Giovedi 13 dicembre, per la terza volta nella sua lunga storia,
l’UGTT (Unione generale tunisina del lavoro) convoca una giornata di
sciopero generale: in questo modo, non solo protesta contro l’attacco
del 4 dicembre alla sua sede nazionale da parte delle milizie islamiste,
ma sceglie di difendere il futuro stessi della rivoluzione.
Se il partito al potere Ennadha lancia le sue milizie all’assalto
delle sedi sindacali è perché ritiene che l’UGTT sia la spina dorsale
della resistenza al tentativo di sottoporre l’intera società al suo
modello reazionario e religioso.

Se Ennadha vuole spezzare la centrale sindacale UGTT è perché questa
gioca un ruolo insostituibile nella resistenza al perseguimento delle
politiche economiche neoliberiste e sociali ereditate da Ben Ali. In
particolare il potere vorrebbe continuare a vendere le società pubbliche
ai suoi amici dal Qatar.
Se Ennedha si comporta in questo modo è anche perché l’UGTT, che
mantiene legami di lunga data con le organizzazioni femministe,
rappresenta un ostacolo nel suo desiderio di sfidare gli ampi diritti a
partire dal 1956.
La rivoluzione tunisina si trova oggi di fronte a un bivio:
attaccando le sedi dell’organizzazione sindacale che è stata la base del
movimento per l’indipendenza, Ennadha vuole provocare una rottura;
vuole scrivere una nuova storia basata su principi reazionari e
religiosi.
La lunga tradizione di lotte del popolo tunisino rende possibile una
controffensiva vittoriosa, come dimostrano l’ampiezza degli scioperi e
delle manifestazioni regionali che sono seguite immediatamente
all’attacco del quartier generale della UGTT il 4 dicembre.
La Quarta Internazionale e le sue sezioni esprimono la loro più forte
solidarietà allo sciopero generale di giovedì 13 dicembre e si impegna a
promuovere una più ampia solidarietà alla stessa giornata di sciopero.
Parigi, 9 dicembre 2012