "Ynet News", un soldato delle unità che hanno attaccato la nave turca Mavi Marmara ha raccontato di essersi trovato più volte davanti alla minaccia di coltelli e spranghe.
"Sapevamo che erano attivisti non violenti... anche se pretendevano di rompere l'assedio su Gaza... tuttavia, non abbiamo trovato alcuna resistenza passiva. Chiunque era pronto ad assassinarci. Abbiamo incontrato terroristi...".
www.infopal.it
A Ibrahim Bilgen, 60 anni, hanno sparato quattro colpi: tempia, petto, fianco e schiena.
A Fulkan Dogan, 19 anni, cittadino statunitense, hanno sparato a circa 50 cm di distanza: faccia, schiena, testa, due volte nelle gambe.
Quattro colpi sono stati sparati su due delle vittime.
Cinque corpi hanno riportato spari al cranio e alla schiena.
La media calcolata: i soldati israeliani hanno sparato a una persona al minuto. C'è chi è stato assassinato a distanza ravvicinata, qualcun altro è stato preso di mira, cosicché gli hanno sparato in mezzo agli occhi. Numerosi sono i feriti, mentre sei attivisti risultano dispersi.
Questi risultati rappresentano un altro imperativo: pretendere da Israele che si sottoponga a un'indagine internazionale.
Le modalità con cui i commando israeliani hanno consumato il loro crimine suggeriscono idee fin troppo studiate, premeditate e selettive. Israele, come di consueto, risponde con la propria ironia assassina: "Il fatto che i nostri soldati abbiano sparato un elevato numero di pallottole non significa che non si trovassero effettivamente in pericolo; la loro resta auto difesa". Affianco all'indignazione per l'attacco dello scorso lunedì in acque internazionali e oltre ai timori che accompagnano il viaggio della "Rachel Corrie", i risultati delle autopsie infuocano ulteriormente il clima generale delle società civili nel mondo. E già si organizzano manifestazioni di condanna in varie città davanti ambasciate e consolati di Israele.
Il dott. Haluk Ince, presidente del Consiglio medico forense di Istanbul, ha dichiarato che solo in un caso si è estratto un unico colpo di arma da fuoco (sparato in fronte), mentre sul resto delle vittime sono stati rilevati numerosi colpi. I proiettili rinvenuti su tutti i corpi erano di 9 mm di calibro. "Tutti i proiettili erano intatti. Ai fini dell'autopsia, questo è un dato rilevante perché se il proiettile penetra in modo diretto resta intatto. Quindi hanno sparato direttamente alle vittime, con l'intenzione di assassinare".
In un'intervista rilasciata al sito di informazione israeliano "Ynet News", un soldato delle unità che hanno attaccato la nave turca Mavi Marmara ha raccontato di essersi trovato più volte davanti alla minaccia di coltelli e spranghe.
"Sapevamo che erano attivisti non violenti... anche se pretendevano di rompere l'assedio su Gaza... tuttavia, non abbiamo trovato alcuna resistenza passiva. Chiunque era pronto ad assassinarci. Abbiamo incontrato terroristi...".
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