di M. Dinucci
«La nuova architettura anti-missile risponde in modo più appropriato all'odierna minaccia proveniente dall'Iran», aveva detto il Segretario alla Difesa, Robert Gates, spiegando la svolta di Barack Obama rispetto alla strategia del suo predecessore George Bush che, per lo scudo contro i missili balistici, aveva puntato su Polonia e Repubblica Ceca provocando l'irritazione di Mosca. L'amministrazione Obama vuole invece rafforzare militarmente i paesi arabi del Golfo, in vista di un raid (israeliano o israelo-americano) contro le centrali atomiche iraniane ancora più vicino dopo le nuove sanzioni varate contro Tehran.
La Casa Bianca intende perciò creare nel Golfo una barriera antimissile in grado di «contenere» la reazione di Tehran. In questa ottica si legge la vendita approvata dalla Casa Bianca del gioiello di famiglia, ossia del sistema anti-missile Thaad (Lockheed Martin) agli Emirati arabi uniti che verseranno nelle casse statunitensi 7 miliardi di dollari. La Defense Security Cooperation Agency ha precisato gli Eau compreranno 147 missili Thaad in grado intercettare e abbattersi sugli «ordigni balistici nemici», oltre a quattro radar, sei centri di controllo, unità di comunicazione e rampe di lancio. Ma la «difesa» degli Emirati e degli altri paesi alleati nel Golfo alla quale stanno lavorando gli Stati Uniti prevede l'impiego in quella regione anche dell'unità radar a lunghissimo raggio An/Tpy-2 (Raytheon) in grado di individuare e seguire i missili «nemici» subito dopo il lancio. Il super radar nel Golfo peraltro opererà in coordinamento con quello americano in funzione già dal 2008 nella base aerea di Nevatim, in Israele, uno dei segmenti strategici dello scudo anti-missile perché consente di raddoppiare e anche triplicare il raggio di azione con cui Tel Aviv può individuare, inseguire e intercettare i missili sino ad una distanza di 2.900 miglia. La «sinergia» Golfo-Israele viene tenuta per il momento nascosta per ragioni di opportunità politica.
L'Amministrazione Obama vuole un sistema integrato di difesa antimissile, in funzione anti-iraniana, fondato sulla più alta tecnologia militare statunitense. L'agenzia di stampa americana Upi riferisce che Washington ha anche deciso di vendere a Baghdad un certo numero di Fighting Falcons F-16, uno dei più potenti jet da combattimento in servizio nel mondo. Gli aerei, ha spiegato il comandante delle forze di occupazione Usa in Iraq Ray Odierno, verranno consegnati agli iracheni dopo il ritiro dei soldati americani previsto alla fine del 2011. L'Iraq post-Saddam Hussein, controllato da Washington, è pronto a spendere miliardi di dollari per ricostruire le forze armate e dotarsi di una forte aviazione. Inizialmente aveva chiesto agli Usa 18 F-16, adesso ne vuole 96. Da parte loro gli Usa hanno autorizzato Baghdad a costruire entro il 2020 una forza aerea di 350 velicoli e 20mila uomini.
il manifesto 10/06/2010
«La nuova architettura anti-missile risponde in modo più appropriato all'odierna minaccia proveniente dall'Iran», aveva detto il Segretario alla Difesa, Robert Gates, spiegando la svolta di Barack Obama rispetto alla strategia del suo predecessore George Bush che, per lo scudo contro i missili balistici, aveva puntato su Polonia e Repubblica Ceca provocando l'irritazione di Mosca. L'amministrazione Obama vuole invece rafforzare militarmente i paesi arabi del Golfo, in vista di un raid (israeliano o israelo-americano) contro le centrali atomiche iraniane ancora più vicino dopo le nuove sanzioni varate contro Tehran.
La Casa Bianca intende perciò creare nel Golfo una barriera antimissile in grado di «contenere» la reazione di Tehran. In questa ottica si legge la vendita approvata dalla Casa Bianca del gioiello di famiglia, ossia del sistema anti-missile Thaad (Lockheed Martin) agli Emirati arabi uniti che verseranno nelle casse statunitensi 7 miliardi di dollari. La Defense Security Cooperation Agency ha precisato gli Eau compreranno 147 missili Thaad in grado intercettare e abbattersi sugli «ordigni balistici nemici», oltre a quattro radar, sei centri di controllo, unità di comunicazione e rampe di lancio. Ma la «difesa» degli Emirati e degli altri paesi alleati nel Golfo alla quale stanno lavorando gli Stati Uniti prevede l'impiego in quella regione anche dell'unità radar a lunghissimo raggio An/Tpy-2 (Raytheon) in grado di individuare e seguire i missili «nemici» subito dopo il lancio. Il super radar nel Golfo peraltro opererà in coordinamento con quello americano in funzione già dal 2008 nella base aerea di Nevatim, in Israele, uno dei segmenti strategici dello scudo anti-missile perché consente di raddoppiare e anche triplicare il raggio di azione con cui Tel Aviv può individuare, inseguire e intercettare i missili sino ad una distanza di 2.900 miglia. La «sinergia» Golfo-Israele viene tenuta per il momento nascosta per ragioni di opportunità politica.
L'Amministrazione Obama vuole un sistema integrato di difesa antimissile, in funzione anti-iraniana, fondato sulla più alta tecnologia militare statunitense. L'agenzia di stampa americana Upi riferisce che Washington ha anche deciso di vendere a Baghdad un certo numero di Fighting Falcons F-16, uno dei più potenti jet da combattimento in servizio nel mondo. Gli aerei, ha spiegato il comandante delle forze di occupazione Usa in Iraq Ray Odierno, verranno consegnati agli iracheni dopo il ritiro dei soldati americani previsto alla fine del 2011. L'Iraq post-Saddam Hussein, controllato da Washington, è pronto a spendere miliardi di dollari per ricostruire le forze armate e dotarsi di una forte aviazione. Inizialmente aveva chiesto agli Usa 18 F-16, adesso ne vuole 96. Da parte loro gli Usa hanno autorizzato Baghdad a costruire entro il 2020 una forza aerea di 350 velicoli e 20mila uomini.
il manifesto 10/06/2010